Parte la campagna di Enzo Palmesano in maglietta rossa con la scritta: “Sono un giornalista professionista”

Parte la campagna di Enzo Palmesano in maglietta rossa con la scritta: “Sono un giornalista professionista”

PIGNATARO M. – Una maglietta rossa, con la seguente scritta gialla: “Sono un giornalista professionista”. Così Enzo Palmesano si è presentato in data 6 settembre 2013 a Vitulazio, alla presentazione – organizzata da www.caleno24ore.it – del libro di Paolo De Chiara “Il coraggio di dire no – Lea Garofalo la donna che sfidò la ’ndrangheta” (Falco editore). Perché una maglietta così? Lo ha spiegato lo stesso Enzo Palmesano prendendo la parola nel corso del dibattito che ha fatto seguito alla presentazione del libro. “Ho deciso, dopo i noti fatti del 14 febbraio 2013 – ha detto tra l’altro Enzo Palmesano -, di assistere a tutte le iniziative pubbliche indossando questa maglietta, in modo che da fotografie a corredo di eventuali informative della polizia giudiziaria risulti immediatamente chiaro ad ogni magistrato che sono, appunto, un giornalista professionista e che non posso in alcun modo essere confuso con persone identificate quali manifestanti; né mi possono essere attribuiti gli stessi presunti reati dei contestatori”.

Un polemico e ironico riferimento – come ha sottolineato Palmesano proseguendo il suo intervento – all’avviso di garanzia, con le incredibili accuse di oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza aggravata, che ha ricevuto pure il giornalista, unitamente ad altre sette persone identificate quali presunti manifestanti per la contestazione organizzata dal centro sociale “Tempo rosso” e avvenuta in piazza Umberto I a Pignataro Maggiore, il 14 febbraio 2013, nei confronti del piccolo Zinzi (Gianpiero, Udc, per fortuna sonoramente trombato alle elezioni politiche), figlio del presidente dell’Amministrazione provinciale di Caserta, don Mimì Zinzi da Marcianise. Una iniziativa ambientalista contro il disastroso progetto del gassificatore sponsorizzato dai due Zinzi e dal sindaco cosentiniano di Capua, Carmine Antropoli. Insomma, è successo come in Turchia, dove i giornalisti vengono perseguiti e perseguitati per gli stessi presunti reati contestati a persone identificate quali manifestanti. Evidentemente – come la Turchia – anche l’Italia è un Paese di incerta e militarizzata democrazia quando si tratta di avere a che fare con giornalisti con la schiena dritta quale è Enzo Palmesano, per coincidenza impegnato a seguire la manifestazione dei giovani di “Tempo rosso” nell’ambito di una più vasta e complessa investigazione giornalistica sul grande affare del disastroso progetto del gassificatore di Capua.

Red.

Commenta con Facebook