Grazzanise: il silenzio di ingegneri ed architetti squarciato in pubblico da un geometra

Grazzanise: il silenzio di ingegneri ed architetti squarciato in pubblico da un geometra

Sul PUC torniamo ad ascoltare Franco Parente che analizza a tutto campo. Intanto dalla maggioranza consiliare ancora nessuna risposta alla richiesta di  Nuovi Orizzonti.

GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Il geometra Franco Parente, professionista sensibile ai problemi del territorio e convinto assertore di una pianificazione davvero orientata allo sviluppo sostenibile, fu l’unico tecnico a presentare, a fine maggio 2015, osservazioni di carattere generale al PUC adottato il 1° aprile di quello stesso anno. Interessante e densa di opportune riflessioni critiche l’intervista che allora ci rilasciò. Torniamo ad ascoltarlo in questa fase di ri-adozione finalmente decisa, dopo oltre tre anni, dall’Amministrazione-Gravante.

– Alla luce delle informazioni che ha, quali delle sue segnalazioni di allora risultano recepite dal PUC attualmente rilanciato dalla delibera di Giunta comunale 143 del 27 dicembre 2018? «Più che segnalazioni recepite, direi Osservazioni accolte. Nello specifico troviamo quelle di profilo prettamente tecnico di natura privatistica, cioè riferite a privati cittadini che segnalavano PdC (Permessi di costruire –ndr) rilasciati e di piccole realtà produttive che, se pur in regola con titoli autorizzativi, non erano state inserite nel PUC. Da questo emergeva  una mancanza di comunicazione tra l’Ente amministrativo e i redattori del Piano.

A tutt’oggi, in riferimento al PUC pubblicato il 27 dicembre 2018, credo nulla sia cambiato al di là dell’inserimento di alcune delle predette Osservazioni e l’aggiunta di lotti prima non vincolati e ora vincolati; inoltre verifico ancora una volta che vi sono titoli autorizzativi rilasciati e non recepiti; si conferma così di nuovo  una mancata comunicazione da parte dell’Ente amministrativo».

-Come valuta le modalità di “ascolto-partecipazione” di gruppi professionali, associazioni e cittadini residenti che hanno effettivamente avuto luogo nel 2015 e in questo corrente periodo proiettato alla nuova approvazione del PUC?

«Ricordo la riunione risalente al 2015 come Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza. Feci notare  delle discrepanze di carattere tecnico quale l’esistenza di fabbricati residenziali lungo la via Cupa, oggetti di richiesta di condono edilizio con regolari versamenti di oblazione e oneri concessori, ma che venivano a trovarsi in zona agricola. Ad oggi, con la presentazione del “nuovo” PUC, la situazione è rimasta invariata. Penso che quei fabbricati andavano recuperati.

E’ d’obbligo però un “mea culpa”, in quanto in quella sede non ricordo gruppi professionali, associazioni di artigiani/commercianti o cittadini riunitisi in sodalizi per manifestare interessi della collettività, ma sterili puntualizzazioni di qualche cittadino che mirava a salvaguardare il proprio “orticello”.  Qualcuno addirittura si sfregava le mani, pensando di aver fatto un affare in vista di un esproprio. Non aveva capito che l’Amministrazione non aveva e non ha soldi per attuare tale acquisizione.

In quella riunione di Consiglio Comunale, posi la domanda su quale fosse stato l’indirizzo dettato dall’Amministrazione, allora capeggiata dalla Commissione Straordinaria, tanto che ad un certo punto mi resi conto che era diventato, il mio, “un monologo”, eccetto qualche intervento di natura non tecnica da parte di corrispondenti locali della stampa. Ebbi la sensazione di essere il “rompiscatole” o di essere considerato il “saputello di turno”. Un geometra di paese come si poteva permettere d’essere così sfrontato al cospetto dell’ Amministrazione comunale, di Ingegneri e Architetti di conosciuta valenza tecnica. La mia fu una brutta  impressione; rimasi senza parole al silenzio di colleghi e politici locali o per meglio dire di tecnici/politici impegnati all’epoca e a tutt’oggi.

Ritorno alla domanda. Per quanto accennato precedentemente, mi sento di dire che è vero che ci sia stato poco ascolto, ma è pur vero che l’attuale partecipazione è, come nel 2015, non  scarsa, ma scarsissima. Questa carenza di partecipazione della cittadinanza è un problema con cui  già più volte ci siamo confrontati. 

Credo sia ancora lontano il concetto che il benessere personale non si possa realizzare se non attraverso il benessere collettivo».

-Qual è il suo parere in ordine alla Relazione generale che precede il Piano urbanistico comunale? «Sono riportati molti parametri tecnici che risalgono al 2001 e utilizzati per la stesura del PUC. Questa è una colpa che non possiamo addossare ai tecnici che hanno operato. Passa troppo tempo dal conferimento dell’incarico alla stesura del Piano e all’ approvazione finale ed è chiaro che cambiano molte situazioni  ambientali. Quello che proprio non riesco a leggere è l’indirizzo dettato dall’Amministrazione. Non riesco a capire quale sia la direzione che questo piano ci vuole indicare. Probabilmente dovrò rileggerlo più volte e cercare di capire meglio».                   

-E cosa pensa della Carta d’uso del suolo? «Penso che abbiamo grosse potenzialità produttive in campo agricolo ma che sfruttiamo poco. Sintetizzando, abbiamo permesso ad altri di programmare il nostro futuro. Abbiamo mancato un altro appuntamento importante».                                   

-C’è qualche punto del Rapporto ambientale che ha suscitato la sua attenzione, in negativo o in positivo? «Alcuni conti non mi tornano. La relazione dice che possiamo ancora costruire circa 550 alloggi, ma, se facciamo il conto delle aree inserite in centro urbano, moltiplicando per i paramentri urbanistici, mi risultano dati inferiori. Dovrò rivederli meglio anche se, a mio parere, sono d’accordo sulla restrizione dei volumi da costruire per le residenze. Abbiamo già tanto volume costruito. Se facciamo un giro in paese vediamo tanti fabbricati in vendita o in fitto. Un ulteriore allargamento porterebbe ad un eccessivo deprezzamento degli immobili.

Noto che vi è richiesta di fabbricati nuovi e abbandono di quelli datati anche se in buone condizioni. Questo è un fenomeno che bisogna controvèrtere. Occorre infatti recuperare il centro storico, rivalutandolo anche economicamente e salvaguardare le aree libere; così facendo si recuperano fabbricati e infrastrutture, si risparmia sull’Ambiente e l’Ente Comune può destinare le risorse emergenti a scopi utili alla collettività».

-Con questo PUC in quale direzione potrà muoversi concretamente lo sviluppo di Grazzanise per i prossimi anni? «Il Territorio di Grazzanise per natura logistica lo vedo decentrato da insediamenti produttivi o industriali. Siamo lontani  da arterie di traffico a scorrimento veloce e nulla è stato fatto per avvicinarci. Il Piano appena redatto forse ci chiede di incrementare l’attività agricola, in particolare il comparto bufalino. Questo può avvenire solo se si adottano nuove strategie e metodologie. E’ un comparto, quello bufalino, che negli ultimi anni sta soffrendo per errori e mancanze del passato. I nostri giovani da tempo hanno abbandonato questo tipo di attività; lo conferma la presenza di tanti indiani nelle campagne e rumeni nei caseifici.

La prossima Amministrazione” dovrà programmare interventi mirati e specifici utili allo scopo, anche agevolando la presenza forte nella realtà locale di Associazioni di categoria. Si dovrà fare un notevole sforzo per il recupero e valorizzazione del centro storico, oggi quasi completamente abbandonato. Si dovranno delocalizzare, magari mediante incentivi, alcune attività che vediamo oggi svolgere sotto i portoni di alcune  residenze o addirittura su marciapiedi. L’Amministrazione deve affiancare il cittadino e non assumere contrariamente un atteggiamento inquisitorio. Il cittadino, a sua volta, deve capire però che qualcosa è cambiato; ci sono regole e tempi da rispettare. Ci piaccia o no, siamo in Italia e l’Italia fa parte dell’Europa . Dobbiamo essere consapevoli che il territorio è di chi lo vive tutti i giorni, con il proprio lavoro e con i propri affetti.

I prossimi che si candideranno alle elezioni amministrative dovranno essere convinti che non andranno a coprire una carica politica, ma che si addosseranno la responsabilità di dover migliorare il vivere quotidiano di un’intera collettività e dovranno scrollarsi di dosso la mentalità che il politico di turno debba avere la porta di casa propria sempre aperta alla cittadinanza. La politica si fa nelle opportune sedi e per interessi comuni. L’interlocutore del cittadino è tutta l’Amministrazione e non il Sindaco o il singolo Assessore.

Se superiamo questa mentalità possiamo migliorare. Probabilmente con questo nuovo  atteggiamento potremmo diventare “appetibili” per qualche investitore. I Comuni di Cancello ed Arnone e Santa Maria la Fossa ci stanno riuscendo. Voglio rimarcare un ultimo concetto: “CHI E’ ASSENTE HA SEMPRE TORTO” e non ci può essere nessun Piano che tenga».

Lucidissima l’analisi a tutto campo di Franco Parente e molto appassionata alla maniera di chi avverte e interpreta il senso di appartenenza grazzanisana. Questa non è voce di mercenario. E gli argomenti che egli affronta bastano da soli a squarciare il silenzio, forse imbarazzato, di ingegneri ed architetti che avrebbero già potuto dire la loro pubblicamente e che hanno ancora tempo per farlo. Intanto Intanto dalla maggioranza consiliare, fino ad oggi, ancora nessuna risposta alla richiesta di una seduta aperta del civico consesso che Nuovi Orizzonti ha inoltrato in gennaio ed alcuni giorni fa reiterata.

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