Farina Briamonte annuncia la chiusura del Consorzio unico di bacino con sette mesi di anticipo

Farina Briamonte annuncia la chiusura del Consorzio unico di bacino con sette mesi di anticipo

CASERTA – La notizia è ufficiale e siccome i veri lavoratori, sono quelli che lavorano proprio il 1 maggio, siamo noi di Casertace a darla in esclusiva, anche se a pensarci bene, l’avremmo data in esclusiva anche se non fosse il 1 maggio: il 31 di questo mese, nel giorno in cui Ignazio Visco leggerà la sua prima relazione annuale, da governatore della Banca d’Italia, il Consorzio Unico di Bacino dei rifiuti, tirerà definitivamente le cuoia. Nel senso che, dopo aver rotto le scatole per l’intero anno passato e ottenuto una proroga di un anno, il commissario Farina Briamonte ha deciso che è arrivato il momento di chiudere baracca, non nel rispetto del termine prorogato del 31/12/2012, ma 7 mesi prima, cioè il 31 maggio.

Questo accade, perchè il Consorzio – così scrive Farina Briamonte, in una lettera inviata alla Gisec, ieri lunedì 30 aprile – l’ente non è più in grado di corrispondere lo stipendio ai suoi dipendenti.

Farina Briamonte, che come ha dimostrato ampiamente la vicenda del vergognoso salvataggio degli assunti dopo il 31 dicembre 2008, che la legge 26 metteva giustamente alla porta, ha un rapporto piuttosto disinvolto con la legge e dunque, anche questa volta, si pone sostanzialmente in contrasto con una legge dello Stato, la quale, gemmata dal decreto milleproroghe, afferma che l’esercizio e la gestione del servizio doveva essere garantita con le stesse forme esistenti, appunto, fino al 31 dicembre prossimo.

Per quel che riguarda gli stipendi, Farina Briamonte addebita tutte le responsabilità ai comuni, non risparmiando una stoccata anche all’amministrazione provinciale e alla Gisec, le quali a suo dire non sarebbero state in grado di attivare il sistema degli ambiti territoriali, che suddividendo le competenze in dei mini consorzi dei comuni, coordinati da una super società, stile Acea romana, avrebbe dovuto ridefinire un regime di gestione del cruciale e delicato servizio della raccolta dei rifiuti.

Siamo stati fin troppo generosi a illustrare, in maniera articolata, i motivi espressi da Farina, della chiusura definitiva del Consorzio.

In realtà la speranza e che questo anziano commercialista ritorni a fare il suo lavoro e venga tenuto per sempre lontano dalla gestione degli enti pubblici. Considerando ineluttabile, l’assenza di volontà, da parte dei comuni, di garantire un minimo di dignità alla gestione del Consorzio, almeno fino al prossimo 31 dicembre, Farina si fa scudo di un alibi, apparentemente solido, in realtà comodo e indifferente ad un’etica istituzionale che Farina ha dimostrato di non avere nel periodo d’esercizio della sua funzione. Ma al riguardo, ci chiediamo: che cosa ha fatto Farina in un anno e mezzo in cui ha guadagnato 6,7mila euro di stipendio, sul fronte di una rideterminazione di un minimo di legalità nell’esercizio, da parte dei comuni, dei propri doveri di soci consortili? Nulla!

Tanto, invece, Farina ha fatto su un terreno che non era certo di pertinenza di un commissario liquidatore: quello di creare un sinedrio di legulei, messo lì apposta, in una commissione consociativa e pessimamente emulativa di cose brutte, costose, compromissorie, della cosiddetta Prima Repubblica, per operare la più impudente, arrogante sanatoria di assunzioni irregolari, clientelari che la storia di questa provincia ricordi, come avremo, domani, modo di dimostrare inconfutabilmente, mettendo a confronto i nomi del cosiddettoelenco Stancanelli, che definire il quadro di queste assunzioni irregolari, post 31 dicembre 2008, e lo stesso elenco, infiorettato di date e strane acquisizioni di diritti, contenuto nell’ultima delibera di Farina Briamonte, quella della somma vergogna.

Gentilmente, presidente Zinzi, non ce lo faccia vedere più davanti agli occhi questo qui.

Intanto i dipendenti senza stipendio, continuano a protestare, continuano a rivendicare il proprio diritto, beccandosi anche qualche carica di polizia eccessiva e un po’ gratuita.

Da domani mattina, questa vicenda diventa un affare che potrà essere affrontato solo dal Governo, attraverso la prefettura di Caserta, a cui, sicuramente, si rivolgeranno Zinzi e la Gisec.

Oggi, di fronte all’ultima scelleratezza gestionale di Farina Briamonte, ci troviamo, a tutti gli effetti, in uno stato di vacatio legis.

E’ vero, infatti, che, come si evince dai documenti dell’ufficio studi della Camera, sono stati presentati, soprattutto da parte del Pd, alcuni disegni di legge, che riassegnano ai comuni la competenza esclusiva in tema di gestione della raccolta, uniformando, in pratica il regime dei piccoli comuni a quello dei grandi comuni, che già da tempo fanno la raccolta autonomamente; ma è anche vero che un disegno di legge, per di più senza una calendarizzazione, è lettera morta o quasi.

Dunque, cosa succederà il 1 giugno. Chi pagherà gli stipendi arretrati ai 900 dipendenti del Consorzio? E questi dipendenti torneranno a casa a fare i disoccupati o saranno impiegati subito altrove? E con che contratto, con quale qualifica, con quale stipendio? Bohh. Si preannunciano giorni caldi. Zinzi faccia autocritica per la fallimentare scelta di Farina Briamonte. Dei sindacati, poi… è meglio non parlarne proprio.

Gianluigi Guarino da www.casertace.net

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