“Senza verso”: Emanuele Trevi racconta un’estate a Roma tra luglio e agosto

“Senza verso”: Emanuele Trevi racconta un’estate a Roma tra luglio e agosto




Il libro di Emanuele Trevi, “Senza verso – Un’estate a Roma” (Laterza, 136 pagine, 14 Euro), racconta la capitale vista dal basso, tra luglio e agosto: “Quella di cui godevo in quei giorni afosi, camminando sui larghi marciapiedi di viale Manzoni e di via Merulana al riparo del fogliame dei platani, era indubbiamente una felicità partorita da un’illusione: l’illusione di un piccolo numero di strade e incroci capace di suggerirmi la sensazione, razionalmente insana, che esistesse per me, come per chiunque altro, un luogo capace di farmi sentire a casa, qualunque disastro fosse in corso o mi pendesse sulla testa…”.
Lo scrittore Emanuele Trevi (1964), è nato e vive a Roma; collabora al “Corriere della Sera”. Ha pubblicato, tra l’altro, “I cani del nulla. Una storia vera” (Einaudi 2003), “Il libro della gioia perpetua” (Rizzoli 2010), “Qualcosa di scritto” (Ponte alle Grazie 2012), “Il popolo di legno” (Einaudi 2015), “Sogni e favole” (Ponte alle Grazie 2019) e “Due vite” (Neri Pozza 2020, Premio Strega 2021). Per Laterza è autore, tra l’altro, di “Il viaggio iniziatico” (2013).
Ecco un altro assaggio del libro: “Di scale che portano in basso – strette e larghe, famose e sconosciute, puzzolenti di muffa o di fogna, illuminate o buie, pubbliche o private, molto vecchie o molto nuove – in città ce ne sono così tante che nessuno ha mai nemmeno tentato di contarle. Come bocche di una sterminata, oscura, subdolamente tiepida balena: e per ognuno di noi, c’è sicuramente anche un Geppetto, lì in fondo alla sua scala, che aspetta il bambino perduto, mentre l’ultimo moccolo di candela si spegne, inesorabilmente – o se è per questo, è già spento da secoli. Pretesti apparenti per una scala, capaci di nascondere il puro, lineare, disinteressato, compulsivo amore per il basso, il cunicolo, la viscera, ammantandolo di qualche finalità pratica, di qualche ragion d’essere, come si dice, se ne trovano sempre. In fondo alle scale ci sono cripte, catacombe, corridoi, grotte naturali e artificiali, sistemi di fognatura, cisterne, ossari, necropoli, templi pagani e chiese cristiane, parcheggi, letti di fiumi carsici, linee della metropolitana, prigioni, passaggi segreti. Altre cose che, al momento di farne l’elenco, fatalmente sfuggono alla memoria – e saranno anche, ovviamente, le più importanti… (Il fatto, incontestabile, che queste scale servano in genere anche a risalire in superficie, sembra puramente accidentale, una funzione del tutto secondaria, una qualità parassitaria, un corollario)”.

Red. Cro.

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