Procedimento “Discarica d’Oro”: al via il processo per l’ex sindaco Magliocca e il capo dell’Utc Parente

Procedimento “Discarica d’Oro”: al via il processo per l’ex sindaco Magliocca e il capo dell’Utc Parente

PIGNATARO M. – Si è aperto venerdì scorso (18 maggio) il processo ribattezzato “Discarica d’Oro”, il procedimento nato dalle presunte illegalità perpetuate nell’allestimento del sito di stoccaggio dei rifiuti in località “Vicinale Pezzatavolella” (alle spalle della stazione ferroviaria di Pignataro Maggiore) e che vede imputati: l’ex sindaco Giorgio Magliocca; il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Girolamo Parente; l’amministratore unico della Geos Environment, Guido Costanzo, e i responsabili tecnici della stessa società, Antonio Marotta e Giovanni Petrillo (difesi rispettivamente dagli avvocati Mauro Iodice, Carlo De Stavola e Gallinaro). Tutti sono accusati a vario titolo di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479), con l’aggravante del concorso formale (art.81 c.p.) e del concorso nello stesso reato con altri (art.110 c.p.), truffa con l’aggravante di aver ingenerato l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’Autorità (art. 640 comma 2), e violazione dei comma 3 e 4 del Decreto legislativo numero 152 del 3 aprile 2006 in materia ambientale.

In apertura di udienza, il giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottor Alberto Maria Picardi – che ha sostituito il collega Francesco Ciocia -, ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Pignataro Maggiore, rappresentato in aula dall’avvocato Antonio Veltre (con studio a Camigliano), e ha respinto un’eccezione presentata dall’avvocato De Stavola. Dopo la costituzione delle parti, sono stati acquisiti agli atti del processo tutti gli accertamenti tecnici e documentali effettuati dall’accusa in sede di indagine. Al termine delle operazioni preliminari, il giudice ha fissato la nuova udienza per il 19 ottobre, quando entrerà nel vivo il dibattimento e saranno ascoltati come testimoni alcuni consulenti della Procura della Repubblica.

La controversa questione della discarica iniziò nel febbraio del 2008, allorché l’ex primo cittadino Magliocca ordinò di requisire una superficie di cinquemila metri di proprietà della Pemba srl (riconducibile alle società Capys e Itaca), da destinare all’allestimento di un centro di stoccaggio per i rifiuti. Il 21 luglio dello stesso anno, però, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli dispose il sequestro preventivo dell’area, a seguito di un blitz compiuto dai carabinieri del Noe. Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, infatti, l’ordinanza con cui venne disposta l’acquisizione dell’area – la numero 17 del 7 febbraio 2008 -, non era legittima perché, tra le motivazioni, attestava che il progetto dell’Utc (redatto dall’ingegner Parente) era assolutamente conforme alle linee guida per la progettazione e la gestione delle stazioni di trasferenza imposte dall’Arpac. Attestazione che – a detta dell’accusa – è falsa proprio perché non sarebbero stati rispettati gli indirizzi dettati dall’agenzia regionale.

Lo stesso sito di trasferenza non avrebbe nemmeno rispettato il progetto redatto dall’Ufficio tecnico comunale, nonostante l’ingegnere Parente avesse poi prodotto il certificato di ultimazione dei lavori e il certificato di regolare esecuzione senza variazioni del sito di stoccaggio (compresi quelli di collaudo). Seppur in presenza di palesi difformità, l’ex sindaco Magliocca, con una ordinanza emessa il primo aprile del 2008, attestò l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori. Inoltre, Parente e Guido Costanzo, nel redigere i certificati, avrebbero tratto in errore il responsabile dei servizi finanziari del Comune. La Geos Environment, difatti, per l’allestimento del sito di trasferenza, incassò 84.810 euro a fronte di un lavoro che al massimo sarebbe dovuto costare appena 11.381, 70 euro (come riportato nella relazione tecnica realizzata in fase di indagine), con una strana plusvalenza di 73428, 3 euro.

D.D.

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