Regolamentazione sull’intelligenza artificiale: le ultime novità per i Paesi dell’Unione Europea

Regolamentazione sull’intelligenza artificiale: le ultime novità per i Paesi dell’Unione Europea

Il progresso della tecnologia ha compiuto veri e propri passi da gigante in questi anni. Ciò che un tempo poteva sembrare poco più o poco meno di fantascienza allo stato puro, oggi è realtà. Chi avrebbe immaginato, del resto, solo qualche decennio fa, che oggi avremmo avuto nelle nostre tasche il sapere universale o che due persone distanti decine di migliaia di km avrebbero potuto scambiarsi messaggi in maniera costante senza accusare alcun tipo di problematica.

Insomma, la tecnologia ha cambiato profondamente le nostre vite e, ovviamente, ha avuto un impatto importante anche sul mondo del lavoro. Nonostante non si tratti di qualcosa di particolarmente nuovo, possiamo affermare che il fenomeno di punta di questo paradigma tanto variegato sia l’Intelligenza Artificiale: tecnologia resa mainstream dall’azienda OpenAI grazie alla nascita di ChatGPT, ma utilizzata in maniera estensiva nel mondo del lavoro già da diverso tempo.

Quando si parla di normative in relazione alla diffusione e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale viene naturale tirare in ballo non solo l’impatto che questa tecnologia avrà sul mondo del lavoro ma anche – come sottolinea l’esperto SEO Roberto Serra in questo TEDx Talk – la questione etica riguardante l’affidamento di certi compiti e certi processi decisionali alle macchine. Effettuare questo inciso, in un frangente storico del genere, risulta fondamentale, siccome le intelligenze artificiali stanno ricoprendo un ruolo sempre più importante nella vita lavorativa – e non solo – di moltissime persone e aziende. Le prestazioni sempre più elevate di questa tecnologia hanno spinto l’Unione Europea a prendere coscienza delle sue potenzialità, discutendo e approvando un regolamento ben definito, di cui andremo a scoprire i dettagli nelle prossime righe.

AI Act: ecco cos’è il testo in grado di regolamentare le Intelligenze Artificiali

È stato dato non molto tempo fa il via libera da parte del Parlamento Europeo al primo testo di legge dedicato integralmente all’intelligenza artificiale. L’AI Act è passato con 499 voti a favore e presenta tutte le norme in grado di disciplinare l’attività degli operatori dei sistemi di IA. L’AI Act è unico nel suo genere. Si tratta del primo testo di legge mai creato dedicato alle intelligenze artificiali. Sono stati solo 28 i voti contrari e 98 le astensioni. Il testo in oggetto contiene le nuove regole europee che disciplinano l’attività dei software di intelligenza artificiale.

Con l’AI Act si punta ad obbligare gli operatori al rispetto dei diritti e dei valori fondamentali dell’Unione Europea. Questo testo di legge mira a regolamentare l’utilizzo delle intelligenze artificiali – anche in virtù della loro potenza sempre crescente – combattendo fenomeni come la discriminazione digitale e mirando a prevenire la disinformazione, limitando al minimo l’utilizzo di deepfake. Quest’ultima tecnica, basata su machine learning, è in grado di manipolare immagini per creare – potenzialmente – fake news in grado di sconvolgere interi paradigmi della comunicazione.

Cosa cambia con l’introduzione dell’AI Act in Unione Europea: tutto ciò che c’è da sapere

Come già precedentemente accennato, l’AI Act applica delle norme molto importanti, in grado di toccare i punti più spinosi in materia di supervisione umana, sicurezza, privacy, trasparenza, non discriminazione e benessere a livello sia sociale che ambientale applicati all’utilizzo delle intelligenze artificiali. Si parla, dunque, di concetti ampiamente discussi dalla comunità di riferimento e che, hanno spesso rappresentato veri e propri campanelli d’allarme anche per la comunità scientifica.

L’AI Act prevede obblighi e divieti per i fornitori e gli operatori in ambito IA, proibendo alle intelligenze artificiali di raggiungere livelli di rischio per la sicurezza delle persone inaccettabili. L’UE ha, inoltre, vietato l’utilizzo a scopo intrusivo o discriminatorio di questi software e ha respinto i sistemi di polizia predittiva, fondati su profilazione, ubicazione o comportamenti criminali passati, oltre ai programmi di riconoscimento delle emozioni adoperati dalle forze dell’ordine.

Comunicato Stampa

Commenta con Facebook