La Guerra di Liberazione a Vitulazio con il contributo delle forze armante e dei “cani sciolti”. A dieci anni della morte, pubblichiamo uno scritto inedito del Generale Armando Scialdone, storico degli eventi dell’ultimo conflitto mondiale

La Guerra di Liberazione a Vitulazio con il contributo delle forze armante e dei “cani sciolti”. A dieci anni della morte, pubblichiamo uno scritto inedito del Generale Armando Scialdone, storico degli eventi dell’ultimo conflitto mondiale




VITULAZIO – Il 25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si festeggia la Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. Vorremmo commemorare questo 25 aprile tutto vitulatino, invitando tutti i lettori a leggere un inedito articolo inviatoci qualche decennio fa dall’indimenticate Armando Scialdone (Generale dell’Esercito Italiano, Storiografo, Cavaliere e Grande Ufficiale della Repubblica Italiana), riconosciuto come memoria storica degli eventi dell’ultimo conflitto mondiale in Terra di Lavoro, morto dieci anni fa, ed in particolare il 13 maggio del 2008. Di seguito, oltre a proporvi l’inedito articolo di stampa, inerente i fatti bellici e di resistenza riguardanti il Comune di Vitulazio e le zone limitrofe, vi proponiamo anche il curriculum-vitae in memoria del Generale Armando Scialdone. (Per la redazione Alfredo Di Lettera)

“Su tutto il territorio metropolitano ed insulare ovunque benché talvolta scoordinatamente, si manifestarono moti di resistenza nei modi possibili come, ad esempio, a Vitulazio e a San Prisco con giovanissimi che, per primi, andavano organizzando “rivolte armate’, assieme a qualche militare sbandato proprio sul davanti alle linee che “i liberatori” tentavano di spingere verso il nord della Penisola; e qui, a sud, non era come altrove molto agevole sottrarsi sfuggire al controllo strettissimo ed all’oppressione dura, attenta, accorta e spietata, che le unità germaniche esercitavano per la loro Sicurezza Operativa, in piena e rigorosa Zona d’Operazioni; ed in più, allorquando si era a lungo costretti fra due fuochi, del’oppressore e dei liberatori! E ciò malgrado era qui che per prima mosse la “Resistenza Liberatrice” che la “forzatura interessata”, o meglio il S.E.I. (di parte) ha a lungo, voluto ignorare! E, ciò non di meno, proprio nel territorio della Campania d’oltre Volturno, proprio lì “maxime”, essa ebbe inizio ed i morti furono migliaia – talvolta ignoti – assieme ai militari sbandati delle disciolte unità nazionali. Infatti val bene rammentare, o meglio ortare ad esempio, due di costoro che vollero tentare la sorte e furono subito fulminati dal fuoco germanico, facendo così salire a non meno di 17 quelli uccisi dai Tedeschi a Vitulazio, mentre altri venivano accolti, nascosti ed aiutati, e servirono, poi, a dare indicazioni utili al recupero di armi e munizioni ed a coadiuvare e compartecipare, come al combattimento del 17 ottobre, sulla intercomunale Vitulazio – Camigliano, ove un manipolo di giovani, poco più che quattordicenni, osò affrontare, assieme alla pattuglia d’avanguardia inglese, un ben appostato “nucleo di resistenza germanico”, che attuava un organizzato agguato ritardatore, uno “skilful”! Per non citare poi gli eroici ragazzi fulminati lungo le vie dell’abitato fatto sgombrare e lungo le campagne: (Di Maio, Ciccarelli, Di Lillo, Martone, Scialdone, etc. etc.) per un numero superiore alle 62 unità.

E fu proprio da qui che tali e diversi militari incominciavano, assieme ai giovani a contrastare e contestare dignitosamente gli “ex alleati” che mantenevano sul nostro territorio nazionale il loro dominio. Fu qui che sorsero le prime “bande di rivolta”, poiché, come a Vitulazio s’era verificato, si fece anche a San Prisco, sulla riva sud del Volturno, quando da questo fiume s’accendevano le “prime rivolte contadine” come s’è avuto modo di accertare anche presso gli archivi di stato germanici (vds. Testo di Lutz Klinkhammer – ed. Bollati Boringhieri). E, proprio l’inerzia – non solo apparente – delle operazioni che costà avveniva tutto questo non va considerato e riconosciuto come “l’accensione di una prima significativa riscossa, o l’inizio della Resistenza”? Mentre, subito e contemporaneamente a questi fatti, avveniva la insistente richiesta interventistica avanzata il 13 ottobre e finalmente accolta con la dichiarazione di guerra fatta alla Germania dal Governo Italiano del Sud che, fin dal 28 settembre aveva già costituito il 1° Raggruppamento Motorizzato Italiano, poi impegnato (anche se non appropriatamente) in azione a Montelungo? Non è trascorso abbastanza tempo per indignarsi, rattristarsi ed arrovellarsi nel pensare ad un qualsivoglia gesto contro l’indifferenza, il disinteresse e l’insipienza ormai inveterati di tante responsabili Amministrazioni Comunali della zona e, per di più, di tanta cecità ed altrettanto ottusità con le quali si è voluto soffocare la memoria della Storia, della quale non si e mai saputo e voluto rivendicare i meriti di Resistenza!!?!!

E non è questo un silenzio, fastidiosamente colpevole, anche e non solo nei confronti delle nuove generazioni che rimangono prive di tali ricordi e meriti, per cui, oggi, queste si sentono orbate di nobili e sacrosanti valori e di una “Vera Memoria Storica Purificata”? Recentemente a Caserta si è finalmente tenuto il “Primo Congresso della Resistenza nel Sud”, compiendo un primo e coraggioso atto. Dovrebbe ormai essere un convincimento radicato l’affermazione che la Storia debba ritenersi ed essere assolutamente obiettiva ed univoca! Infatti dai più lontani tempi nei quali s’è incominciato a trattare di storia, da Erodoto di Alicarnasso, tanto per fissare un punto di partenza, non risulta che siano state realizzate sempre intese complete che onorino ed illuminino la “Verità”. Sono state scritte infinite pagine, più o meno documentate, secondo le quali gli “autori” hanno lavorato in modo più o meno serio e concreto. Vi sono stati pure storiografi rigorosamente onesti, che prima di usare un aggettivo dare un giudizio assoluto, hanno trascorso giornate e settimane intere negli archivi in scrupolose ricerche, onde convincere sé stessi e non incorrere nel falso “si dice”, talvolta ispiratore di dubbi. Ma di qui al dire che si possano contestualmente scrivere sempre storie completamente e fedelmente obiettive, ne corre!

Ogni uomo (ricercatore) vede le cose in modo particolare e personale. Gli stessi fatti, le medesime situazioni, quando siano accadute, non si prestano agevolmente ad una unica valutazione, obiettiva e unidimensionale, perché gli accadimenti sono molto più complessi ed incerti di quanto sì è portati ad immaginare, credere e supporre. Per tutti può valere un esempio: Ci si porti agli avvenimenti che accompagnarono e seguirono la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e ci si astenga (intanto) da quelli occorsi sessanta anni fa. Sui primi c’è chi scrive di “Invasioni Barbariche” e chi le definisce “Grandi Emigrazioni Germaniche”. In un certo senso le due definizioni appaiono abbastanza esatte, ma la loro valutazione, in sostanza dipende dal punto di vista in cui le si considerino ed intendano. Per un povero italiano che del quinto secolo d.C. visse sulla propria pelle le peripezie ed i disastri di quei tempi sarebbe andata bene la prima definizione; per le Comunità dei Gruppi che si spostavano o invadevano alla ricerca di spazi, di cibo e di nuove terre ove sopravvivere, è la seconda delle definizioni “ad andar bene” o che sarebbe nel “vero”.

Sui fatti concreti della Resistenza, appena tratteggiata una sola dovrebbe essere la valutazione e/o la definizione calzante: Quella che essa aveva un solo fine: “La liberazione del territorio Nazionale dall’improvvisa e tracotante occupazione germanica”. Ed allora? Da dove questa ebbe veramente inizio?…… Furono (o no) allora le masse talvolta piccole e disunite ad avviarla? O, come si fa ancora credere, fu solo l’effetto delle azioni partigiane del Nord? Eppoi, è vero che la storia è fatta solo dalle minoranze? Ma, su quest’ultima domanda, sarebbe logico e semplice affermare che essa sia solo il risultato dì “uno schema di parte, un presupposto o un luogo comune”, oppure, quello di un Sacro Egoismo Individuale (di parte), nello specifico solo del Nord Italia? Così come si pensa, ad esempio, che il nostro Risorgimento sia nato da decisioni ed interessi di pochi, di una piccola minoranza pur ammettendo che le sue conseguenze non furono affatto trascurabili, come si è fatto ritenere la “Resistenza”, da ormai “sessant’anni”, sulla quale tutti noi italiani, del nord e del sud, vorremmo e dovremmo esser certi e concordi? Allora, brevemente, necessita delineare un chiaro “abbozzo” del quadro sugli anni oscuri 1940-1945 e sulla “Guerra in Casa”, trasformatasi a Nord quasi in “una guerra civile fratricida”, non unicamente a causa dell’occupazione d’Italia da parte delle truppe germaniche o dell’invasione alleata, nel mentre un conflitto tra le due summenzionate parti contrapposte era in corso e l’esistenza degli italiani e della loro nazione diveniva sempre più tristemente rischiosa e disagiata; ed i pericoli crescevano, specialmente durante la “guerra civile”, spesso fratricida. Allora chi scrive aveva dieci anni (1940), quando l’Italia entrava in guerra e, nel 1943 (4 ottobre) egli entrava nel 14° anno e fino a quel giorno in Campania erano trascorsi anni oscuri, dovuti alle operazioni d’Oltremare, quando da quel momento una “Odissea diretta e disastrosa” coglieva le nostre regioni d’Italia. Nella diecina di mesi successivi allo “sbarco a Salerno”, cosa accadeva nel nostro Meridione e, più dettagliatamente, in questa nostra parte del territorio Metropolitano?

Tralasciandone i dettagli e le conclusioni ad altri, si fa solo un accenno brevissimo ai fatti: “Nel luglio 1943 si sussegue in Italia una serie ininterrotta di avvenimenti drammatici, come lo sbarco delle truppe americane in Sicilia, la caduta del regime fascista, l’arresto di Mussolini, la conclusione improvvisa dell’Armistizio con gli angolo-americani, l’occupazione dell’Italia continentale da parte delle truppe germaniche, l’inizio di una guerra civile tra fascisti e antifascisti (comunisti), in presenza del conflitto in corso al sud fra Tedeschi e Alleati a seguito dello sbarco a Salerno e quando le ormai scarne unità italiane, costà dislocate (vds. 7° Armata, come citato nel testo “Il Nostro Volturno”….), ed impossibilitate a far fronte all’una o all’altra parte, si disciolsero e dileguarono senza valide direttive, disperdendosi e trovando rifugio tra i civili”. In altri termini: Uno stato di “caos” indefinibile e privo di controllo! Il Sud, e più di tutte la parte nord della Campania si ritrovarono subito in “strettissima e lunga zona d’operazioni” di una battaglia, sia pure convenzionalmente condotta, ma tra contrastanti modalità esecutive degli stessi Alleati. Allora le “Eccellenti Menti” degli storiografi, strizzando nel miglior dei modi, i loro cervelli, non hanno ancora potuto o voluto accertare e chiaramente delineare lo svolgimento dei fatti di quella resistenza, attiva e passiva istintivamente qui svolta contro i germanici, subendo e pagando per primi “in questo squarcio d’Italia”, obliterato e misconosciuto dalla Storia, fin quà interessata a causa del S.E.I. (Sacro Egoismo Individuale) di parte consentito anche dalla negletta condotta di molte Amministrazioni locali. E non è tutto, poiché altro ancora sarebbe da rilevare, per ricordare tanti Comuni qui non citati!…

L’inizio di un fatto è sempre più difficile e complesso della sua fine, quando questa non viene mai “definita” completamente ed allorché gli interessi personali e di parte inducono a dimenticarla! Per fortuna recentemente s’è avuto il coraggio di tenere – finalmente – un “Congresso Nazionale di Studi sulla resistenza del Sud e le azioni spontanee partigiane”. Ma l’augurio è che ci sia un necessario ed insistente seguito.

CRONISTORIA DEI MIEI FATTI:

L’insieme degli avvenimenti bellici, che furono alla base della strategia d’assalto al Continente Europa, aveva avuto come essenziale premessa la “necessità” di spazzar via dall’Africa le forze dell’Asse e, successivamente quello di aprire il “nuovo scacchiere” alla “spedizione” senza alcuna interruzione di continuità da parte degli Alleati, aprendo la “successiva fase” nel “Teatro del Mediterraneo”. E, lo si ripete, nell’agosto del 1943 il Gen. Ser H. Alexander affermava: “the first aim of allied strategy had been achieved”, ritenendo che il primo scopo era stato concluso sulle coste del Nord Africa.

Sulla decisione d’invadere il “Territorio Continentale d’Italia” (considerando a parte quella della Sicilia che avveniva relativamente in poco tempo) nei primi di febbraio, presso il Comando Generale delle Forze Terrestri, l’incarico veniva assegnato e per questo veniva già attivata la “Quinta Armata”, col proposito – preliminare e contemporaneo – di salvaguardarsi da possibili minacce attraverso la Spagna ed il Marocco spagnolo, al fine di salvaguardare l’integrità della “quarta sponda” del Marocco francese e dell’Algeria. Il Gen. Clark, probabile predesignato al comando di tal armata, ebbe “ad aprire” per questa diversi “centri addestrativi e preparativi per una – non ben definita – azione anfibia”, addestrandone adeguatamente le unità che ne avrebbero fatto parte.

E mentre due Corpi d’Armata lavoravano sui loro piani di sbarchi, premesso che la campagna in Sicilia si concludeva sollecitamente in breve tempo ed in presenza di un collasso interno dell’Italia, La Vª Armata lasciando al 10° e al 6° Corpo di lavorare sui piani di sbarco lungo punti bassi del “tacco”, pianificava la “Brimstone” di Sardegna. Intanto solo il 16 agosto – quello precedente la conclusione dell’occupazione della Sicilia – il Gen. IKE (Eisenhower) prendeva la sua decisione finale, quella che segue: Inviare l’8ª Armata (BR) attraverso lo stretto di Messina, appena possibile ed in data fissata da Alexander; Lanciare l’AVALANCHE (a Salerno) il 9 Settembre; La scelta definitiva per quest’ultima “azione anfibia” assegnata alla V A.ta era stata ufficialmente fatta il 27 luglio 1943. L’Armistizio con l’Italia veniva firmato in assoluta segretezza e reso pubblico l’8 Settembre. E da questa data ebbe inizio quanto Armando Scialdone ed i giovani ragazzi di Vitulazio iniziarono a fare ed in particolare lui stesso:

A Vitulazio (allora Villa Volturno = Vitulazio (capoluogo) + Bellona + Trifisco) la notizia si diffuse al mattino del 9 sett. e la si appurò principalmente dal fatto che una unità della “Pasubio” schierata nell’uliveto di Tutuni si disfaceva, come pure quella che presiedeva l’aeroporto militare vicino; d’onde il primo dei procedimenti attuati dal sottoscritto:

1) “Quello d’aver munito dei suoi abiti (modesti) civili a sei (6) militari sbandati (2 avieri e 4 dell’esercito), rimanendo – per se stesso – solo un pantaloncino corto ed una maglietta; la “Pasubio si disfaceva” ed il giorno successivo due dei sei, che nascondevo nel profano ricovero della Masseriella Miceli, vollero tentare la ventura e furono “freddati” sul tratto della strada Vitulazio – CAPUA; gli altri quattro erano: 2 Siciliani: Sinito Carmelo e Salomone Giovanni; 1 Sardo: PAU Giovanni; 1 Pugliese: Grandolfo Pasquale (che poi incontravo allorquando fui incaricato del Comando del Gruppo d’Art. di Campagna della Brg. D’ardimento “Pinerolo”). Dei quattro, sottratti alla furia Tedesca, venni a sapere che a Masseria LEPORE erano state nascoste delle loro armi in dotazione e delle munizioni; mentre la Stazione CC. di Vitulazio era stata sguarnita dai Germanici ed era ormai priva del suo Brigadiere. Intanto nella zona di schieramento (uliveto di Tutuni che era a 50 metri dalla “Masseriella”) veniva a schierarsi una unità carri della H. Goering, e si corse il “grande rischio” di essere scoperti per il nascondiglio, sotterraneo, dei “quattro italiani sbandati”, che, correndo quel lungo e costante rischio (dal 9 Sett. al 17 ottobre) riuscii a tener nascosti ed a liberarli fino alla venuta degli alleati (la pattuglia della 56ª Div. Inglese). (Alla bisogna accludo copia dell’ordinanza del Col. Scholl emessa il 12 sett. 43).

2) Dall’informazione assunta dai 4 militari italiani nascosti, il giorno dopo, mentre (Anicus Plato, sed magis amica Veritas – Aristotele), essendosi le scuole superiori chiuse, assieme ad alcuni miei compagni si tentava quanto fare; passarono per la casa di campagna messa a 700-800 metri ad ovest del Paese; ad essi – senza dire loro del nascondiglio dei soldati – riferii su quanto avevo saputo su Mass. LEPORE (vds. Cartina n. 16, allegata al Testo il “Nostro Volturno”); allora decidemmo di compiere un “raid” in quella zona, messa più a ridosso della via Appia, per recuperare tali armamentari, ma una Pattuglia di Sicurezza (probabilmente dello Squadrone Esplorante della 16ª Div. SS. Tedesca) ci intercettò, proibendoci di raggiungere lo scopo; ciò nonostante, infilandoci per le cupe seminterrate provvedemmo a recidere alcune linee che i germanici andavano stendendo e sul tardo pomeriggio ci dileguammo, rientrando nei punti di partenza; intanto a ridosso della riva nord del Volturno che distava da noi, non più di 3 Km, i germanici iniziarono ad eseguire lavori di campagna, mentre le pattuglie di sicurezza rastrellavano, razziavano ed uccidevano quanti ritrovati nei pressi dei punti che venivano preordinati e preparati per l’organizzazione della L. di S. (linea di Sicurezza) sul Fiume; dal paese venivano continue notizie di razzie, di sopraffazione e di uccisioni (dall’9 sett. al 18 ott. vi furono 58 morti uccisi e più di 17 soldati ignoti sbandati che quella popolazione curava e nascondeva) – Dominava il Terrore – ed il mattino del 7 ottobre, quando s’era verificato il triste fatto della sua frazione Bellona, si ordinò lo sgombero totale, razziando più di 105 uomini, tra i quali era mio fratello maggiore, portato poi nel Cassinate d’onde solo due mesi dopo riuscì, ferito alla gamba destra, a fuggire; e il paese veniva minato in tutti i crocevia e messo a ferro e fuoco (vdr. Raff. CC. di Napoli accluso al testo “Il Nostro Volturno”.

3) I giovanissimi, specie quelli delle classi 1928-29 e 30, si dettero da fare nel compiere azioni di resistenza passiva ed attiva: il primo esempio di resistenza passiva fu quello di Masseria LEPORE ove, il giorno 14 settembre, a seguito di un rapporto di quella “pattuglia germanica” che aveva intercettato il nostro “raid”, i Tedeschi invasero tale masseria, trovando nel pollaio armi e munizioni nascoste; allora vi rinchiusero i cinque cittadini (3 vitulatini e 2 capuani) e li massacrarono facendo, poi, saltare il pollaio (vdr. Raff. Dei CC. di S.Maria C.V., accluso al testo).

4) Mentre la ferocia delle squadre (SS) del 16° Batt. Esplorante dilagava lungo la fascia, ampia dai 3 al 5 Km, a partire dalla riva nord del Fiume, e diveniva sempre più intensa e feroce, quell’unità della H. Goering s’era mossa dal vicino uliveto di Miceli – Tutuni; per accorrere a sud del Volturno nel tentativo di “dar man forte” (dal 13 e 14 Settembre) alle due Divisioni Panzer Germaniche che a Persano e ad Altavilla sull’area (t.da sb.) di Salerno tentarono, inutilmente, di “buttare a mare” il 6° Corpo Americano (3ª e 45ª DD.VV. U.S.) e rientrava compiendo, con i suoi genieri sia la distruzione degli impianti portuali di Napoli, sia azione di protezione delle Unità germaniche che, lentamente ripiegavano. Ed a Vitulazio, nel clima di terrore che incombeva, mentre i germanici approntavano con eccellente capacità la L. di S. e la Zo. Di Si, a ridosso del Volturno il 21 Sett., dopo quello su Capua, Vitulazio subiva il più severo (il terzo) dei bombardamenti aerei, con altri morti e feriti, ed ulteriori distruzioni, poiché le F.A. alleate ritenevano che quella fosse la “linea di interdizione” rispetto a Salerno e che nell’abitato e Vitulazio vi fosse un Comando Germanico e nelle sue campagne come effettivamente era, unità in corso di preparazione della difesa. In quel clima di terrore e di “caccia all’uomo” e di reazione al nemico germanico, mercoledì 13 ottobre, la resistenza di Vitulazio registrava uno dei più fulgidi esempi di rivolta ai Tedeschi, quello del mio compagno di classe, delle scuole elementari e di banco, Gaetano Di Maio, esempio che avevo descritto a pg. 38 e 39 del “libercolo” “Villa Volturno” (la battaglia), scritto, con tutta l’anima e tanta amarezza, ma mai rivisitato – e che tu hai avuto uno in copia – Oserei affermare che Gaetano era ed è più meritevole di ricompensa di quanta data all’eroe V. Brigadiere D’Acquisto, poiché il ragazzo (che aveva il padre prigioniero in A.O.) non era un militare, né aveva prestato a chicchessia “solenne giuramento”! E poi trascrivo quanto scriveva Giovanale (1,74): “Probitas Laudatur et Alget” (l’Onestà è lodata ma trema dal freddo), che in termini correnti vuol dire: “Se si vuol diventare qualcuno, bisogna compiere azioni degne del carcere”. Allora, rientrando quell’unità corazzata della H. G. germanica venne a rischiararsi, mascherandosi, seminterrando i carri, e mimetizzandosi, nuovamente nell’uliveto Tutuni, 50 mt a nord di Mass. Miceli ove avvenne la cattura di mio, avanzato in età, padre e di due altri anziani che con le loro famiglie (40 persone, molti bambini ed alcune donne) servivano a dar maggiore copertura “al Tener nascosti quei quattro sbandati”; inoltre, per sottrarre tali civili ai bombardamenti aerei che si susseguirono. Mentre ero su di un robusto albero di fichi a raccogliere quel poco che dovevo racimolare per “darlo in sussistenza” ai “quattro fantasmi nascosti e sotterrati nel fondo del pozzo” avvenne quello che, con estremo coraggio feci, presentandomi, indossando solo un pantaloncino, al comandante di quel reparto e chiedendogli di rilasciare i tre, anziani ed ammalati, messi a scavare i seminterrati per i carri, adducendo una verità (quella di Taurinella) che tu hai letto in quel libercolo, e facendo ricorso al richiamo dall’”Onor militare” di soldati e non di SS., poiché stava per morire una bambina. Sai quanto poi avvenne. Ma così essi seppero che gli sfollati erano tutti, donne, bambini e vecchi e non vi fu ulteriore loro visita alla Massariella.

5) Attorno al 6 ottobre (gli alleati, avevano impiegato poco più di 4 settimane, per arrivare “dolcemente” a Napoli, impiegarono poi altra settimana per attestarsi sulla riva sud del Volturno), e come se non fosse stato abbastanza quanto qui s’era già sopportato, si era ormai sulla linea del fuoco (vds l’OVERLAY di come si andavano schierando le tre Div. Germaniche, con al loro centro la H. Georing). Noi giovani, ogni due o tre giorni, c’incontravamo (non v’erano Brigate di Partigiani) ed eravamo noi a pensare e a provvedere su quanto si dovesse fare. S’era al “dunque”. La sera del 6 ottobre avveniva l’accadimento dell’uccisione di un tedesco e di un altro ferito nella Frazione; la mattina del 7 ottobre (vds. ordinanza diramata) l’abitato del Comune (e delle campagne) fu fatto evacuare sotto la minaccia delle armi, col rastrellamento di numerose persone (maschi), e l’11 ottobre avveniva l’eroico fatto di Gaetano DI MAIO, di cui al prec. n. 4. Il paese fu sventrato, minato e dato al fuoco. Sul resto vds. Rapp. CC. di Napoli. Anche da Mass. Miceli gli sfollati, lungo vie nascoste (cupe), ripararono a Casigliano a Pastorano, mentre io rimanevo nascosto, a guardia e salvaguardia, dei 4 soldati italiani, ancora con il rischio persistente sulla mia stessa incolumità, e vi rimasero fino al 16 ottobre. Dopo veniva il combattimento del 17 ottobre e la militanza (Mascotte del 753° Batt. Cor. Americano) come appresso descritto.

L’attraversamento del Volturno, completamente esondato e ben difeso dalle unità germaniche, richiese diverse giornate di tentativi, poiché nel settore a valle del 10° C. d’A. non era possibile alcuna azione per lo straripamento dello stesso; lì iniziava una poderosa, preparata e profonda posizione difensiva, che prevedeva atti difensivi e successivi molto duri, per cui l’attraversamento del Volturno poteva trasformarsi in “un grave insuccesso”. Eroica fu la 3ª Div. Fr. U.S.. Clark dovette, ad esempio spostare ad Est il settore di competenza della 56ª Div. Britannica e fu la 3ª Div. di Fanteria (U.S.) a progettare ed eseguire l’attraversamento, a Nord Est di Capua, praticamente nel territorio che investiva Villa Volturno, mentre affiancato alla sua destra era la 34ª Div. Ft. Americana che attaccava più a nord, nella grande ansa del Volturno fino alla confluenza del Calore nello stesso. E dal 6 ottobre si operò, combattendo, esplorando, e pianificando, e ci vollero più di sette giornate per realizzare una prima “testa di ponte” sulla riva nord e solo verso il 19 ottobre la 5ª Armata poteva ritenere d’avere superato interamente l’ostacolo, sia nel settore Americano che Britannico. In questa fase, quando le unità Britanniche sul mattino del 17 ottobre entravano in Vitulazio, la campana della Chiesa Madre incominciò a suonare e fu il segno e l’annuncio che gli alleati erano nel paese. Tale scampanio serviva anche a farlo sentire alle famiglie sfollate, quando il fragore della battaglia lo avesse consentito. Nel pomeriggio, seguendo e affiancandosi con la pattuglia d’avanguardia, una squadra di noi giovani, quattordicenni e poco più, tirando fuori quanto era stato nascosto, procedette con la stessa lungo l’intercomunale Vitulazio-Casigliano, verso il Nord ove erano state indotte a sfollare tutte le famiglie. In contrada Tutuni vi fu l’agguato e lo scontro ove, in pieno combattimento, morirono “due soldati britannici e diversi furono feriti” (vds. IL NOSTRO VOLTURNO): Dei nostri Martone Giuseppe era stato, come Gaetano, mio compagno di scuola; Francesco Scialdone che con me frequentava già le scuole superiori a Capua, veniva ferito; Scialdone Guelfo più anziano di noi precedeva la Pattuglia, da esploratore, mentre Ciccarelli Gaetano e Di Lillo Pietro si muovevano fiancheggiando la formazione, ma lungo la base di M.te Tutuni in terreno sopraelevato. Dopo quello scontro (Skillfull) il movimento si fermò e riprese, più tardi il giorno seguente, quando l’azione di una compagnia di mortai costrinse il “Nucleo ritardatore germanico” ad abbandonare la posizione. La mia incolumità fu dovuta ai suggerimenti ed insegnamenti che i soldati salvati mi dettero, consigliandomi di non  procedere intruppato, ma sui fianchi della strada, e fuori la stessa e proprio lungo il terreno degli ulivi, rischiando, però, anche di saltare su qualche mina. Tuttavia i 4 militari Italiani erano ormai in terreno libero e con abbracci, saluti e ringraziamenti presero la via delle loro case solo il giorno dopo. Noi incominciavamo a leccarci le ferite ed a camminare sulle case diroccate, minate e distrutte.

A questo punto avendo, per sommi capi e senza enfatizzare, riferito su quanto avvenne (trascurando i dettagli) dell’invasione a Salerno fino all’occupazione di una fascia di territorio a nord del Volturno (il mio paese che non distava più di 3 Km dal fiume) pur non avendo riportato i dettagli, il clima e le condizioni che possono essere desunti dal Rapporto accluso al Testo e prodotto solo il 12 luglio 1944 dalla Comp. CC. di S. Maria C.V., protocollato e “Classificato”, poi declassificato dal C.do V Armata (vds. Doc. n. 1) Qui riporto brevemente il dopo, quando la V Armata avendo ristabiliti gli iniziali settori, il mio territorio venne a ricadere sotto il controllo del 6° C. d’A. americano. Quell’uliveto, servito sia alla Pasubio che alle unità corezzate della H. Goering, aveva una conformazione rettangolare ed un’ampiezza pari a 500×300 mt, con un orientamento nord est – sud ovest ed una folta copertura di alberi d’ulivo, posti a circa 30 mt l’uno dall’altro; e, dalla dimensione dei tronchi, lasciava ragionevolmente supporre che fosse “plurisecolare”, probabilmente ascendente anche ad un’età romana, atteso che là c’era stata la “centuriazione agraria” sotto il dominio di Roma.

La zona, già dallo sbarco di Salerno, veniva sottoposta a frequenti “bombardamenti d’interdizione di quel campo di battaglia”: l’ultimo, il terzo su Vitulazio, era avvenuto proprio sull’abitato il 21 settembre, con ulteriori vittime e danni, poiché gli Alleati avevano rilevato che reparti Tedeschi erano schierati proprio in tale zona. La Masseriella Miceli era a solo 50 mt. dal lato sud di tale uliveto e mio padre vi aveva fatto scavare un profondo ricovero di circa 13 mt., con due uscite: la prima dall’occhio del pozzo, la seconda alla parte opposta della casa; e dopo tale violento “bombing” ci trasferì tutti, in campagna, a circa 700 mt. a sud ovest dal paese. Pur restando, dunque in zona liberata, l’area continuò ad essere in strettissima zona d’operazioni, con gli alleati che avevano – in linea d’aria, avanzando a furia di spallate non più di 10-15 Km, sul margine della L. “Barbera” – (M.te Massico – Sparanise – Teano etc.). In quell’appezzamento, come accaduto per la Pasubio e la Goering, considerata la sua idoneità dovuta al buon mascheramento ed al facile collegamento sia con la V. Appia che con il vecchio tracciato della V. Latina, si veniva a schierare anche il 753° Battaglione Carri Sherman che costituì la “riserva di pronto intervento” lungo la direttrice principale che calcava la direzione della SS. Casilina, proprio a margine del tenimento del Comune di Vitulazio. E ciò succedeva proprio sul finire nel mese d’ottobre. Da quel momento fino al 12 dicembre, ne fui “la mascotte” della Comp. (A) e facevo l’apprendista quattordicenne, imparando i “fondamenti del vivere da soldato”, ma a modo americano. Non mancarono “ricognizioni armate” dei caccia Tedeschi e, nei primi giorni, frequenti riprese d’artiglieria germanica.

Quando la linea del fronte si spostò sulla Bernard e vi fu il primo attacco alla gola di Montelungo, senza aver raggiunto lo scopo, poiché il caposaldo di testa era quello di M.te Sammucro, ai piedi del quale era il “paese gioiello” di San Pietro Infine, Clark decise di ripianificare l’azione, incaricandone Walker ed esigendo che vi partecipasse  una unità di carri Sherman. Attorno al 12 dicembre, dopo aver fatto la reazione fisica mattutina ed altre poche cose, vidi arrivare il Comandante della V Armata, il quale, svettando con la sua altezza e la sua bustina, radunò al centro del campo la truppa, messa a giro d’orizzonte, e tutto il personale del Battaglione ed io ne potei osservare, a distanza ravvicinata, ma non troppo stretta, cotanta determinata personalità. Il Briefing durò non più di 30 minuti e servì, logicamente, a caricare il personale, in vista d’una missione che, di lì a poco, sarebbe stata eseguita. La mattina del 12 dicembre, come sempre, fui alle 4 del mattino presente alla partenza e chiedevo insistentemente al C.te del 1° Plotone Carri (Staff Seargent Sam Tesoriero) di andare con loro; e ci volle del bello e del buono di costui, che con voce rotta, mi convinceva che non era possibile “Non puoi venire con noi, non sappiamo dove andremo e se torneremo”, diceva Sam (italo-americano), mentre “attendeva all’allestimento per la marcia” del suo 1° Plotone della Comp. (A) e di tutto il Battaglione. Essi andarono al 2 attacco di San Pietro Infine, azione che fu eseguita dal 15 al 17 dicembre, fin quando il Battaglione della 29ª Div. Germanica ripiegava nottetempo su S. Vittore, in posizione preordinata ed ove iniziava l’ultima linea di resistenza (la Gustav). Ed io avevo già fatto “il piccolo miltare americano” per più di due mesi.

 

+ ARMANDO SCIALDONE +

Nato a Villa Volturno il 04-10-1929

Morto a Caserta il 13-05-2008

CURRICULA VITAE – HONORUM atque STUDIORUM

A.  VITAE BELLICAE

A. 1 . Quintogenito di sette figli di C. Antonio e Di Gaetano Guida Chiara, l’A. nasce il 4 ottobre 1929 nel comune di Villa Volturno (Vitulazio) e viene battezzato con i nomi di Armando, Gennaro, Battista. La madre muore a 35 anni, nella Settimana Santa  del 1935, mentre egli si preparava a frequentare le Scuole Elementari di quel Comune ed a proseguire gli studi (medi e superiori) presso gli Istituti di Stato in Capua, ove nella “prima sessione” del 1946, consegue il diploma di Abilitazione con la “migliore media” del corso e, in quella settembre, la “Maturità Scientifica”, presso il Liceo “A. Diaz” di Caserta”.

Nel 1948, dopo aver superato, in data 26/6 presso l’Università di Napoli, l’esame di Fisica Sperimentale (esaminato dal prof. Enio Tartaglia) ed avendo, all’insaputa del genitore, inoltrato domanda d’ammissione ai Corsi Regionali dell’Accademia Militare e, dopo aver superato la prova scritta, quella “psico – fisica” ed il “tirocinio preliminare”, viene ammesso alla frequenza del 6° (p.b.) 131° Corso Regionale, in qualità di “Cadetto” aspirante all’Arma di Artiglieria e/o del Genio, ad indirizzo scientifico.

A. 2 . Tuttavia, dai primi mesi del 1943 fino all’occupazione di Cassino, ritrovandosi presso la vicinissima masseriella Miceli ( l’esiguo podere di proprietà del padre che vi aveva realizzato un efficientissimo ricovero antiaereo ove ospitava una quarantina di compaesani sfollati) l’A. ebbe modo di frequentare, ancora adulto quattordicenne, i reparti che vi si andavano schierando, di volta in volta e a causa del susseguirsi delle operazioni belliche, i reparti della Pasubio (italiana), della Herman Göering (tedesca) e del 753° Battaglione Carri Sherman (U.S.A.); in tale lasso di tempo, in particolare dall’8 sett. al 18 ott., oltre a preservare, nascondere e salvare quattro dei sei militari italiani della “disciolta” Pasubio e del “Campo d’aviazione” di Capua (erano 2 siciliani, 1 sardo ed 1 pugliese) egli eseguiva diverse azioni di resistenza, sabotaggio e guerriglia conclusesi col combattimento a quota 54 – Tutuni – del 17 ottobre, contro i tedeschi ed assieme ai combattenti Vitulatini. Mentre suo fratello Giovan Giuseppe veniva (7. ott.) deportato nel “Cassinate”, da dove rientrava ferito dopo 5 mesi. Riprendendo dal precedente n° 1, dopo un intensissimo e durissimo tirocinio di prove e di studi (dal 20 sett. al 20 nov. del 1948) sostenne a Modena i conclusivi esami orali sulle materie scientifiche e le definitive prove mediche ed atletiche per l’ammissione definitiva al Corso. Questo, il 131° di tutta la storia dell’Accademia, ebbe inizio il 1° dicembre 1949. Dei circa 330 inizialmente ammessi, 175 furono estromessi alla fine del “primo biennio” di frequenza, allorquando l’A. si classificava al 65° posto ed al 1° sett. 1951 otteneva la promozione ad Ufficiale – Allievo da Sottotenente nell’Arma di Artiglieria (una della due “dotte”) e passava alla frequenza del “secondo biennio” presso la “Scuola di Applicazione di Torino” per ulteriori due anni di studio ( In totale per 57 esami finali ed, almeno 1 interrogazione ogni settimana).

A. 3 . Al termine del biennio di Torino, nel quale si studiavano materie pertinenti al Politecnico d’ingegneria, l’A. fu ancora promosso nelle “sessioni estive” ed, al termine, conseguiva la facoltà di “opzione” per l’Arma dei C.C., assieme alla promozione a  Tenente in s.p.e. nell’Arma d’Artiglieria, per la quale aveva espresso preventivamente il suo gradimento; ottenne anche dall’Università di Torino il diploma di Laurea (dott.) in “Scienze Strategiche ed a indirizzo scientifico”; e nel frattempo, sia a Modena che a Torino dovette prestare “Giuramento di Fedeltà alla Repubblica Italiana”, prima da “Cadetto”, e poi da “ufficiale” s.p.e..

A. 4 . Pur avendo acquisito il merito di entrare nell’Arma dei C.C., come da sua domanda, l’A. fu assegnato al ricostituendo 52° Rgt. Art. Pesante in Alessandria, che aveva ottenuto medaglia d’Oro in Russia al che, essendo stato dotato dei nuovi “pezzi” americani da 203/25 mm. “battezzati al fuoco” proprio nella campagna del Sud Italia, nella prima battaglia di Monte Camino, in attesa delle Tavole di Tiro Unificate che l’Ispettorato d’Artiglieria avrebbe dovuto approntare, l’A. ne elaborava, in proprio, un Manuale Tecnico di Tiro applicando i mediti e i calcoli dei procedimenti U.S.A. che si differenziavano da quelli della “balistica italiana” in uso; ed ottenne come C.C.T. (Capo Centro Tiro), sui poligoni delle Alpi Occidentali “un assoluto e riconosciuto successo” e le sue “PRIME VALUTAZIONI CARATTERISTICHE” furono, già dall’inizio della carriera sanzionate con “OTTIMO”, come allora si usava, e poi “ECCELLENTE” fino al termine della carriera. Ma gli studi, per stare alla passo, riprendevano subito con l’iniziale “Corso per gli Ufficiali Addetti” alle unità motorizzate e corazzate, di 2 mesi, e la qualifica ancora di “OTTIMO”. Nel 1956, promosso Capitano e col titolo di “Campione militare di sciabola” conquistato nei Campionati di Torino, ed elogiato per quanto aveva reso al Reggimento, veniva destinato al Q.P. (quadro permanente) della Scuola d’Artiglieria di Bracciano (Roma), ove assumeva subito l’incarico di Aiutante Capo Centro Tiro di tutti i “Reparti Dimostrativi ed Addestrativi”, e nel 1958, quello di C.C.T. (che era già una funzione da Ufficiale Superiore – Maggiore). In quella funzione dovette istruire un Capitano dell’Artiglieria Britannica, perché imparasse il Manuale Tecnico del 203 mm. ed i procedimenti  che si andavano elaborando, sicché l’A. fu festeggiato a Roma dall’Ambascaita Inglese, a titolo di riguardo.

A. 5 . Successivamente, dal 1° gen. al 15 ag. 1959 veniva, dopo le previste visite psico – fisiche, inviato alla frequenza, presso la Scuola dell’A.M. di Guidonia, del Corso di Osservatore e di Navigatore Aereo, conseguendo il “brevetto militare” n. matr. 026 – 29012573. Rientrato alla Scuola di Bracciano assumeva l’incarico di Capo Sezione Addestramento e Studi dei Reparti Dimostrativi ed, un mese dopo, veniva inviato alla 3a Aerobrigata da Ricognizione Tattica (unica nel settore Sud Europa), in Villa Franca di Verona, ove, per un anno e nella veste O.A. E G.L.O. (Osservatore dall’aereo ed Ufficiale di Collegamento con l’A.M.) svolgeva, attività di volo, di cooperazione e di addestramento degli equipaggi ricognitori in volo. Rientrato alla sede ove era in organico, dal 27 ott. 1960 al marzo 1961, ricopre l’incarico di Addetto all’Ufficio Add.to e Studi del Comando Scuola; poi dal 1961 al 1963 assume anche l’incarico di C.te ed Insegnante del 2° Reparto Corsi per gli allievi ufficiali di complemento e, in quella occasione, con la “sua batteria” fu  comandato – per un mese – in “Guardia al Quirinale” (Sede del Presidente della Repubblica). Il 20 agosto 1961 diveniva padre dei suoi due gemelli: Clarissa e Antonello.

Al termine, dal 12.2. 1963 al 5.10. 1964 viene assegnato alla 46° Aerobrigata di Trasporto di Pisa, quale O.A. – G.L.O.  per l’addestramento ai lanci delle Scuole Paracadutisti, nonché per l’organizzazione e l’esecuzione della Manovra “CORAZZA ALATA”, sulla frontiera orientale ed una lunga serie di operazioni “Teulada” sulla Sardegna. Prima del servizio a Pisa, dal 12.2.1963 al 27.5.1963 aveva frequentato un altro corso, quello A.F.U.S. (alle funzioni di Ufficiale Superiore) che già espletava da Capitano, ma che era necessario per la promozione al grado di Maggiore (Ufficiale Superiore). Risultato: “OTTIMO”, entrando nella “graduatoria di merito”, col punteggio di 18/20, agli esami finali (i vantaggi però furono dati ai “Copertoni”, figli di Papà e/o di peso influenti). Tale corso era allora l’equivalenti di quello del 1° anno di Scuola di Guerra, cui dovette rinunciare per questioni famigliari, ma anche per un l’assenza assoluta di “copertura”, poiché allora tale Corso era una questione riservata solo a pochi, e certo, non a tutti come oggi è previsto. Comunque l’A. ne aveva già superato le prove scritte.

Ma l’A. era fortemente convinto dell’insegnamento “più sudore, meno sangue” e che il sangue da donare era più dovere di quelli che pensavano di “servire” anziché  “far carriera”. L’A. aveva giurato – onestamente – fedeltà “alla Repubblica” e non alla “carriera” e, tanto meno “ai faccendieri politici”. Egli non ha (si dive non ha) mai fatto ricorso a raccomandazioni di sorta e, tanto più, a quelle politiche! “Si pensi a quanto accaduto in CODESTA SEDE ove non si comprese mai che l’A. aveva giurato fedeltà alla Repubblica e non a CERTUNI POLITICI LOCALI” (a buon intenditore poche parole!).

Rientrato alla Scuola di Artiglieria, svolge, ancora per due anni, la funzione di Capo Reparto Materiali d’Artiglieria, ed in tale occasione viene incaricato di fare il “Briefing” ( una diretta relazione orale, da me a te) al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito d’Israele, venuto in visita istruttiva in Italia.

Dal 5.12.1965 al 19.10.1966 espleta ancora l’incarico di A.M. (Aiutante Maggiore in “Prima” del 2° reparto Corsi della Scuola) e realizza alcuni “grafici” per accelerare il calcolo dei “dati di tiro” d’Artiglieria.

A. 6 . Dal 20.10.1966, trasferito alla Brigata d’Ardimento “Pinerolo” di Bari, assume l’incarico – sempre operativo – di Vice Comandante C.C.T. (Capo Centro Tiro) del Gruppo d’Artiglieria e dal 26.8.1967 ne divenne il Comandante (di Corpo Autonomo) e dell’Artiglieria della Brigata; dall’1.3.1968 supera anche il “Corso Qualificativo di Aereocooperazione” per ufficiali destinati ai Comandi Interforze Combinati; al rientro assunse il Comando Operativo del Gruppo e, nel frattempo (a 37 anni), viene promosso Ten. Colonnello O.A. G.L.O. . Si osserva che tutte le sue “schede valutative” che prima, come massimo avevano il giudizio “OTTIMO”, dalla riforma del 1964, si esprimono con “ECCELLENTE”. Durante il Comando di Gruppo gli viene concesso dallo S.M.E. anche un “Encomio” per l’Efficienza Operativa, Addestrativa e di rendimento, oltreché per l’elevata condotta “Amministrativa”; encomio che l’A. non ritenne solo per sé, ma che estese ai suoi Artiglieri, Sottoufficiali ed Ufficiali; e ciò per gli eccellenti giudizi ricevuti durante le ispezioni e le attività operative al massimo livello. In tale occasione al gruppo viene in visita anche l’Addetto Militare presso l’Ambasciata U.S.A. a Roma.

A. 7 . Al termine di quel periodo di comando, nel grado di Ten. Col., l’A. fu inviato quale Uff. Sup. G.L.O. ed O.A. al Comando della III Regione Aerea, per le attività operative del Reparto dipendente, a svolgere molte missioni di volo ed operare anche presso il COMANDO NATO SUD – EUROPA durante le esercitazioni “Distant Drump”, nel sito antiatomico “WESTAR”; a tal fine dovette anche frequentare il “Corso Basico di Sopravvivenza  in montagna ed in mare (28.2 – 6.3.1971). Gli fu dato l’incarico, poi, di elaborare i “Piani di Difesa” dei Comandi e delle “Basi Aeree” Pugliesi e, per ulteriore incombenza, di organizzare la “Mostra Statica dell’Aeronautica”, per la quale il Comandante della Regione Aerea gli tributò un altro “Encomio”.

Ma nella giornata di S. Rosalia, Patrona di Palermo, il 15 febbraio 1971, in una “Missione Riservata” sul Mediteranno, l’A. precipitò con un bimotore Beechecraft “C. 45”, per la rottura del carrello destro in decollo e la perdita del motore di destra; era una “missione di ricognizione aereofotografica” per conto della Sq. Navale di Siracusa, pronta a rivelare gli italiani in Libia ( si omettono i nomi delle persone facenti parte l’equipaggio: 1 Ten. Pilota, 2 Marescialli – 1 motorista + 1 fotografo –  e l’A., Navigatore e Capo della Missione.

Durante la sua permanenza al III Rep. Volo, l’A. trova il tempo di frequentare anche i Corsi di Giurisprudenza presso l’Università di Bari, superando, dal 6. dic. 1971  al 16 marzo 1972 i seguenti esami: Filosofia del Diritto; Diritto Costituzionale; Criminologia; Istituzione del Diritto Romano e storia del Diritto Romano, con la media complessiva di non meno 28/30esimi. Ciò al fine di completare il “suo bagaglio culturale”, aggiornandolo specialmente in criminologia e “sostenere il passo”.

A. 8 . Dal 27.9.1972 al 31.10.1973 fu assegnato al Comando Artiglieria del X CMT di Napoli , come Capo della Branca Armi, Munizioni e Mat. N.B.C. (Nucleari Batteriologici e Chimici); assunse anche l’incarico di Capo Nucleo Ispettivo  Regionale. Ed, ancora una volta dal 7.2.1974 al 14.2.1974 fu chiamato al Comando Nato di Verona (al WESTAR) come Capo Nucleo della branca Aereocooperazione e Controaviazione nel “Bunker antiatomico”.

A. 9 . Al rientro a Napoli, dal 14.10.1974 al 10.9.1976, fu assegnato al Comando Scuola Truppe Corazzate, in veste di Comandate delle Caserme di Caserta e di Vice Comandante della Scuola Truppe Corazzate. Promosso come Colonnello (25.2.1976, a solo 45 anni) dopo tre valutazioni positive di “idoneità”, fu, ogni anno, chiamato al Comando NATO di Verona nelle Esercitazioni Annuali in qualità di Capo della Branca di Appoggio Aereo del Teatro SUD – EUROPA.

A. 10 . Dal 23.8.1976 fu ritrasferito al Comando Regione Militare Meridionale quale Capo Ufficio della Segreteria NATO – UEO (Unione Europea Occidentale) con sede a Napoli. Ed ancora una volta viene chiamato presso la Direzione dello Stato Maggiore (NATO) a “WESTAR” per ulteriori “undici nottate” nel di Marzo 1979, per poi continuare con l’incarico di Napoli fino al 31.3.1981, dopo la conclusione del terribile terremoto.

Sempre da Colonnello viene poi assegnato al Comando Provinciale di Salerno nell’incarico di Capo Ufficio del C.do  Ventunesima Zona Militare, solo dopo aver compiuto il suo dovere durante il disastroso TERREMOTO DELL’IRPINIA – CAMPANIA. Infatti nella fase iniziale di questo incarico fu lui ad assumersi la responsabilità, nella sera del 23 novembre 1980, di ordinare, dalla sede del Comando di Napoli, via Radio e TV a tutto il personale militare di “rientrare immediatamente al proprio posto di lavoro”, permettendo cosi l’avvio dei soccorsi e, cosi facendo, di salvare la vita di ALMENO UNA PERSONA  e rimase per tutta l’Emergenza presso tale Comando; emergenza durata per oltre quattro mesi, trascurando del tutto i propri interessi familiari.

A. 11 . Dal 4.10.1985, promosso Generale di Brigata, a 56 anni, volle transitare in “Ausiliaria” (sempre in Servizio Permanente) per continuare nei suoi studi ed applicarsi alla Consulenza in Balistica Forense, producendo un elevato numero di relazioni Tecnico – Scientifiche, ed anche per tentare, come sta continuando a fare, di rincorrere “Le Verità” manomesse sulla Storia Antica e Contemporanea del suo Paese, della Provincia e del Sud Italia. Transiterà poi, nella riserva il 6.10.1994 e ringrazia IDDIO del fatto di aver solo combattuto “la lunga ostinata Guerra Fredda” e di non aver mai dovuto esplodere un colpo contro chicchessia. Tuttavia, dopo 52 anni di servizio, benché oriundo di Vitulazio, paese che ha sempre amato e difeso, ricevendo sempre rancorose  ed ostinate manifestazioni, ha preferito stabilirsi in due camerette e servizi, di via Circumvallazione Ercole – Pino – 81100 Caserta, nell’attesa dell’“ORA” ed in “Solitudine Solitaria e Silente”, come citava una delle sue poesie, ovvero, parafrasando il Foscolo: “Patria mia, non avrai le mie ossa!”.

 

B. HONORUM – Riconoscimenti ed Onorificenze  

Escludendo quelli relativi alla frequenza delle Scuole Pubbliche di Capua e Caserta (città che sono pure nei suoi ricordi e cari pensieri)e, sorvolando, per un attimo, su quello relativo alle sue giovanissime attività partigiane ed operative, per le quali solo dopo aver servito per tutta la sua vita l’Italia, ha osato adesso chiederne il legittimo riconoscimento che gli sarebbe, in servizio, stato utile qualche ulteriore  promozione, sono i seguenti:

– Medaglia d’Oro del 52° Rgt. Art. Pes. per aver redatto T.T. per Obice 203 mm. (1957);

– Croce d’Argento al merito di Servizio Militare (1963) per R.D.;

– Croce d’Oro al merito di Servizio Militare (1975) per R.D.;

– Onorificenza di Cavaliere della Repubblica (1970) n° 88321;

– Onorificenza dell’Ordine di C. Ufficiale della Repubblica (1975) n° 18329;

– Medaglia di Bronzo di Lunga Navigazione Aerea dell’A.M. (1977) n° 19556;

– Diploma e Medaglia d’Argento di Benemerenza per l’opera prestata nel Sisma (1981) n° 0246;

– Medaglia di Bronzo al merito di Lungo Comando (1982) n°43070;

– Encomio dello S.M.E. (1968) quale comandante del Gruppo art. Pinerolo, d’Ardimento;

– Encomio del C.do 3a Regione Aerea – Sud Italia (1970, per Cooperazione ed Attività operativa di volo;)

– Elogio per il “Grado di Prontezza Operativa del Gruppo Pinerolo” dell’Ambasciata U. S. A. (1968);

– Medaglia Mauriziana per 50 anni di Servizio Militare, etc…etc…

 

C. STUDIORUM(Corsi, Esimia, Specialitatis)

– Maturità Scientifica;

– Abilitazione Magistrale;

– Laurea in Dottorato di “Scienze Strategiche, Balistiche ed Aeronautiche, dell’Università di Torino” n° 3881;

– Dottorato in Criminologia e Balistica Forense ed applicata dell’Università di Bari n° 23258;

– Specializzazione per i Comandanti di Unità Motorizzate e Corazzate – Genova (1954);

– Diploma di Campione Militare di Scherma (sciabola) Torino (1956);

– Corso di Qualifica di Osservatore e Navigatore con conseguimento di Brevetto n° 012573- Scuola A.M. di Guidonia (1958), per personale navigante;

– Corso di qualificazione di Uff.le G.L.O. (Collegamento dei Comandi Interforze e Combinati) Guidonia (1961)

– Corso di Qualifica di Ufficiali Superiori alla DIRSTAFF – NATO, per le unità del Sud Europa;

– Qualifica di Capi Nuclei Ispettivi di Armi, Munizioni e Materiali NBC (Nucleari, Batteriologici e Chimici);

– Corso A.F.U.S. alle Funzioni di Ufficiali Superiori (Equivalente al primo anno di S.G., qualificandosi nella Graduatoria di Merito con punteggio di 18/20esimi

– Abilitazioni alla Redazione e Tenuta di Documentazioni Classificate e Riservate in ambito UEO e NATO e di collegamento con membri ed enti delle forze dell’Unione Europea;

– Specializzazione in Consulenza Forense di Balistica, Meccanica, Dinamica ed Esplosivistica;

– Attestazione di Partecipazione al Terzo Convegno Nazionale di Criminalistica Università di Modena (1992)

– Attestazione della II Università agli Studi di Napoli e della Società Italiana di Pedagogia: “Emergenze Educative e Professionalità Pedagogiche” (2000)

 

D. SCRIPTURAE  (e/o CONTEXTUS)_-Pubblicazioni, manuali, testi e “paper’s work”:

– Manuale Tecnico Scientifico dell’Obice da 203 mm. U.S.A.;

– Relazione sulla Direzione, Manutenzione ed Impiego delle Unità Motorizzate e Corazzate;

– Studio sulle Ricognizioni del Territorio ai fini Operativi e Fortificativi, nonché del Movimento e delle Interruzioni (ostacoli) e/o Fortificazioni;

– Articoli collaborativi su: Rivista Militare; Rivista dell’Aviazione Leggera dell’Esercito, Bollettino d’Informazioni dell’Arma d’Artiglieria; Elaborazione e Studio del Concorso dell’Aviazione nell’Osservazione in profondità del T.O. (Teatro Operativo) per l’ Artiglieria.

– Saggio “Villa Volturno” (La Battaglia) Ed. “Giovis”, Casagiove 1976;

– Historiae et Nugae – Ed. “Pezzulo”,  Vitulazio 1998;

– Poesie – Cumulinembi “Più sudore e Meno sangue” Ed. “Giovis”, Casagiove 2000

– Infandum Renovare Dolorem (fatti da non dire) Ed. “Edil Spampa”,Macerata C. 2000

– Maialetto Didattico di Astrofisica “A piccoli passi oltre il sistema solare”  “Edil Spampa” Macerata C. 2001

– Il Nostro Volturno “Dal Fiume a San Pietro Infine” – Storia Civile e Militare 1943 –   “Edil Spampa” Macerata C. 2003

–  Numerosissime Relazioni Tecnico Scientifiche tra le quali sui disastri autostradali e su l’incidente sulla produzione della bomba a mano (O.D.), progettata dall’Esercito Italiano presso la “Sicura” di Teano.

Il Generale Scialdone, con la sua famiglia e le massime autorità locali.

 

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