“Io, Annibale”: le “Memorie di un condottiero” in un libro di Giovanni Brizzi

“Io, Annibale”: le “Memorie di un condottiero” in un libro di Giovanni Brizzi

Il libro di Giovanni Brizzi, “Io, Annibale” (Laterza, 360 pagine, 12 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – le “Memorie di un condottiero”. Tattico geniale e condottiero leggendario, uomo dalla doppia, profonda cultura, punica e greca, versato persino nei campi dell’arte e della filosofia; ma anche “mostro assetato di sangue”: questo è Annibale, il più grande tra i nemici di Roma; e queste sono le sue memorie, “trascritte” da un grande storico. Ha scritto tra l’altro Franco Cardini: “‘Annibale’ di Giovanni Brizzi ha fatto sicuramente epoca. Ma ora questo suo ‘Io, Annibale’. Memorie di un condottiero’ lo batte. Siamo di fronte a un grande libro, nel quale Giovanni Brizzi riversa, pur riuscendo a non ripetersi né ad ‘autoplagiarsi’ mai, alcuni decenni di studi ricchi, peraltro, di ripensamenti e anche di crisi: perché siamo davanti a uno studioso che ha il coraggio e l’onestà intellettuale di rimettersi di continuo, e talora duramente, in discussione”.
Ecco un assaggio dell’opera: “Ho trascorso la maggior parte della vita lontano da Cartagine. Me l’hanno sottratta l’Iberia, l’Italia, infine l’esilio. Ho potuto goderne per brevi periodi soltanto, periodi oltretutto non propizi alla città – la rivolta dei mercenari, improvvisa e atroce; il dopoguerra successivo al mio ritorno, reso amaro dai veleni della sconfitta –; eppure, a tanti anni di distanza, non sono ancora riuscito a liberarmi interamente dalla nostalgia per la mia terra natale. Costretto all’esilio, ho saputo rapidamente adeguarmi alla mia nuova, difficile dimensione, scegliendomi a patria spirituale l’Oriente ellenico; e ho cercato di non rinunciare mai alla mia personalità, fossi di fronte ai reguli d’Armenia o al cospetto di Antioco il Grande. Ho saputo inserirmi in qualsiasi ambiente e addirittura farmi accettare come Greco tra i Greci; ma il ricordo di Cartagine non mi ha abbandonato mai, e ora darei volentieri quel poco di vita che mi rimane per poterla rivedere almeno una volta. Entrare in città non sarebbe impossibile: gli anni e le miserie cambiano l’aspetto di un uomo, e il carico degli uni e delle altre costituisce per me un pesante fardello. Accentuando la trasformazione con un travestimento appropriato mi sarebbe dunque facile, io credo, rendermi irriconoscibile e sbarcare al choma, la grande banchina che si appoggia al muro esterno del cothon, il doppio porto di Cartagine”.
L’autore, Giovanni Brizzi, è professore emerito dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna; ha insegnato anche a Sassari, a Udine e alla Sorbona. È Officier nell’Ordine delle Palmes Académiques dello Stato Francese e socio dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna; è direttore della “Rivista Storica dell’Antichità” e della “Rivista di Studi Militari”. Tra le sue più recenti pubblicazioni, per “il Mulino”: “Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco e l’altra Italia” (2017), “Silla” (2018) e “Andare per le vie militari romane” (2020). Per Laterza è autore di “Scipione e Annibale. La guerra per salvare Roma” (2007) e “70 d.C. La conquista di Gerusalemme” (2015).

Red. Cro.

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