Pignataro Maggiore, ladri di merendine alla scuola elementare di via Monteoliveto

Pignataro Maggiore, ladri di merendine alla scuola elementare di via Monteoliveto

PIGNATARO MAGGIORE – Nella mattinata del 26 agosto 2021 la curiosità dei cittadini pignataresi e dei cronisti locali è stata attirata dalla presenza dei vigili urbani, dei carabinieri della locale Stazione e di un docente dell’Istituto comprensivo statale (professor Pietro Pezzulo), accorsi alla scuola elementare di via Monteoliveto perché era stato lanciato l’allarme per una intrusione di ladri. Nell’imminenza dei fatti, non era stato possibile il sopralluogo all’interno perché non si era in possesso delle chiavi. Successivamente, abbiamo assunto informazioni da una fonte che ci ha riferito quanto segue: effettivamente c’era stata un’intrusione nella scuola, ma erano state asportate solo delle merendine. Evidentemente l’“impresa” di ragazzini.
Nei commenti in merito, il pensiero è andato immediatamente al libro di Andrea Camilleri, “Il ladro di merendine”. Dopo “La forma dell’acqua” e “Il cane di terracotta” è il terzo “giallo” di Andrea Camilleri ad avere come protagonista Salvo Montalbano, il commissario di stanza a Vigàta, “il centro più inventato della Sicilia più tipica”. Questa volta Montalbano – preoccupato peraltro di evitare la promozione a vicequestore, che significherebbe compromissione burocratica e rinuncia ai propri capricci investigativi – sospetta l’esistenza di un collegamento tra due morti violente: quella di un tunisino imbarcato su di un motopeschereccio di Mazara del Vallo e quella di un commerciante di Vigàta accoltellato dentro un ascensore. Per Camilleri la Sicilia è stata fonte continua di ispirazione e di scoperta, di intrecci di romanzo poliziesco e di osservazioni su di un costume magari inquietante ma certamente non statico; soprattutto gli ha suggerito un linguaggio, una parlata mai banale né risaputa. Tutto il contrario delle metafore viete e irritanti adoperate dagli uomini dei servizi segreti con i quali Montalbano si trova a scontrarsi duramente: figure retoriche sempre più incapaci di reggere il discorso della “ragion di stato” quando ormai, come osserva il nostro commissario, “praticamente serviamo due stati diversi”.

Red. Cro.

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