Omicidio Salzillo: fu Nicola Schiavone a ordinare la morte del nipote di Antonio Bardellino.

Omicidio Salzillo: fu Nicola Schiavone a ordinare la morte del nipote di Antonio Bardellino.




CASAL DI PRINCIPE – I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai danni di nove persone per il duplice omicidio commesso a marzo del 2009 dal gruppo Schiavone del clan dei Casalesi, nel corso del quale fu freddato Antonio Salzillo. Tra i destinatari del provvedimento c’è proprio il figlio maggiore di Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e della Compagnia di Casal di Principe, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Dda di Napoli. I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono ritenuti responsabili a vario titolo del duplice omicidio di Salzillo e di Clemente Prisco, commesso a Cancello ed Arnone il 6 marzo del 2009. Il movente è da individuarsi nella riaffermazione della leadership del gruppo Schiavone nelle zone assoggettate al proprio controllo e nel voler punire, con la morte, una delle due vittime. Antonio Salzillo, nipote dell’ex capo dei casalesi Antonio Bardellino – assassinato in Brasile nel maggio 1988 -, dopo anni di esilio era infatti rientrato in provincia di Caserta, ad Arnone, senza l’autorizzazione dei vertici del clan e aveva iniziato a gestire un’attività commerciale (vendita di autovetture usate).

Ma la circostanza che più di tutte ha decretato irrevocabilmente la sua condanna a morte è stata quella di aver osato disprezzare il simbolo dei Casalesi vincenti, ovvero Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’. ”Salvato’, questa era una bella zona, poi chi l’ha rovinata è stata quella merda di Sandokan”: furono queste parole pronunciate in pubblico a costare la vita a Salzillo. Mandante dell’omicidio, di cui rimase vittima anche Clemente Prisco, è ritenuto Nicola Schiavone. Alcuni collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni sono contenute nell’ordinanza notificata oggi a nove persone tra cui lo stesso Nicola Schiavone, hanno riferito come il giovane già meditasse di punire Salzillo. Le parole offensive nei confronti di Sandokan, tuttavia, indussero Nicola Schiavone a mettere in atto immediatamente il suo proposito. Il Salvatore cui Salzillo parlava di Sandokan è Salvatore Caterino, oggi collaboratore di giustizia.

“Dopo l’omicidio Salzillo-Prisco ricevemmo da Nicola Schiavone 10 mila euro e 50 grammi di cocaina. I soldi e lo stupefacente furono divisi tra me e Massimo Russo. C’erano anche, Pasquale e Roberto Vargas, Bianco, Ciervo e Carmine Morelli. Crescenzo Laiso se ne era già andato, ma dopo qualche giorno a casa sua arrivarono mille euro. Io seppi all’epoca da mio nipote che Salzillo era tornato in zona su autorizzazione di Michele Zagaria e ciò mi venne confermato anche da Pasquale Vargas”. Così Salvatore Caterino, nuovo collaboratore di giustizia, zio del capozona Massimo Russo. Dopo avere ucciso Antonio Salzillo e Clemente Prisco, i killer si separarono e furono accolti in diverse abitazioni per evitare che fossero arrestati. I proprietari di una di queste abitazioni, Ernesto Arrichiello e Teresa Massaro, ai quali è stata notificata oggi un’ordinanza di custodia cautelare, furono ricompensati per la loro disponibilità con un’auto Mercedes classe A. Uno degli assassini, Crescenzo Laiso, poi ucciso a sua volta, dopo l’omicidio fece la doccia con la Coca Cola, poiché riteneva che la bibita cancellasse le tracce di polvere da sparo. La circostanza emerge dal racconto del collaboratore di giustizia Salvatore Caterino, agli atti dell’inchiesta che ha portato agli otto arresti di oggi. “Tornando a Crescenzo Laiso – verbalizza il pentito – come deciso dagli altri tre l’ho portato prima a casa mia, fermandomi prima al bar ‘Degli Amici’ nei pressi della mia abitazione a comperare 4 bottiglie di coca-cola da 2 litri. Arrivati a casa, Laiso ha fatto una doccia con la coca-cola in quanto mi aveva spiegato che in questo modo la polvere da sparo sarebbe andata via. Diedi al Laiso una mia tuta che perché gli andava piccola in quanto era un ragazzo robusto ed alto, e ci siamo messi in macchina. Al primo bidone dell’immondizia nei pressi di una abitazione tra via Baracca ed il Borgo Antico ho gettato i vestiti di Laiso, mi sembra un jeans ed una maglietta”.

Il figlio di Francesco Schiavone "Sandokan", Nicola Schiavone, fu lui a ordinare l'omicidio di Antonio Salzillo.
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