Dee e cavalli nei riti misterici in un libro di Emanuela Chiavarelli e Luigi Pellini

Dee e cavalli nei riti misterici in un libro di Emanuela Chiavarelli e Luigi Pellini

Circa settemila anni fa, nelle remote steppe orientali dell’Asia centrale, l’uomo cominciò ad addomesticare il cavallo. Forse come conseguenza di tecniche venatorie, forse come gioco marziale o – secondo alcune tesi – grazie a un rito sciamanico, da allora l’uomo strinse un rapporto strettissimo con questo animale impiegandolo nelle più svariate attività, dal lavoro della terra alla guerra. Ma ben prima di questi avvenimenti, il cavallo aveva già profondamente affascinato e influenzato la psiche umana: la sua possente forza, la sua velocità, la lunga criniera al vento durante il galoppo suggerirono ai nostri antenati una connotazione divina e magica che i primi uomini espressero dipingendo le forme dell’animale nelle grotte-santuario preistoriche.
Questa lunghissima storia, e soprattutto il suo lato sacrale e cosmologico, è analizzata in modo profondo e appassionato nel libro di Emanuela Chiavarelli e Luigi Pellini, “Dee e cavalli nei riti misterici del calendario” (Edizioni della VITA NOVA di Giovanni Perez, 212 pagine, 20 Euro), dove viene tracciato un quadro complessivo del rapporto tra essere umano, animale e ambito religioso. Il cavallo quale simbolo del cosmo e dei cicli temporali, infatti, ha origini tanto arcaiche quanto misteriose: nei graffiti preistorici condivide con tori e bisonti la simbologia dei puntini-stelle ovvero dei modi in cui i nostri antenati rappresentavano il cosmo e le costellazioni.
Il simbolismo del cavallo è d’altronde complesso e legato inscindibilmente al ciclo dell’anno, la sua criniera simboleggia il sole raggiante e la crescita vegetale verso l’alto; la ferratura dei quattro zoccoli rappresenta le fasi lunari. Tale simbologia incarna l’eterno e inesorabile rapporto tra giorno e notte, tra luce e tenebre, e si pone alla base di numerosi riti sacrificali dello sciamanesimo primordiale, legati al susseguirsi delle tappe cosmiche dell’anno. Negli antichi miti che riguardano le amazzoni – le leggendarie donne guerriere – così come nei testi sacri induisti, nei cerimoniali regali irlandesi e nelle fiabe siberiane, russe e romene, si ripropongono con modalità inequivocabilmente sovrapponibili ierogamie equine: nozze sacre e rituali tra il futuro sovrano o la futura regina e uno stallone o una giumenta, simboli viventi del potere stesso. Questi particolari istituti religiosi sembrano essere il retaggio di primordiali matrimoni tra gli sciamani e le ave della stirpe, epifanie di spose-spirito apparse in forma ferina per trasmettere agli eletti i loro poteri magici.
Numerose religioni antiche riservano al cavallo un ruolo centrale: il titano preolimpico Kronos (identificato a Roma con Saturno), signore del tempo, fu un equide; Poseidone, prima che toro, fu uno stallone stupratore; Arianna, signora del labirinto e sorella del Minotauro, era conosciuta come Hippia, dal greco hipposovvero cavallo. La trama lungo cui si snoda l’indagine di Emanuela Chiavarelli e Luigi Pellini è fitta e variegata, una galoppata nelle sterminate praterie del sacro e del mitico che collega i sacrifici equini dello sciamanesimo primordiale con il principio di regalità e il controllo calendariale. Per informazioni o per acquistare il volume è possibile contattare Luigi Pellini all’indirizzo mail luigi.pellini@virgilio.it.

Massimiliano Palmesano

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