“La ricreazione è finita”: la seconda parte della relazione sul bullismo del dirigente scolastico Giacomo Coco

“La ricreazione è finita”: la seconda parte della relazione sul bullismo del dirigente scolastico Giacomo Coco

AGRO CALENO – Negli ultimi anni numerosi sono stati gli episodi di cronaca, accaduti in ambito scolastico,che hanno portato al suicidio di ragazzi vittime di atti di vera e propria persecuzione.

Chi non ricorda l’episodio avvenuto in un liceo di Torino,tempo fa,dove un gruppo di alunni ha aggredito fisicamente un coetaneo,tra lo scherno della classe,ne ha filmato l’aggressione  diffondendo successivamente il video in rete. La vicenda creò un vero e proprio shock nell’opinione pubblica perché la vittima era un disabile(una delle categorie a rischio bullismo).Tra le forme non tradizionali attraverso cui si manifesta il bullismo c’è il cyberbullismo(b. elettronico o b. in  internet).

Oggi tanti ragazzi hanno un profilo in rete. I genitori non sempre danno un’occhiata a quello che i figli fanno on-line,spesso non sanno neppure cos’è facebook. Eppure i ragazzi usano costantemente la rete per comunicare,sin da piccoli. E’ ovvio che questo interesse espone facilmente al rischio di contattare siti o persone che utilizzano la violenza,e non solo,come elemento fondamentale. Il bullo si nasconde dietro uno schermo e umilia la vittima divulgando materiale offensivo a un vasto pubblico in modo spesso anonimo. Il cyberbullismo utilizza non solo la rete, ma anche i social-network, i cellulari con le loro applicazioni ( sms, whats app), la posta elettronica, amplificando così gli effetti persecutori. Le violenze,diverse da quelle tradizionali,diventano in tal modo non soltanto conseguenza della presenza fisica a scuola, ma seguono il soggetto da colpire fin dentro casa e, soprattutto, in qualsiasi ora del giorno o della notte. A volte anche gli adulti sono restii ad intervenire nel caso di rapporti difficili tra ragazzi, perché il fenomeno delle “ prese in giro e delle canzonature” è sempre esistito e così facendo sottovalutano le conseguenze negative che tali episodi possono avere sulla crescita psicologica dei ragazzi. Un’indagine effettuata dall’Osservatorio Regionale della Campania sul bullismo,cita Willard che nel 2007 ha identificato sette categorie attraverso le quali si manifesta il bullismo cibernetico:

–         flaming: spedire messaggi rabbiosi, volgari in un forum on-line, via e-mail o altro sistema elettronico;

–         molestie on-line: spedire ripetutamente messaggi offensivi;

–         cyberstalking: molestie on-line che includono minacce fisiche;

–         denigrazione: spedire dichiarazioni per danneggiare la reputazione di una persona;

–         mascheramento: assumere identità altrui o fare in modo che una persona sembra cattiva;

–         divulgazione: spedire o postare on-line materiale che contiene informazioni private o imbarazzanti, incluse immagini o messaggi     personali;

–         esclusione: escludere con crudeltà qualcuno da un gruppo ( on-line, community).

Come devono comportarsi i docenti in questi casi? La scuola deve spiegare che la rete può diventare pericolosa per chiunque ma, soprattutto,deve isolare i bulli e portare gli altri ragazzi a stare dalla parte delle vittime. Far rispettare, imporre le regole che ci si è dati all’inizio dell’anno scolastico, è fondamentale; i docenti attraverso una programmazione tesa a conoscere il fenomeno, dovrebbero attivare opportune strategie di intervento(ad esempio attraverso l’educazione alla legalità). Potrebbero anche essere utili dei corsi  di aggiornamento o la partecipazione a seminari-moduli come quelli previsti recentemente dalla circolare 2564 del 29 marzo c.a. dell’Ufficio Scolastico Reg.le della Campania.

Un’altra forma di bullismo è quella omofobica dovuta alla diffusione della discriminazione verso gli omosessuali. Il pregiudizio verso di loro espone i bambini interessati alla derisione, alla disapprovazione e all’allontanamento dal gruppo. L’omosessualità può essere solo percepita dal bullo ma se,invece,essa è reale la vittima non ne parla con i genitori per non deluderne le aspettative, ha difficoltà a trovare sostegno tra i coetanei che temono, difendendo un omosessuale, di essere considerati tali anche loro. Tutto questo dilata la vergogna e l’ansia verso la propria condizione rendendo faticosa l’esistenza e le relazioni con gli altri. Per concludere diverse sono le modalità attraverso le quali si presenta il bullismo. Qualsiasi formazione “ tecnica” deve essere accompagnata da quella relazione quotidiana fatta di dialogo, conoscenza, stima, amicizia che ogni bravo docente crea con i propri allievi;questo atteggiamento è fondamentale per contrastare fenomeni di tale  rilevanza.

Spesso,però, a scuola non si ha il tempo,la voglia o la capacità di ascoltare i ragazzi. Sarebbero,in tal caso,utilissimi dei centri d’ascolto.Come ultima risorsa,proprio ultima, un Dirigente scolastico disposto a mettersi in gioco e ad ascoltare i ragazzi e i loro problemi.

Vitulazio, 5 aprile 2013

Giacomo Coco

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