Corsi Blsd: a Vitulazio si è concluso nelle scuole un corso pilota di livello nazionale

Corsi Blsd: a Vitulazio si è concluso nelle scuole un corso pilota di livello nazionale
VITULAZIO – La cultura della prevenzione e del pronto intervento per salvare la vita inizia nelle scuole. In questo senso ha avuto un grosso successo a Vitulazio un progetta pilota di livello nazionale. In questi giorni si è chiusa l’iniziativa con il brevetto per altri 45 professori.

Di seguito un articolo sulle persone che hanno reso possibile questo progetto: 

A Vitulazio, in Campania, vive una famiglia che ha preso molto sul serio l’istruzione al primo soccorso. Dal 2013 Cornelio, Maresciallo della Marina, e sua moglie Teresa frequentano corsi di BLSD con grande passione cercando di perfezionare la loro cultura del soccorso. Anche i loro figli son ben istruiti coinvolti con entusiasmo dai genitori. Hanno deciso di allestire una borsa del soccorso attrezzata perfino con un dispositivo DAE.

E’ il pomeriggio del 15 giugno, la famiglia è in casa quando il figlio maggiore sentendo gridare per strada si affaccia al balcone. Una vicina sta gridando disperatamente per strada. Il ragazzo avverte il padre, Cornelio, informandolo che fuori c’è agitazione. Cornelio decide di verificare e corre per strada. Appena fuori dalla sua abitazione c’è un campanello di gente, circa 20 persone, attorno ad un uomo immobile per terra, prono. Malgrado il desiderio d’intervenire per aiutare l’uomo nessuno sembra saper cosa fare. Cornelio si avvicina, lo posiziona supino e ne valuta le condizioni. E’ in arresto cardiorespiratorio. Mentre si appresta a iniziare la RCP chiede ad una vicina che si trova fra la folla d’allertare il 118 specificando di comunicare che è “in arresto cardiorespiratorio” quindi chiede alla moglie Teresa, che si era avvicinata, di correre a prendere il DAE. Riesce a praticare due cicli di RCP quanto arriva il figlio con una pocket mask e dopo poco arriva la moglie con il DAE. E’ lei ad applicare le piastre mentre il marito continua l’RCP. L’apparecchio quindi annuncia l’analisi e dichiara che si prepara per la scarica. Defibrillano una prima volta e riprendono l’RCP. Continuano così alternandosi quando si avvicina una terza persona che si dichiara in grado di dar loro supporto. Con l’aiuto di quest’ultimo continuano alternandosi a 3 persone. L’apparecchio richiede altre analisi e in una occasione consiglia nuovamente la scarica. Loro somministrano nuovamente la scarica come da protocollo BLSD e continuano la RCP. Dopo 27 interminabili minuti arriva l’ambulanza del 118 e prende in consegna il paziente che poco prima aveva mostrato di respirare in maniera autonoma. La vittima è stata poi ricoverata in emodinamica, dove viene diagnosticato un infarto miocardico acuto e curato. Nei giorni successivi viene confermato che, malgrado il lungo tempo intercorso fra l’arresto e la ripresa del battito, l’uomo non ha riportato conseguenze dovute all’ipossia ed è tornato a casa dopo un breve ricovero a dimostrazione dell’eccellente intervento di Cornelio della Signora Teresa e del terzo soccorritore, il Signor Salvatore.

Era la prima volta che Cornelio si ritrovava ad effettuare una RCP, eravamo curiosi di sapere come aveva vissuto emotivamente l’esperienza e come ha gestito le difficoltà dell’intervento.

Ci racconta che quando ha visto la persona a terra immobile e il campanello di gente agitata attorno ad esso non ha avuto problemi a gestire lui la situazione. Le persone erano spaventate e il suo intervento è stato ben accetto. Il fatto che una delle persone presenti, una vicina di casa conosciuta, abbia effettuato la chiamata al 118 in seguito alla sua richiesta indica che ha saputo muoversi e comunicare nella maniera corretta; le persone hanno accettato che fosse lui a decidere come comportarsi, era chiaro che sapeva “come fare”.

Nei primi istanti, come lui dichiara, non ha avuto propriamente “paura” ma era preoccupato, forse un po’ di ansia. Più che comprensibile. Dal momento in cui ha valutato l’arresto la sua mente si è concentrata sul suo compito.

-Peso più di 100kg e son stato 27 minuti in ginocchio sull’asfalto, con i pantaloncini corti, senza badare alle ginocchia. Mi hanno detto che mentre massaggiavo le persone attorno hanno gestito la moglie e il suocero della vittima ma io non mi son accorto di nulla. Solo quando mi son rialzato a fine intervento ho scoperto che mi ero ferito le ginocchia e sanguinavano- ci racconta – Ero totalmente impegnato nel soccorso, attento e speranzoso che mostrasse segni vitali. Avevo l’adrenalina alta ma questo stato mi è stato di aiuto, mi ha dato le energie necessarie a continuare. Abbiamo continuato la RCP molto motivati, convinti di quello che stavamo facendo, credo che sia stato un elemento importante per eseguirla correttamente-

Alla fine la persona si riprende e arrivano i soccorsi.

-E’ stato in quel momento che ho ripreso un po’ di contatto l’ambiente attorno a noi. Io e mia moglie eravamo molto emozionati, ci siamo abbracciati. Molti delle persone che avevano assistito al soccorso ci ringraziavano e alcuni amici ci hanno raccontato particolari che non avevo assolutamente notato, come il fatto che la moglie fosse li presente e che fosse ovviamente molto agitata. Dopo qualche ora abbiamo chiamato in ospedale e ci hanno informato che l’uomo era in coma farmacologico ma vivo. Una vera gioia. E’ giovane, ha 35 anni sposato ed è padre di due figli.-

Successivamente il dottor Nave del reparto di Unità Coronarica dell’ospedale Melorio, che aveva in cura la vittima, ha analizzato la memoria del dispositivo DAE. Da questa è stata evidente la tempestività e l’eccellente capacità d’effettuare una perfetta RCP, fattori che secondo il medico sono state sicuramente la chiave del successo del soccorso. Si è complimentato pubblicamente con Cornelio come si può vedere nell’articolo riportato di Caserta.net.

Alla richiesta di come migliorare i corsi Cornelio risponde che non crede ce ne sia bisogno. I corsi sono ottimi e in caso di bisogno si deve solamente seguire il protocollo alla lettera applicando le manovre come sono state apprese sul manichino durante le esercitazioni, ma che è fondamentale aggiornarsi quanto più possibile. Cornelio però precisa che ha frequentato moltissimi corsi sia con la Marina Militare che al di fuori di essa. Con una frequenza di uno ogni 3 mesi. Una preparazione così intensa è stata senz’altro importante.

Da ciò che è descritto nell’articolo e dall’intervista a Cornelio è evidente che l’ottima capacità di questi tre soccorritori è il risultato di una conoscenza delle procedure precisa e chiara.

Riportiamo anche il link all’articolo de La Voce Del Marinaio al link http://www.lavocedelmarinaio.com/2016/07/cornelio-scialdone-maresciallo-di-marina-con-la-vocazione-del-salvamento/

e la dichiarazione del dottor Nave:

“incredibilmente rianimato con successo in mezzo alla strada dal M.llo Scialdone, che oltre ad evidenziare una estrema perizia conoscenza delle tecniche di rianimazione cardio polmonare, si adopera nella comunità in cui vive per diffondere e sensibilizzare cittadini ed istituzioni al problema della morte improvvisa cardiaca.
La soluzione a questo importante flagello consiste nel diffondere nei luoghi pubblici dei semplici e poco costosi apparecchi chiamati DAE (defibrillatori semiautomatici esterni) e addestrare al loro uso e alla rianimazione quante più persone possibili”

Complimenti sinceri dallo Staff CorsiDAE, un intervento provvidenziale e davvero ben gestito.

da http://corsidae.altervista.org/

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