Le barriere architettoniche fanno saltare la gita per gli alunni delle scuole primarie

Le barriere architettoniche fanno saltare la gita per gli alunni delle scuole primarie




La vicenda è stata commentata dal consigliere Marrocco

CALVI RISORTA – Disagio nella mattinata del 18 aprile per gli alunni della scuola primaria dell’IC di Calvi Risorta. I bambini in partenza per un viaggio di istruzione al Planetario di Caserta e al Museo Calatia di Maddaloni non sono più partiti. Come consuetudine, ormai sono anni che si assiste alla medesima inaudita scena, il pullman che doveva trasportare i piccoli allievi era privo della pedana che permettesse ad una bambina diversamente abile di salire a bordo. La richiesta da parte del personale addetto alle “gite” era chiara, era stata messa in evidenza la realtà della classe, ma il mezzo, come al solito, era privo dell’ausilio necessario. Si tratta dell’ennesimo episodio di inciviltà e di discriminazione. Tanta l’amarezza dei presenti, in primis dei genitori della bambina in questione, a cui è stato negato il diritto, nei limiti del possibile, di vivere un’opportunità che rasenti la normalità. Dopo ore di agitazione a seguito di proposte più impensate, come l’intervento di un pullmino di scorta che trasportasse la bambina e l’insegnante, (emarginazione più totale), oppure la richiesta al padre di accompagnarla, i bambini sono stati condotti, per una passeggiata, alla Piccola Lourdes. All’increscioso episodio era presente, tra gli altri, il dott. Giovanni Marrocco, in qualità di genitore di una bambina partecipante alla gita, che non poteva assistere in silenzio, confortato dagli altri genitori altrettanto inviperiti e disorientati di fronte a tale situazione. Il dott. Marrocco ha sottolineato il danno morale e psicologico causato non solo ai genitori e alla bambina, ma a tutti i bambini che entusiasti per la partenza sono rimasti a scuola. Specialmente i più piccoli hanno fiducia nelle istituzioni, allora come giustificare loro quanto è accaduto senza disorientarli? senza danneggiare i loro sentimenti più profondi e la loro sensibilità? A seguito di un’ accurata discussione, tutti sono stati concordi nell’ evitare la partenza dei loro figli senza la compagna e tantomeno nel ricorrere a mezzi di sostituzione. “E’ necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità, perchè trattasi di veri e propri episodi di emarginazione e la scuola, nel suo specifico ruolo di agenzia educativa non deve assolutamente permettere che questi episodi si ripetano”, ha dichiarato il dott. Marrocco. “Eppure siamo considerati la settima potenza mondiale, ma se non si è capaci di sopperire a queste situazioni, se non si è in grado di rispettare la dignità dell’altro, chiunque esso sia, dovremmo essere collocati in una scala a parte”.
Poichè sono avvenimenti che si ripetono continuamente, non basta il documento compilato alla perfezione, la regolamentazione di una richiesta scritta, sono fatti gravi che ledono la dignità umana, perciò bisogna avere il coraggio di denunciare, per rispetto verso gli altri, per dare il giusto valore alla persona. Situazioni come queste, e purtroppo non sono poche, finiscono con il ghettizzare ancora di più bambini e genitori, già provati dalla condizione di disabilità e finiscono per aumentare maggiormente il disagio. Mi viene spontaneo: questa è integrazione? Vi è una Nota Ministeriale dell’11 aprile 2002, n. 645, che pone particolare attenzione al diritto degli alunni con disabilità a partecipare alle gite scolastiche. “L’Istituzione Scolastica – si legge nella Nota – per una corretta e funzionale organizzazione, nonché per la determinazione del costo del viaggio, comunicherà all’Agenzia di Viaggi la presenza di allievi in situazione di handicap, i relativi servizi necessari e l’eventuale presenza di assistenti educatori culturali. Agli allievi in situazione di handicap e agli assistenti educatori culturali dovranno essere forniti i servizi idonei, secondo la normativa vigente in materia”. Al punto 9 si precisa che “i viaggi d’istruzione potranno essere effettuati con qualsiasi mezzo idoneo di trasporto”. In qualità di insegnante di sostegno, mio malgrado, devo ammettere però che la maggior parte dei diritti dei diversamente abili rimangono solamente sulla carta. Quotidianamente ci si trova a fare i conti non solo con le numerose barriere architettoniche, con la carenza di strutture, di ausili, di materiale, ma cosa più grave con la diffidenza e l’emarginazione. Tuttavia la diversità è uno dei valori fondamentali del nostro secolo, fa parte della storia di ogni uomo, pertanto deve essere vissuta come cultura, ricchezza, crescita. Il contatto con il diverso aiuta a maturare una maggiore consapevolezza di sè e dell’altro, educa alla disponibilità, alla collaborazione, al dialogo, al rispetto. Ogni scuola, ogni istituzione, dovrebbe conoscere, rispettare, coltivare quella normalità che risponde al bisogno di appartenenza e al bisogno di sentirsi riconosciuto per la propria dimensione personale e quella specialità che risponde al bisogno di identità, di sentirsi diverso dagli altri e di percepire che tale diversità è riconosciuta come un valore. Che lezione di solidarietà hanno dato quei bambini rinunciando alla gita? e quei genitori che non hanno permesso ai loro figli di partire? Sono queste le vere lezioni di vita da cui tutti dovrebbere trarre profitto.

Luciana Antinolfi

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