Caso Cosentino-centrale a turbogas “Calenia”: anche a Modena scoppia il caso Hera

Caso Cosentino-centrale a turbogas “Calenia”: anche a Modena scoppia il caso Hera
Cosentino, nonostante i controversi rapporti della sua famiglia, ha fatto parte dell'ultimo governo Berlusconi

SPARANISE – Seconda conferenza stampa del Guernica nell’ ambito della campagna “ IO STO CON IL GUERNICA” sulle tematiche della legalità all’interno della città di Modena.
Dopo aver toccato il Pdl, ricordiamo coinvolto nello scandalo tesseramenti e commissariato dall’insospettabile Verdini, la seconda conferenza si è concentrata dell’ ente fornitore di servizi della città di Modena: Hera.
Hera in molte delle occupazioni, a fronte di disponibilità di pagamento delle utenze, ha sempre negato l’allaccio dei servizi ai vari spazi sociali sorti all’interno della città, negando incontri e chiarimenti in merito. Di tecnico in questa vicenda non c’è mai stato nulla ed è chiaro capire che i rifiuti sono sempre stati puramente politici, essendo Hera partecipata dal comune di Modena, quindi una giunta targata Pd.
Proprio questa giunta e il suo partito hanno sempre sventolato la bandiera della legalità contro il Guernica, le sue occupazioni e le sue pratiche, dimenticando quello che avviene al loro interno, non solo a livello nazionale ma anche locale.
Questa conferenza stampa, prendendo Hera come riferimento e i suoi interessi in terre di criminalità organizzata, più precisamente a Sparanise in provincia di Caserta, vuole andare a stanare i silenzi che il PD locale, continua a portare avanti su certe questioni, una di queste appunto è proprio Hera e i loro interessi.
HERA E LEGALITA’: I CONTI NON TORNANO!
Già di per sé le società partecipate all’interno delle amministrazioni comunali, specialmente se quotate in borsa come nel caso della multiservizi dei comuni emiliani Hera, corrono continuamente il rischio di entrare in situazioni di conflitto nella gestione delle politiche aziendali, dovendo perseguire allo stesso tempo un’erogazione dei servizi ai cittadini quanto più possibile efficiente e il maggior numero di utili, per evitare perdite in borsa. Molto spesso è il secondo obiettivo ad avere la priorità e ciò determina ripercussioni negative sulla qualità dei servizi offerti dalla società stessa. Tale scenario potrebbe sollevare dubbi sulla legittimità o meno delle società partecipate.
Nel caso di Hera, però, la questione è molto più complessa e quello che lascia perplessi è la mancanza di trasparenza con la quale vengono portate avanti le politiche aziendali da parte della multiservizi dell’Emilia Romagna, tanto da ingenerare forti sospetti che essa abbia rapporti con la famiglia Cosentino, di cui fa notoriamente parte il deputato Pdl Nicola Cosentino. Occorre risalire alla fine degli anni novanta per ricostruire tale intricata rete di rapporti. In quel periodo la Aversana Petroli, holding della famiglia di Casal di Principe (Ce), dà inizio ad un progetto per la costruzione di una centrale a turbo gas a Sparanise nell’Agro Caleno, sempre in provincia di Caserta, in grado di produrre 800 MWh di energia. Per la famiglia Cosentino la centrale di Sparanise rappresenta il salto di qualità che la fa diventare una potenza nel settore dell’energia. L’intera storia sulla vicenda è stata ampiamente documentata dal giornalista Massimiliano Amato ed è contenuta nel libro-documento “Il casalese”, edito da “Cento Autori” di Napoli. Ripercorrerla brevemente può aiutare a chiarire alcuni aspetti del complesso rapporto tra Hera e legalità.
Nell’articolo di Amato si legge che la centrale di Sparanise, secondo testimonianze più che attendibili, sia una “creatura” di Giovanni Cosentino, fratello del deputato Nicola. E, come scrive Amato, la sua realizzazione sancisce l’inizio di un “consociativismo” negli affari tra imprenditori collegati alla camorra e politici, che travalica qualsiasi possibile distinzione tra sinistra e destra. Infatti, benché l’imput iniziale per la costruzione della centrale parta dalla holding della famiglia Cosentino, notoriamente legata al centrodestra, successivamente anche la regione Campania, a guida centrosinistra, gioca un ruolo nella vicenda.
Nel 1999 Giovanni Papadimitra, uomo dal passato nel PCI e dal presente a sinistra del PD, è direttore generale di Leucopetra Spa, società mista del comune di Portici (Na), ove gestisce i servizi di nettezza urbana, di proprietà del comune stesso per il 52% e del consorzio AMI di Imola per il restante 48%. (AMI è un’azienda pubblica al 100% che nel 2002 confluirà in Hera) Nel 1999 è proprio Papadimitra a proporre ad AMI l’idea di costruire la centrale elettrica di Sparanise. Dopo iniziali perplessità, AMI accetta di entrare nell’affare. A quel tempo Papadimitra può già mettere a disposizione i terreni dove verrà costruito il colosso a turbo gas. Si tratta dei 12 ettari dell’area ex Pozzi nel comune di Sparanise.
DI CHI SONO QUEI TERRENI?
Sono di Scr Srl, una società anonima, che li ha comprati ad un prezzo molto basso, sotto lo schermo del segreto fiduciario. E’ interessante notare che Scr cede una parte dei terreni all’immobiliare 6C, azienda della famiglia Cosentino, il cui rappresentante legale è Palmiro, uno dei fratelli Cosentino, che ha sposato la figlia di uno dei più spietati boss del cartello casalese.
Nel 2000 l’AMI di Imola constata l’idoneità dei terreni per la realizzazione della centrale termoelettrica. A quel punto mancano solo le autorizzazioni da parte del comune, della regione Campania e dello stato. Nel 2001 l’AMI si impegna formalmente ad acquistare i terreni, accettando di pagarli 10 volte tanto la cifra per la quale essi erano stati acquistati da Scr, purché lo stato e la regione Campania rilascino le autorizzazioni di rispettiva competenza.
COSA SUCCEDE POI?
Sempre nel 2001, il ministro del governo di centrodestra Antonio Marzano mette in atto due provvedimenti che sembrano fatti a posta per dare il via all’affare di Sparanise:
1. la legge “sblocca centrali”, che autorizza la costruzione di nuove centrali per coprire il fabbisogno energetico del paese;
2. la liberalizzazione del settore energetico in borsa, con l’avvio della cosiddetta “Borsa Elettrica”.
Immediatamente il progetto solleva le accanite proteste dei militanti del centro sociale Tempo Rosso di Caserta, dei comitati cittadini e di don Francesco Tommasiello. Nonostante ciò, nel 2004 la regione Campania (amministrata dal centrosinistra) e il governo di centrodestra concedono le tanto attese autorizzazioni, così la costruzione della centrale di Sparanise parte.
COSA È SUCCESSO NEL FRATTEMPO?
A partire dal 2002 l’AMI di Imola confluisce in Hera Spa, che quindi sarà la società a cui competerà l’acquisto dei terreni per la costruzione della centrale. Sempre nel 2002 Hera, non riuscendo da sola a coprire i costi dell’affare, ha coinvolto Egl, un colosso svizzero nel settore dell’energia. E’ così che nasce una nuova società, Calenia energia Spa, partecipata per l’85% da Egl e per il 15% da Hera. Sarà Calenia a costruire e gestire la centrale di Sparanise.
E’ IMPORTANTE NOTARE CHE:
– la prima sede di Calenia energia Spa è la stessa Leucopetra Spa, l’azienda di Papadimitra;
– successivamente Calenia si trasferisce a Casal di Principe nella sede di Aversana Petroli, la holding dei Cosentino; poi la sede viene spostata definitivamente a Genova;
– presidente del Consiglio dei Sindaci all’interno di Calenia è l’avvocato Vincenzo Giordano, tributarista, il cui studio legale si trova proprio nella sede di 6C, l’immobiliare dei Cosentino.
E all’ombra di tali intrecci, il 25 settembre 2007 viene inaugurata la centrale di Sparanise, con il plauso della regione Campania espresso pubblicamente attraverso le parole di encomio per l’opera appena realizzata dell’assessore Cozzolino, fedelissimo di Antonio Bassolino.
DUNQUE, COM’E’ POSSIBILE CHE L’ASSESSORE DI CENTROSINISTRA IGNORASSE TUTTE LE VICENDE LEGATE ALLA COSTRUZIONE DELLA CENTRALE?
Addirittura, la centrale di Sparanise viene coinvolta nell’inchiesta sulla loggia P4, portata avanti dalla magistratura di Napoli. Una parte degli atti che la riguardano è secretata, ma sono pubbliche le dichiarazioni dell’allora amministratore delegato di Calenia energia Spa rilasciate ai PM dell’inchiesta su P4. Secondo l’ingegnere svizzero, Egl avrebbe acconsentito ad acquistare da Scr i terreni sui quali costruire la centrale, pur pagandoli 10 volte tanto la cifra spesa dalla stessa Scr per ottenerli. L’affare sarebbe stato comunque vantaggioso e quel prezzo si poteva (o verrebe spontaneo chiedersi, si doveva?) pagare.
MA C’E’ DI PIU’. Gli svizzeri di Egl si impegnano a cedere il 15% dell’energia prodotta a Sparanise a Hera Comm Mediterranea srl, una società partecipata della quale Hera detiene il 50.01%, mentre a possedere il restante 49.99% è Scr, la società a segreto fiduciario della famiglia Cosentino. Tanto è vero che essa è rappresentata nel Consiglio di Amministrazione di Hera Comm Med da Giovanni Cosentino e dal suo amico Enrico Roccia (ufficialmente allevatore di bufale).
COME E’ POSSIBILE CHE HERA Spa PARTECIPI, ATTRAVERSO HERA COMM Srl, AD UNA SOCIETA’ COME HERA COMM MED COPERTA PER META’ DEL CAPITALE DA SEGRETO FIDUCIARIO?
Secondo dichiarazioni fatte in un’intervista da Ivan Cicconi, uno dei massimi esperti italiani di infrastrutture e lavori pubblici, sembra addirittura che Egl non sia effettivamente una società svizzera, dato che ha sede in Lussemburgo, uno dei vari paradisi fiscali. Sempre secondo Cicconi, altre due società del gruppo Hera, SET Srl e SEI Srl, sono controllate da Rätia, un altro colosso svizzero che opera nel settore dell’energia.
In altre parole, gran parte delle attività di Hera Spa sono caratterizzate da ambiguità nella gestione, proprio per via della sua partecipazione a società, i cui capitali non si sa bene a chi appartengano e che, anzi, è possibile che almeno in parte possano provenire, più o meno direttamente, dalla camorra.
E quello che sconcerta è come i rappresentanti dei cittadini (sindaci e assessori), che fanno parte del CdA e del Collegio Sindacale di Hera Spa, non si pongano certe domande e non pretendano trasparenza nella gestione della società o, addirittura, che ignorino le richieste di chiarimento che sempre più spesso vengono espresse dai cittadini. Lo stesso Cicconi pubblicò nel 2009 una lettera aperta in cui poneva all’allora sindaco di Bologna Flavio Del Bono una serie di 10 domande per fare chiarezza sulle possibili infiltrazioni camorriste in Hera Spa. Né Del Bono né sui collaboratori risposero mai a Cicconi.
Alla fine del 2009, anche a Modena la consigliera IdV Eugenia Rossi chiese un’interrogazione urgente al Consiglio Comunale, domandando al Sindaco di Modena e agli assessori se fossero al corrente della complessa e ambigua rete di rapporti societari in cui si trova coinvolta Hera Spa e soprattutto a chi appartenga il capitale di Scr Srl. Anche in questo caso nessuna risposta.

Oltre a lasciare aperti punti interrogativi molto importanti sulla sua concezione di legalità, Hera Spa, tra le altre cose gestore dell’erogazione idrica in molti comuni dell’Emilia Romagna, lascia che i suoi utenti continuino a pagare il 7% di remunerazione del capitale investito dai gestori, nonstante il referendum del 21 luglio sulla gestione pubblica dell’acqua abbia stabilito il contrario. A questo proposito, il comitato cittadino modenese “Acqua bene comune” ha lanciato una campagna per l’obiezione civile, invitando i cittadini a non pagare quella quota del 7% che Hera continua illegittimamente a richiedere.
Concludendo, vorremmo sottolineare quanto, alla luce delle numerose contraddizioni che caratterizzano il rapporto tra Hera e legalità, ogni volta che Hera si appella a questioni di legalità per rifiutare l’erogazione dei servizi, essa non possa farlo che in modo demagogico e strumentale.

L’IPOCRISIA LEGALITARIA DI HERA: PROBLEMI A SINISTRA?
Che dire se le ex municipalizzate dei comuni dell’Emilia Rossa, come si diceva un tempo, cominciano a tollerare di fare affari con la camorra?
Possiamo forse trarre indicazioni per valutare il livello di degenerazione della vita politica nella nostra regione?
Sono anni che assistiamo ad un progressivo allontanamento dei partiti dalla vecchia ambizione di rappresentare un interesse generale.
Come spiegare in altro modo la necessità per tanti vecchi attivisti dei partiti di maggioranza, di partecipare ai comitati di cittadini che fioriscono ovunque come fossero funghi?
E’ solo una degenerazione dovuta ad un rinnovato desiderio di protagonismo da parte di persone non più in auge nei partiti della maggioranza che tentano un bagno di gioventù attraverso i comitati?
Oppure è la consapevolezza che quei partiti per i quali si andava a fare volontariato gratuito nei festival dell’Unità, hanno cambiato in modo drammatico la loro natura?
Comincia a farsi strada la consapevolezza che ci siano gruppi di pressione economico-finanziaria che tendono a determinare lo sviluppo di questa città, così come di aree sempre più vaste del paese.
E’ evidente che dietro la volontà di privatizzare il progetto di grande parco sul quale è sorto l’autodromo a Marzaglia, dietro la volontà di escavazione dissennata delle cave di Piumazzo, dietro il progetto di piscina al parco Ferrari, dietro la devastazione urbanistica ipotizzata sopra gli acquiferi di Via Cannizzaro, esiste una mano pesante, una mano che sta insidiando con sempre maggiore forza questa città.
Il fenomeno a cui stiamo assistendo, è un fenomeno epocale, nel quale i cittadini cominciano a mobilitarsi per difendersi NON ATTRAVERSO, ma DALLE istituzioni.
Partiamo brevemente dalla Valle di Susa: una piccola porzione della società italiana che risiede in quella valle, sta diventando fonte di speranza per tutto il paese. Buona parte dei prossimi bilanci dello stato italiano, dipendono proprio dalle sorti di quel movimento.
La Valle di Susa è emblematica di una condizione particolare che caratterizza tutti i comitati di cittadini: l’accumulo dal basso di conoscenze scientifiche.
Una domanda: quando è che le persone comuni, gli operai, i negozianti, gli impiegati, persone abituate a vivere una vita tranquilla nelle loro case, si mettono in piazza e resistono alle angherie? Solo quando sono profondamente consapevoli che ci sono progetti grazie ai quali si stanno commettendo ingiustizie tali da coinvolgere la vita loro e dei loro figli.
Se andiamo a vedere la mole impressionante di argomenti scientifici che sono in grado di esibire i NO TAV per giustificare le loro scelte, ci rendiamo conto che hanno in comune la stessa consapevolezza che sta dietro i comitati di cittadini di Piumazzo, di Via Cannizzaro, di Marzaglia, dei no alla piscina, di chi si è opposto alla costruzione della centrali di Sparanise e di Teverola, ecc. C’è una consapevolezza dal basso che sta maturando in questo paese, che ci sono partite di giro che stanno dietro le scelte di intere amministrazioni, di interi stati.
Quando il giudice Imposimato afferma che attraverso una inchiesta affidatagli dalla commissione antimafia ha maturato la convinzione che Falcone e Borsellino sono stati ammazzati perché avevano cominciato ad indagare sulle infiltrazioni mafiose del progetto TAV, capiamo che la legittimità di tutta questa operazione è completamente compromessa. Dove sta di casa la legalità? Possiamo continuare a nasconderci dietro l’idea che solo perché ci sono persone in divisa a sostegno di un certo progetto, allora la ragione sta dalla parte dello stato? O quando lo stato è disposto a sacrificare i suoi stessi servitori, dobbiamo cominciare a capire che quello stato ha perduto completamente la sua legittimità costituzionale? (Già dovrebbero farlo capire le missioni di guerra, ma questo ci porterebbe troppo lontano).
Quali interessi difende Monti? La sua è una visione dei problemi di carattere internazionale, che parte dalle logiche dell’alta finanza: la sua stessa condizione lo pone in antitesi con la possibilità di misurarsi con logiche legate alla sovranità popolare. Certo arriviamo a questo punto grazie alla degenerazione sociale derivante dalle logiche della politica-spettacolo, ma è proprio per quello che i comitati popolari diventano una possibilità di riappropriazione dal basso di un mondo che viene portato allo sfacelo. Ecco perché i NO TAV rappresentano una speranza per tutti noi e per tutti i cittadini europei che stanno cercando un appiglio per uscire da un tunnel senza fine: BASTA TUNNEL!
Nella passata conferenza stampa dicevamo che grazie alle inchieste dei giornalisti già si poteva capire come anche i nostri territori siano ormai oggetto di profonde infiltrazioni di carattere camorristico-ndraghetista.
Oggi vogliamo approfondire un altro aspetto di questa infiltrazione: parliamo del rapporto profondo che si è sviluppato tra la prestigiosa multiutility locale Hera e la camorra di terra campana.
La volta scorsa abbiamo iniziato a presentare un uomo forte del PdL campano, il signor Nicola Cosentino e la sua famiglia.
Da alcuni mesi siamo venuti a conoscenza del fatto che la famiglia Cosentino ha rapporti profondi con Hera spa. Come mai? Grazie ad un comitato contro una centrale elettrica, un impianto inquinante come non mai sorto a Sparanise, comitato del quale facevano parte anche compagni limitrofi alla nostra area politica che appartengono al Centro Sociale Tempo Rosso di Caserta.
Abbiamo quindi cominciato ad indagare e ci siamo resi conto del perché le domande rivolte in consiglio comunale dalla rappresentante dell’IdV Eugenia Rossi siano state pressoché snobbate da sinistra e da destra.
Iniziamo con lo sfatare un luogo comune: non risponde a verità il fatto che tutti i giornalisti siano venduti al miglior offerente. Grazie al prezioso lavoro di inchiesta, spesso poco conosciuto, fatto da decine di appartenenti a questa categoria, si possono scoprire cose di grandissimo interesse pubblico.
In particolare abbiamo tratto dal libro “Il Casalese”, che raccoglie scritti di diversi giornalisti coraggiosi del sud Italia, un articolo che troverete in fotocopia nel dossier in cui viene descritto con dovizia di particolari il terribile inciucio tra i due schieramenti che si consuma grazie all’eminente politico di Terra di Lavoro cioè Nicola Cosentino.
Facciamo riferimento all’articolo di Massimiliano Amato, redattore dell’Unità, che a pag. 136 così recita:
<<… con la realizzazione della centrale si stabilisce, in Campania, un “consociativismo” degli affari che fa piazza pulita di tutte le distinzioni e contrapposizioni tra destra e sinistra (al governo nel periodo in cui si svolgono i fatti) e destra (all’opposizione). Come vedremo più avanti, se l’input per la costruzione della centrale parte dal cuore della holding di Casal di Principe, un ruolo non secondario, nelle successive fasi, lo recita la Regione Campania a guida centrosinistra. …>>
Noi come progetto di spazio sociale siamo una porzione di società che rappresenta dal basso una esigenza sociale: è per questo che riponiamo una grande fiducia nella politica che si rappresenta dal basso come nei comitati di cittadini e nelle giovani generazioni, magari tuttora interne a partiti
che mai e poi mai potranno rappresentare veramente le loro istanze.
Infatti ormai ci siamo convinti che non è più possibile parlare di mancanza di consapevolezza su quanto sta succedendo nella nostra città, visto che l’interrogazione della consigliera Rossi risale ad oltre un anno fa e non ha suscitato una indignazione neppure lontanamente paragonabile alle occupazioni dei centri sociali di cui siamo stati protagonisti.
Il fatto di bere o meno la birra per strada ha prodotto ben più dibattito.
E’ probabile che la dimestichezza anche a sinistra per il rapporto con le organizzazioni illegali, provenga da lontano, cioè fin dalla leadership di quel Prodi che prima di essere osannato dirigente del centro sinistra era stato presidente dell’ENI. In quella veste non ebbe neppure tempo per “ascoltare” Imposimato, all’epoca membro della commissione antimafia del parlamento italiano, in merito alla questione delle infiltrazioni camorristiche nei cantieri TAV del sud proprio grazie alla “leggerezza” con cui la stessa ENI, in quanto General Contractor, sceglieva le aziende con cui collaborare.
Anche a Modena l’impressione è che i dirigenti politici del centro sinistra, ben accompagnati da quelli del centro destra, non abbiano tempo né voglia di ascoltare interrogazioni che chiedono conto di questioni di cui “NON SI DOVREBBE PARLARE”.
Diventa tristemente possibile ipotizzare o forse registrare un vero e proprio livello di omertà ai massimi livelli del quale crediamo ci debba essere grande preoccupazione.
A Modena il consociativismo tra destra e sinistra ha ormai una storia e lo si è visto fortemente all’opera fin dai tempi del Cie, all’epoca Cpt, il carcere illegittimo per immigrati già costruito da una società di nome “Forte” che per un periodo ebbe sede a Carpi e costruì anche la questura, per poi far perdere traccia di sé, visto che ora le uniche società edili con quel nome hanno sede in provincia di Agrigento una e a Napoli un’altra.
Ma ancor più che la costruzione, è la gestione del Cie di Modena che vede la Misericordia del famigerato Giovanardi cogestire quella struttura insieme al Consorzio delle Cooperative Sociali, un consorzio di “sinistra” partecipazione.
Noi crediamo che il ruolo di una forza politica e sociale come la nostra che genuinamente si colloca dalla parte delle classi subalterne, sia quello di mettere al centro della discussione una domanda fondamentale:

COSA STA SUCCEDENDO IN QUESTA CITTA’?
Continueremo a dare una risposta anche attraverso la presentazione del libro di cui abbiamo diffusamente parlato in questa seconda conferenza stampa di tre.

da http://guernica.mo.it/sito/

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