In un libro l’autobiografia collettiva di un leader politico: don Luigi Ciotti – Il ricordo di don Peppe Diana e una chiamata alle armi per tutta la Chiesa nella lotta contro la camorra: “Il vangelo è incompatibile con le mafie”

In un libro l’autobiografia collettiva di un leader politico: don Luigi Ciotti – Il ricordo di don Peppe Diana e una chiamata alle armi per tutta la Chiesa nella lotta contro la camorra: “Il vangelo è incompatibile con le mafie”

“Se vuoi occuparti degli altri, dell’umanità fragile e oppressa, l’amore non basta. Beninteso, l’amore è un aspetto fondamentale della vita: un’esistenza senza amore è un’esistenza vuota, arida, priva di passioni. Ma per occuparsi degli altri, l’amore è una base troppo fragile. Occorre il sentimento di giustizia, ossia una profonda empatia per le vicende umane, quel sentire sulla pelle le ferite degli altri che impedisce l’indifferenza, il giudizio e il pregiudizio, frutti velenosi dell’ignoranza”: sono parole di un uomo la cui esistenza può ben essere definita fuori dal comune, don Luigi Ciotti, autore del libro “L’amore non basta” (Giunti, 324 pagine, 18 Euro), una sorta di autobiografia collettiva di un leader politico. Attenzione: non leader politico nonostante sia un sacerdote della Chiesa Cattolica; ma proprio perché il suo orizzonte è quello della visione universale del cattolicesimo. Don Luigi Ciotti ha come suo faro il seguente insegnamento del Concilio Vaticano II: “Non sia dato per carità ciò che è dovuto per giustizia”; il suo orizzonte è teologico-politico e questo libro ha una dedica inequivocabile: “Alla Chiesa di Torino, che mi ha accolto, a volte sopportato, ma anche sostenuto e incoraggiato”. Si può pensare alla vocazione di don Luigi Ciotti anche – diciamo per assurdo – “contro” la Chiesa (o, per meglio dire, contro errori umani di persone della gerarchia e dell’apparato clerico-burocratico), mai però al di fuori della Chiesa.
Scrive il fondatore del “Gruppo Abele” e dell’associazione “Libera”: “Non mi è mai accaduto di esortare all’amore, mentre non si contano le volte in cui ho esortato, cominciando da me stesso, alla responsabilità (…). Ecco, la responsabilità è la risposta che ci chiede lo sguardo dell’altro, soprattutto quando è uno sguardo impaurito e disperato, una muta invocazione d’aiuto. Ma la responsabilità è anche la più alta declinazione della libertà perché si è liberi con e per gli altri, non contro o a scapito loro, e privata di responsabilità la libertà di degrada ad arbitrio, sopraffazione e abuso, effetti evidenti del ‘liberismo’ imperante”.
Don Luigi Ciotti ricorda don Peppe Diana e sottolinea che “il Vangelo è incompatibile con le mafie”: “Don Peppe lo incontrai l’ultima volta pochi mesi prima che lo ammazzassero, L’avevo già conosciuto negli anni precedenti, in occasione di incontri sul tema della droga che mi era capitato di tenere a Napoli e nei dintorni. La sua presenza ripetuta e partecipe mi aveva colpito. Quando passo da Casal di Principe, decido di visitare la parrocchia di questo giovane prete dallo sguardo acceso. Non è un incontro lungo: giusto il tempo di raccontarmi il suo impegno con i giovani della zona, le sue preoccupazioni per i molti pericoli a cui sono esposti, e di scambiare qualche impressione sulle titubanze di una certa Chiesa nel prendere posizione contro le mafie. Don Peppe sente fortemente quel tema, poiché svolge il suo ministero in un territorio come si usa dire ‘di frontiera’. Un territorio senza pace, logorato dalle guerre fra clan, avvelenato, in senso non solo metaforico, dagli affari sporchi della camorra”. Una chiamata alle armi per tutta la Chiesa nella lotta contro la camorra.

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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