I CFD: se li conosci, non li eviti, ma cerchi di non incontrarli al…”buio”

I CFD: se li conosci, non li eviti, ma cerchi di non incontrarli al…”buio”

Il trading è come l’essere secondo la filosofia di Aristotele: si dice in molti modi. E in altrettanti modi lo si può fare, grazie a Dio, perché si tratta di uno strumento nato per condurre le persone a realizzare la propria libertà finanziaria. Così, è giusto e naturale che, seguendo i motivi e le dinamiche della vita, anche il trading sia un bel calderone. Dove c’è tutto e, per certi versi, il suo contrario.
Tra le ultime possibilità di fare trading o “tradare”, come si dice nell’orribile gergo dei trader, i Contratti per Differenza (Contract For Difference) si segnalano per profittabilità e relativa agilità di movimento. Sono, in sostanza, strumenti “cool”, adatti a chi ama l’effetto-leva nel trading.
Essi sono in sostanza contratti (derivati) in base ai quali vengono scambiate le differenze di valore di un dato sottostante generate tra il momento di apertura  e quello di chiusura della posizione. Si vince e incassa per differenza, insomma. Ovvero, si compra o si vende un contratto che replica esattamente i prezzi dell’attività finanziaria sottostante (prezzi dei titoli e dei CFD sono identici), senza tuttavia averne il possesso.
Per fare trading con i CFD, come si legge sul portale Giocare in borsa all’indirizzo http://www.giocareinborsa.com/cfd/cosa-sono-i-cfd, occorre sapere un bel po’ di cose, approcciare questa metodologia di trading a digiuno di azioni, indici, commodities e currencies, cioè valute, potrebbe essere letale, per chiunque, soprattutto per chi si senta “esperto” di finanza o roba del genere. Non c’entra niente, qui ci si fa male, se si entra male, con i setups, dunque occhio alla penna per prima cosa.

In primo luogo, per fare trading con i CFD non è necessario possedere gli strumenti in oggetto, dunque, cosa non banale, non è necessario pagare i costi inevitabili per possedere fisicamente lo strumento sul quale si voglia investire. Non ci sono costi di gestione e imposte di bollo.
C’è, però, una bella difficoltà aggiuntiva: si deve conoscere a menadito il mercato in cui si opera, perché, a differenza di quando si usano, anche brutalmente, per salvarsi, stop loss e take profit, qui il monitoraggio costante dei cicli e dei timeframe del mercato è vitale.
Qui si vende e si ricompra a seconda dei prezzi e i prezzi hanno tutti, dico tutti, andamenti speculativi, ossia, in natura, non ci sono prezzi fissi o variabili a seconda delle news che, di volta in volta, escono fuori, per orientare o distogliere i soggetti attivi sul mercato.
Si può andare short sul prezzo, del petrolio, ad esempio, valutando che il prezzo salga, ma occorre anche stare attenti a quando il prezzo scende, se no la perdita è secca ed è secondo il leverage, cioè esattamente quello stesso effetto leva che, in positivo, ti fa guadagnare. Il leverage è croce e delizia del trader: chi lo conosce, non dico che lo evita, ma almeno tenta di incontrarlo, non al buio, perché potrebbe essere pericoloso.
Il vantaggio di lavorare con effetto leva è che puoi depositare anche solo una percentuale del valore complessivo della posizione da aprire, ma puoi anche perdere di più di quel che versi all’inizio, con perdite secche.

Quindi, concludendo, per lavorare bene con i CFD, occorre: a) essere trader esperti; b) avere buona cassa ottenuta sul mercato, quindi profitti veri, da reinvestire, cold cash, come dicono gli americani; c) conoscere benissimo i mercati nei quali si opera, non fissarsi sulle news e sulle dichiarazioni dei di Draghi o della Yellen, perché qui la logica è diversa, si lavora sui margini differenziali, quindi è tutta analisi, implementazione e osservazione, giocando sul medio-lungo periodo; d) un esempio, per capire: se lavori con il petrolio, devi conoscere la correlazione inversa tra CAD, dollaro canadese e “oro nero”, ossia, su il primo, giù il secondo, e viceversa: ripeto, non è roba da apprendisti stregoni né da avidi in vena di fare cassa sui prezzi, perché, nella sua ristretta mentalità, essi dovrebbero fissati da un astratto “mercato”, che non è altro che la massa critica degli investitori, con i loro umori e sentiments, spalmata per un’intera giornata.
Questa giornata potrebbe essere la tua, vincente, o il tuo “giovedì nero”, dipende da quanto descritto sopra. A buon intenditor, poche parole. Astenersi, dunque, gli “esperti” del settore e gli “analisti” finanziari, gli ultimi a fare, perché, di solito, i primi a considerarsi “sapùti”.

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