Ipocondria da Covid-19: serve aiuto

Ipocondria da Covid-19: serve aiuto

Il periodo di emergenza sanitaria che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19 ci ha permesso di comprendere quanto sia importante una categoria professionale da sempre un po’ bistrattata: quella degli psicologi. Gli iscritti a un corso di laurea triennale in psicologia in un’università telematica (come la UniCusano) o tradizionale sono abituati a sentirsi rivolgere sempre le solite domande (“Cosa significa se incrocio le braccia?”, “Quindi, posso parlarti dei miei problemi?”, “Che cosa mi consigli a proposito di questo?”, ecc) e a sentirsi considerati i medici dei matti. Loro sanno bene che si tratta solo di pregiudizi legati a una concezione piuttosto antiquata di cosa sia la psicologia. In realtà, una psicoterapia è molto utile per conoscersi e per fare attenzione al proprio benessere emotivo.

Molti di noi lo hanno capito durante la quarantena, quando il supporto psicologico è diventato necessario visto che sono aumentati anche i disturbi legati all’ansia, allo stress e alla depressione. C’è chi ha avuto sogni molto vividi, chi ha sofferto d’insonnia, chi si è ritrovato a dover gestire le mille preoccupazioni legate al futuro lavorativo… e poi c’è chi si è scoperto ipocondriaco.

La paura di ammalarsi ha portato le persone ad assumere comportamenti che vanno un po’ oltre le buone abitudini che prevengono la diffusione del virus. Lavarsi o igienizzarsi le mani in maniera ossessiva, evitare di uscire e di avere contatti con altre persone, disinfettare continuamente la propria casa e gli oggetti in essa contenuti sono tutte azioni che nascono dalla fobia di ammalarsi e dal bisogno di controllare la situazione affinché non si verifichi il peggio.

Secondo la vicepresidente dell’Associazione nazionale psicologi e psicoterapeuti Giulia Maffioli, la pandemia ha enfatizzato e portato alla luce delle situazioni pregresse: chi ha iniziato ad avere una paura irrazionale del contagio è chi già aveva diverse fobie e manie di controllo. Di certo, la situazione mediatica non ha aiutato. Sentir parlare sempre dei contagi, delle misure di sicurezza, ascoltare esperti con pareri tanto discordanti sulla materia non serve ad altro che ad alimentare le proprie paure e le emozioni negative che si provano.

Come comportarsi, allora? Di certo la soluzione non è negare che il virus sia mai esistito, né prendere sotto gamba le norme di sicurezza. È importante rispettare tutte le indicazioni fornite dalle autorità per tutelare la propria salute e quella degli altri, così come cercare di evitare le situazioni più a rischio (quelle dove si possono verificare degli assembramenti), ma bisogna farlo in maniera razionale e lucida, cercando di distinguere le minacce irrazionali da quelle reali. Ci si può far aiutare in questo da chi si ha vicino. È importante, però, che le persone intorno a chi soffre di ipocondria non siano giudicati, non prendano in giro né minimizzino le paure dell’altro. Piuttosto devono ascoltarle e cercare di far capire alla persona come stanno realmente le cose.

E se questo non fosse sufficiente, ci si può sempre rivolgere a chi ha deciso di studiare psicologia all’università e di farne la propria professione.

C. S.

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