Piazze di spaccio nell’Agro Caleno gestite dalla “coppia” Fusco-Vitolo con l’avallo del “clan dei Casalesi”, si accorciano i tempi del giudizio  

Piazze di spaccio nell’Agro Caleno gestite dalla “coppia” Fusco-Vitolo con l’avallo del “clan dei Casalesi”, si accorciano i tempi del giudizio  




VITULAZIO – La Terza Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, a seguito dell’udienza dell’8 gennaio scorso, si è pronunciata con diverse sentenze in merito ad una serie di ricorsi avanzati da alcuni indagati che furono coinvolti nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che, nel luglio del 2019, determinò una decina di arresti e portò alla luce una serie di “redditizi” affari illeciti – condotti da personaggi contigui dal “clan dei casalesi” – e riferiti al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti in alcuni comuni dell’hinterland capuano e caleno, tra cui Vitulazio e Bellona. Nello specifico, i giudici della Suprema Corte sono stati chiamati a vagliare e sentenziare in merito agli articolati ricorsi proposti dagli avvocati difensori di alcuni di questi indagati che, dal nove luglio 2019 ad oggi (oltre 6 mesi), sono ancora reclusi in carcere – tra questi Stefano Fusco, Teresa Vitolo e Michele Fusco. In questi ultimi giorni, sono giunti i pronunciamenti che “confermano” il quadro accusatorio, annullando soltanto in minima parte l’ordinanza del 29 luglio 2019 con la quale il Tribunale del Riesame di Napoli confermava l’ordinanza, emessa in data 24 giugno 2019, dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, disponendo per gli indagati la misura cautelare della custodia in carcere in relazione ad una serie di reati contestati, tra cui l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e la configurabilità dell’aggravante del metodo mafioso. I Giudici della Corte Cassazione hanno accolto i vari ricorsi limitatamente alla motivazione riferita alle “esigenze cautelari in carcere” per poi dichiarare il ricorso inammissibile per le restanti istanze avanzate dagli indagati e rinviando gli atti al Tribunale del Riesame di Napoli per una nuova valutazione della “misura cautelare”.

A presentare ricorso presso i giudici della Cassazione, tramite il proprio difensore di fiducia, l’avvocato Carlo De Stavola, sono stati gli indagati Stefano Fusco, Teresa Vitolo e Michele Fusco che tuttora sono ancora reclusi in carcere. Difatti, i Magistrati della Terza Sezione Penale (Presidente: Giulio Sarno; Consigliere Relatore: Alessio Scarcella), nell’udienza celebratasi l’8 gennaio scorso, dopo aver ascoltato il Sostituto Procuratore Generale Luigi Cuomo per l’accusa e l’avvocato Elisabetta Carfora (in sostituzione dell’avvocato Carlo De Stavola) per la difesa degli indagati, in data 17 febbraio 2010, hanno depositato le seguenti sentenze che in calce riportiamo integralmente e consultabili cliccando sugli appositi link. La sezione capitolina ha sentenziato, in merito alle varie istanze avanzante dagli avvocati difensori degli indagati, con la seguente pronuncia: “Ne discende, pertanto, la fondatezza della doglianza difensiva in punto di esigenze cautelari, ciò che giustifica l’annullamento dell’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo esame, su tale punto, al tribunale di Napoli, sezione per il riesame. La Corte annulla la ordinanza impugnata, limitatamente alla motivazione sulle esigenze cautelari, e rinvia per nuovo esame al tribunale di Napoli, sezione del riesame. Dichiara inammissibile il ricorso nel resto”.

Inoltre, lo scorso 19 febbraio 2019, si è svolta presso il Tribunale di Napoli, innanzi al Giudice Emilia Di Palma, l’udienza preliminare dove sono comparsi i 13 indagati che, a vario titolo, risultarono coinvolti nell’inchiesta sul traffico e la cessione di sostanze stupefacenti nelle “piazze di spaccio” dell’agro capuano-caleno che venne condotta dai Carabinieri dal Nucleo Investigativo di Caserta guidati dal Tenente Colonnello Nicola Mirante e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sostituto Procuratore Maurizio Giordano). Durante l’udienza preliminare dell’altro giorno, ben 11 su un totale di 13 indagati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, evitando così un lungo dibattimento (con eventuali integrazioni probatorie nel corso del processo) e per poi beneficiare di uno sconto di pena in caso di condanna (riduzione di 1/3 sull’eventuale pena in caso di una sentenza che accerti la colpevolezza). Infatti, soltanto per 2 indagati ci sarà un “normale” processo che si celebrerà presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con tanto di testimoni da ascoltare ed un dibattimento tra l’accusa e la difesa.

A questo punto, considerato che la quasi totalità degli indagati (11 su 13) ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, possiamo sostenere che in tempi brevi arriverà il giudizio di primo grado sull’attività investigativa iniziata nel 2015 e terminata nel luglio 2016, la quale consentì di ritenere che Teresa Vitolo, moglie di Carlo Del Vecchio detto “Carlino” – attualmente detenuto in regime di 41 bis – nonché sorella di Massimo Vitolo, anch’egli elemento di spicco del clan Casalesi ed oggi collaboratore di giustizia; unitamente a Stefano Fusco, cugino dell’affiliato al “clan dei casalesi” Maurizio Fusco; avrebbero promosso un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l’Antimafia di Napoli, Stefano Fusco e Teresa Vitolo che, nel frattempo avevano intrapreso una relazione sentimentale fino a convivere insieme, potendo contare sull’illustre parentela con elementi apicali del “clan dei casalesi” e su una copertura totale da parte di alcuni esponenti “liberi” della fazione degli “Schiavone”, hanno trafficato droga facendo crescere i loro affari in maniera esponenziale tanto da raggiungere uno stato di monopolio soprattutto nei comuni a nord di Capua come Bellona, Vitulazio, Camigliano, riuscendo a subentrare nelle varie “piazze di spaccio” ai gruppi criminali già operanti in zona, come quelle gestite dal “clan Ligato” egemone in Pignataro Maggiore e da Cristina Gravante, sostenuta dalla “fazione Iovine” del “clan dei casalesi”. Dalle indagini dei Carabinieri, inoltre è emerso che il gruppo criminale poteva avvalersi della disponibilità di armi e di contatti con organizzazioni criminali straniere, in particolare albanesi, con i quali contrattavano l’acquisto di droga.

In conclusione, non ci resta che attendere la prossima udienza che, a fine marzo, sarà celebrata dinanzi al Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Napoli (dr.ssa Emilia Di Palma) con la requisitoria dell’accusa e per poi proseguire con le arringhe dei difensori degli 11 indagati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Nel frattempo, per quando riguarda alcuni degli indagati come la Vitolo ed il Fusco, che sono ancora detenuti in carcere per dei reati commessi tra il 2015 ed il 2016 e sui quali pende anche l’aggravante mafiosa, a breve dovrebbe pronunciarsi una nuova sezione del Tribunale del Riesame di Napoli che, cosi come è stato disposto dai Giudici della Corte di Cassazione, dovrebbe valutare e rimodulare le esigenze cautelari in carcere.

Alfredo Di Lettera

Sentenze della Corte di Cassazione

– Sentenza riferita a Teresa Vitolo (Udienza del 08-01-2020 – Sentenza n. 6008)

– Sentenza riferita a Stefano Fusco (Udienza del 08-01-2020 – Sentenza n. 6009)

– Sentenza riferita a Michele Fusco (Udienza del 08-01-2020 – Sentenza n. 6010)

– Sentenza riferita a Tommaso Nigro (Udienza del 08-01-2020 – Sentenza n. 6007)

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