Per la rubrica “Poetando”, ecco la quinta lezione del professor Rotoli sulla posizione di dominanza

Per la rubrica “Poetando”, ecco la quinta lezione del professor Rotoli sulla posizione di dominanza

La nostra rubrica sulla scrittura poetica, “Poetando”, è arrivata al quinto appuntamento. Con questa lezione il professore Giuseppe Rotoli analizza la posizione di dominanza:

Un altro aspetto formale utile per fornire indicazioni di senso è rappresentato dalle posizioni di dominanza di ogni singolo vocabolo, che hanno una importante funzione accentuativa del senso. Esse sono le posizioni:

  • Iniziali del verso:

Nel mezzo del cammin di nostra vita (Dante);

 

Acqua che vien giù e bagna il mare. (M. Gualtieri)

Nel primo verso, il più noto in tutto il mondo, la posizione iniziale di ‘Nel mezzo’ ha un valore semantico maggiore rispetto alla vita: ciò che interessa al poeta è rilevare che l’uomo nel mezzo del suo percorso di vita più frequentemente si trova in crisi spirituale e si pone domande sulla propria vita, sulla dimensione esistenziale: lo era all’epoca di Dante e lo è ancora oggi. I grandi interrogativi sull’anima e sul suo destino iniziano in genere a metà della vita. Non è un caso che i due termini esterni siano ‘mezzo e vita’, perché l’intero verso, l’intera opera giocano su quest’asse.

Nel secondo esempio ‘acqua’ dà forza all’intero verso, non solo perché iniziale, ma anche perché la prima sillaba ha un accento forte, che lo collega all’accento finale forte di ‘mare’, creando così una sorta di arco voltaico, che trasporta con sé ulteriori significati.

  • Conclusive

Non andare. Ora che la notte (Milo De Angelis)

Qui non c’è acqua ma soltanto roccia. (T.S. Eliot).

Notiamo qui come il vocabolo ‘notte’ in posizione finale riesca a superare in termini di forza comunicativa il ‘Non andare’ iniziale. L’accento sulla ‘o’ finale esplode e inonda la notte, la quale in tal modo supera tutte le altre parole e il buio vince. Nel secondo esempio, tratto da ‘La terra desolata’ scritta nel 1922, il termine ‘roccia’ è il vocabolo principe, segno dell’aridità spirituale che stava conquistando l’uomo del XX secolo e l’avrebbe avuta vinta sulla ricchezza interiore del secolo precedente. La contrapposizione tra roccia e acqua è emblematica, simbolica e metafisica: aridità/fecondità, spirito/materia; egoismo/altruismo: dicotomie che hanno segnato l’intero percorso del Novecento.

  • Prima di una pausa

Siate mondo, universo e vi sia ignoto

 il grande nulla (F. Pusterla):

In questi due versi di Fabio Pusterla il vocabolo ‘mondo’ prima della pausa serve a preparare il lettore ad una visone a 360 gradi, universale di fronte al grande vuoto, che segna la vita dell’umanità contemporanea; l’invito del poeta è quello di far uscire il lettore dal proprio guscio ed immergerlo in un dramma generale, cosmico, universale. Dopo il ‘Siate’ iniziale, il ‘mondo’ e l’uomo sono fusi in un tutt’uno e il singolo diventa il tutto.

Come si può vedere da questi esempi, la scelta del poeta di collocare un termine in una data posizione non è senza significato, ma diventa di primaria importanza.

Anche la frattura sintattica(inarcatura o enjambement o spezzatura), come abbiamo già avuto modo di dire in precedenza, produce posizioni di dominanza per cui le parole assumono notevole rilievo semantico:

Lì insiste l’eco di un lacero abbaiare

espulso dalla coscienza.  (Bruno Galluccio).

 

L’inarcatura è uno degli elementi che in maniera più decisiva contribuisce a differenziare la lingua e la scrittura poetica dalla lingua standard e dalla prosa. Il lettore sarà colpito dal linguaggio della poesia che gli  si presenterà come una lingua inusuale, straniera, o addirittura come dice Sklovskij, più accattivante, strana.

Le forme di inarcatura più frequenti sono:

  1. Separazione del soggetto dal verbo:

‘ … la neve

canta una nenia di velluto’;

  1. Separazione di parole che formano un sintagma:

‘…più/dolorosa’;

  1. Separazione di possessivi o deittici dal nome:

‘i miei/sospiri; ‘…’quella/ragazza’.

L’enjambement accelera il ritmo di lettura e il lettore non si ferma alla fine del verso, scorre sul finale e si ferma sull’inizio del verso successivo, inducendolo ad una riflessione, ad uno scossone, a non cadere nella noia della lettura e favorisce, in tal modo, un ascolto interiore e una sosta emotiva. L’enjambement può avere anche una efficace funzione di percezione dello spazio; esso può dare un senso di restringimento, e quindi, di oppressione, come se lo spazio cadesse sulle spalle del lettore. Oppure si può avere l’effetto opposto: un senso di allargamento, di dilatazione dello spazio, di luce, di speranza, di rinascita. Vediamo cosa succede con una inarcatura ne ‘La quinta elegia’ di R.M. Rilke:

‘che si faccia ancor più forte il dolore vicino

al cuore sempre in subbuglio…’

 

Lo spazio si restringe e il dolore è più pungente e più nostro, è più intimo e personale, è un peso, un carico esistenziale.

Come sempre una scelta formale diventa un generatore di sensi e significati inconsapevoli, subliminali, subcoscienti.

Provate voi con scelte formali diverse.

prof Giuseppe Rotoli

Commenta con Facebook