Ecco la storia di “Karavan”: il boss albanese amico del clan Lubrano – Ligato e della cosca dei “casalesi”

Ecco la storia di “Karavan”: il boss albanese amico del clan Lubrano – Ligato e della cosca dei “casalesi”

PIGNATARO M. – Abbiamo appena finito di leggere un libro del dottor Giovanni Conzo (Sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli) e del giornalista Giuseppe Crimaldi (che sul quotidiano “Il Mattino” si occupa di cronaca nera e giudiziaria) pubblicato a marzo 2013 dalle Edizioni “CentoAutori”, con il titolo: “Mafie – La criminalità straniera alla conquista dell’Italia”, recante la prefazione di Annamaria Cancellieri (ministro dell’Interno al momento della pubblicazione del volume e attuale titolare del ministero della Giustizia) e di Paola Severino (già ministro della Giustizia). Segnaliamo il libro (174 pagine, 13 Euro) ai nostri lettori nel caso volessero approfondire la conoscenza su fenomeni criminali d’importazione quali le Triadi cinesi, l’Organizacija russa e ucraina, le confraternite nigeriane della Black Axe e dei Buccaneers, le gang Pandillas sudamericane, i cartelli albanesi, macedoni, rumeni e bulgari. Proprio leggendo questo libro ci è venuta l’idea – in materia di mafie straniere – di raccontare ai nostri lettori i rapporti maturati tra la cosca Lubrano-Ligato di Pignataro Maggiore e un boss albanese conosciuto con il soprannome di “Karavan”, ritenuto però nella città tristemente nota come la “Svizzera dei clan” poco più che un personaggio folcloristico. Un grave errore di valutazione a Pignataro Maggiore perché il famigerato “Karavan” (oggetto di annotazioni di polizia giudiziaria anche come “Caravan” o “Karaman”) ha dimostrato di avere un notevole spessore delinquenziale e di intrecciare rapporti sia con il “clan dei casalesi” (fazione Schiavone “Sandokan”) sia con la cosca Lubrano-Ligato. Dalle indagini della magistratura è emerso che “Karavan”, all’anagrafe Agim Kastrati, nato a Tropoje (Albania) il 6 giugno 1960 e con residenza anche a Capua, era riuscito ad ottenere dal “clan dei casalesi” il subappalto dello sfruttamento della prostituzione tra Castelvolturno e Capua, segnalandosi come elemento affidabile per la potente consorteria avente capitale a Casal di Principe. Agim Kastrati detto “Karavan”, inoltre, si è occupato di estorsioni nella zona di Capua, di “sicurezza” dei locali vicini ai “casalesi”, di recupero crediti e pestaggi. Una biografia delinquenziale, insomma – seppure naturalmente subordinata ai boss della provincia di Caserta -, molto pericolosa.

Ma ora veniamo ai rapporti tra “Karavan” e il clan Lubrano-Ligato, cosa che più interessa ai nostri affezionati lettori pignataresi. Agim Kastrati “Karavan” fu colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 26 novembre 2002  dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli, ma si sottrasse alla cattura rifugiandosi in Kosovo. Sapete come i carabinieri del comando provinciale di Caserta vennero a conoscenza del luogo di latitanza di “Karavan” alla data del 20 aprile 2003? Incredibilmente, ascoltando le voci che arrivavano da un microfono piazzato nella villa bunker del boss mafioso di Pignataro Maggiore, Vincenzo Lubrano, in Contrada Taverna; cosa ancora più incredibile perché tutti i giornalisti locali pensavano che Agim Kastrati avesse rapporti solo con la cosca di Francesco Schiavone “Sandokan”, quel “clan dei casalesi” che appena pochi mesi prima, il 14 novembre 2002, aveva ucciso in un agguato Raffaele Lubrano detto Lello, figlio del capomafia Vincenzo Lubrano. “Karavan”, da latitante, si prese la briga di trovare qualcuno che dal Kosovo portasse i suoi saluti alla cosca Lubrano-Ligato nella “Svizzera dei clan”.

L’intercettazione ambientale captata dai carabinieri è quella contrassegnata con il numero 11410 del 20 aprile 2003, a partire dalle ore 19,57. Nella villa bunker di Contrada Taverna parlano Vincenzo Lubrano e la seconda moglie Eva (all’anagrafe Aleman Pena Maria Evangelista), il figlio di “don Vincenzo” Gaetano Lubrano e Pietro Ligato (detto Pierino), quest’ultimo figlio del boss ergastolano Raffaele Ligato e di Maria Giuseppa Lubrano (sorella di Vincenzo Lubrano). Gli argomenti della discussione sono quelli soliti: sparatorie, “casalesi”, carcere, “adesso per le estorsioni sono mazzate”, Kalashnikov, “fucile a 16 botte”, “fucile a 10 botte”. Poi entrano in scena i saluti dall’estero di Agim Kastrati “Karavan”. Ecco la sintesi del colloquio intercettato. Pietro Ligato: “E’ passato quel ragazzo là”. Gaetano Lubrano: “Chi è?”. Pietro Ligato: “Quello che tiene quella 156 Station Wagon… ”. Gaetano Lubrano: “La 156… Quello del Corso?”. Pietro Ligato: “Quello che sta in mezzo al Corso, però abita di fronte a quello là che sta con me. Stamattina si è fermato, ha detto ti devo dire una cosa, ti manda a salutare uno che sta in Kosovo ha detto”. Gaetano Lubrano: “Chi è?”. Pietro Ligato: “Uno che stava di qua, ha detto quello andaste a picchiare uno a Roma andaste a picchiare, ha detto lui è un albanese, la comanda lui adesso la comanda, ha detto uno che comanda tutta quella zona là, ha detto che l’ha mandato a salutare… Caravan. Ti ricordi a Caravan?”. Gaetano Lubrano: “Caravan a Capua…”. Pietro Ligato: “Eh”. Gaetano Lubrano: “Quello faceva il ricettatore Caravan”.

Fin qui l’intercettazione ambientale riguardante Agim Kastrati che in passato era evidentemente andato con esponenti del clan Lubrano-Ligato a Roma per portare a termine un pestaggio. Il messaggero dei saluti di “Karavan” a Pietro Ligato – si legge in un’informativa del comando provinciale dei carabinieri di Caserta ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli – “si identifica in Domenico Fiorillo, nato a Pignataro Maggiore nel 1978 e ivi residente, caporal maggiore in servizio presso il decimo Reggimento di Manovra di Persano (Salerno), Caserma Ronga, il quale effettivamente ha partecipato ad una missione di pace in Kosovo, nella città di Pec, nel periodo compreso dal 9 dicembre 2002 al 19 aprile 2003”. Scrivono i carabinieri che, inoltre, Domenico Fiorillo risulta essere intestatario di un’autovettura Alfa Romeo 156 Station Wagon di colore verde dal 12 luglio 2002. Comunque, dalla banca dati delle forze di polizia “non emergono precedenti penali, né controlli di polizia” a carico del caporal maggiore. I carabinieri aggiungono che Agim Kastrati ricopre un ruolo di vertice nella malavita del Kosovo e che “a seguito della citata conversazione ambientale veniva attivato personale dell’Arma dei carabinieri di stanza in Kosovo, trasmettendo tutte le notizie utili all’eventuale rintraccio del suddetto latitante. Ad oggi non si hanno notizie utili alla cattura del ricercato”.

Un’ultima annotazione. Il messaggero, caporal maggiore dell’esercito italiano, è in missione in Kosovo fino al 19 aprile 2003; appena ritornato a Pignataro Maggiore evidentemente si precipita a rotta di collo per portare i saluti del latitante Agim Kastrati “Karavan” al camorrista Pietro Ligato, che già il 20 aprile 2003 ne parla (intercettato dai carabinieri) nella villa bunker dei Lubrano. Tutto con gran velocità, da parte di Domenico Fiorillo, evidentemente preoccupato dalla personalità del mittente albanese dei saluti (“Karavan”) e del destinatario pignatarese (Pierino Ligato, attualmente detenuto, tra l’altro recentemente condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio avvenuto il 26 gennaio 2000 di Raffaele Abbate, padre del collaboratore di giustizia Antonio Abbate).

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

 

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