Gli olandesi ci “rubano” le nostre eccellezze

Gli olandesi ci “rubano” le nostre eccellezze

ROMA – Ormai tutto può succedere e non ci stupiamo più di nulla. Però al
di là delle più fantasiose invenzioni o situazioni, resiste ancora
la caparbietà resistenza della legge del buonsenso. Essa ci dice che
no, proprio no, non è possibile che su una confezione di nocciole
coltivate, raccolte e commercializzate in terra olandese, ci possa
stare l’etichetta: “nocciole delle Langhe” o “Tonda romana”; “Nocciola
di Giffoni” o “nocciola di carinola”, il buonsenso dovrebbe dire che
la cosa non va.
Ma dovrebbe dirlo anche il governo: Magari il ministro Martina
potrebbe seguire la via politica e parlare con il collega olandese.
Questo, però non è successo.Ma come siamo arrivati a questo punto ?
Semplice. La Turchia, primo produttore mondiale di nocciole, ha subito
negli anni scorsi un drastico ridimensionamento a causa di inaspettate
gelate. Come succede sempre in questi casi il prezzo del prodotto in
questione è aumentato. Oggi il prezzo è arrivato a 350/400 euro per
quintale. Ovvio che il business faccia gola. Posto che una nocciola ci
mette più o meno sei anni ad andare a frutto, sono tanti ad aver
fiutato l’affare si sono mossi con tempestività.
La scorrettezza mettere il marchio di zone così distanti dove il
Regolamento comunitario 637/2009 chiarisce che non è possibile
commercializzare una pianta che reca il nome geografico di un altro
Stato. Il comportamento degli olandesi è fuorviante perché nocciole
olandesi non hanno ovviamente nulla a che vedere con le nostre
eccellenze, quindi la beffa e che gli olandesi approfittano senza che
i produttori e consumatori sono tutelati.

Antonio Scirocco

vice presidente della Confconsumatori Provincia di Caserta

C.S.

Commenta con Facebook