Tifoso aggredito perchè festeggiava la vittoria del Napoli dove “non poteva”

Tifoso aggredito perchè festeggiava la vittoria del Napoli dove “non poteva”




CASERTA. Vi portiamo a conoscenza di uno sgradevole episodio accaduto appena dopo la vittoria della Coppa Italia del Napoli ai danni della Juventus. Ecco lo sfogo di Andrea Cardinale, tifoso del Napoli e residente a Caserta, aggredito perchè tifoso del Napoli e perchè intento a festeggiare la sua gioia a Caserta. Niente moralismi e niente generalizzazioni: non tutti gli amanti del calcio sono cosi, non tutti i tifosi vivono il calcio con questo isterismo. Quest’ episodio rappresenta una grave e rara estremizzazione, ma per noi è giusto ribadire che ognuno deve essere libero di tifare la squadra che vuole nel luogo che vuole, senza dover sottostare a campanilismi redogradi.

Ecco le parole del giovane aggredito: Il calcio dovrebbe unire le tifoserie o almeno tutti coloro che hanno in comune la fede calcistica. In teoria, in un Paese normale, è così. Ieri sera il Napoli ha vinto la Coppa Italia: da tifoso napoletano sono contento e non posso nascondere la gioia che ho provato al momento del triplice fischio finale, non pensavo fosse vero. Credo sia naturale andare in giro per le vie, nelle piazze, a festeggiare la propria squadra e dovrebbe valere per tutti i tifosi di qualsiasi squadra, nelle varie città. Anche nelle quali si sostiene in maggioranza quella diversa dalla propria, ma uno juventino non ha diritto di festeggiare a Roma o a Napoli, dato che vi è residente? E un napoletano che abita a Caserta deve richiedere un permesso speciale per poter far onore ai propri beniamini nella propria città? Il calcio non ha confini, o forse si? Ero in macchina di un mio amico, lato destro posteriore, armato di sciarpa al collo e bandiera che sventolavo con fierezza, letizia, esultanza. Mi trovavo nei pressi del Monumento ai Caduti di Caserta in via Unità Italiana, quando si sono avvicinati dei ragazzi apparentemente tifosi come me e uno di questi esclama in dialetto casertano: “Tu sei a Caserta, non puoi tifare Napoli!”, sradicandomi prepotentemente con violenza la bandiera tra le mani e la sciarpa, lasciandomi un segno vistoso al collo come si evince dalla foto, dovuto dall’asta che mi permetteva di agitare una bandiera dal significato profondo per motivi personali. Avevo un’altra sciarpa, legata al polso: volevano derubarmi anche di quella quasi staccandomi lo stesso polso dall’intero braccio. Certo, non sono l’unico ad aver subito tale aggressione, chissà quanti prima e dopo di me ci sono passati. Mi sono spento, la voglia di continuare a festeggiare con gli altri era ormai scemata completamente. Sono arrabbiato, al tempo stesso sgomento e deluso, nonostante mi ritenga fortunato perché tutto sommato mi è andata bene. Questo per me è uno schifo, non è il calcio! Non si tratta di tifoserie ammesso che questi tifassero Casertana o Juventus, o qualsiasi altra squadra; quel ragazzo non può essere definito tifoso, ma un delinquente, un sostenitore della violenza, il cancro di questo sport. Io non smetterò mai di tifare Napoli, la mia squadra del cuore, ma non si può andare avanti in questo modo: il calcio e noi tutti dobbiamo finirla di essere ostaggi di malviventi facinorosi che danneggiano la nostra società, macchiando di orrore uno sport che ieri, per un po’, ha smesso di essere tale a mio parere. Mi sento in dovere di denunciare quanto accaduto servendomi di Facebook, affinché si possa cambiare qualcosa almeno nel nostro piccolo, perché la violenza e lo sport non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Sostengo, sempre e comunque, che bisogna cominciare ad insegnare educazione civica nelle scuole primarie, partendo dai bambini, con l’obiettivo preciso di sconfiggere un fenomeno sociale sempre più solido alle radici, per evitare in futuro episodi del genere, quelli più gravi, e magari anche inconcepibili striscione come “Primo cittadino, ultimo tifoso”, prendendo come esempio la mia amata/odiata città, dove sono cresciuto e vivo attualmente. Grazie a tutti di cuore!“. Andrea.

 

AnPezz

 

 



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