Come affrontare lo stress e il mobbing sul lavoro?

Come affrontare lo stress e il mobbing sul lavoro?

Sempre più spesso si assiste a contenziosi che hanno ad oggetto tematiche di stress o mobbing sul lavoro. Proprio in tema di mobbing sul lavoro, apprendiamo leggendo sul sito Sicurya, azienda specializzata in materia di sicurezza sul lavoro, di una interessante sentenza sul tema.

Nello specifico questa riguarda anche le prove necessarie per vedersi risarcito l’eventuale danno. Negli ultimi anni infatti i numerosi contenziosi hanno messo la giurisprudenza sulla difensiva. Quindi non è così scontato ottenere il risarcimento del danno subito a fronte di una eventuale denuncia.

I casi di mobbing e violenza psicologica sul luogo di lavoro è in aumento. Spesso questi casi possono essere non gestiti nel modo adeguato e generare delle vere e proprie situazioni patologiche. A riguardo anche il codice civile tutela questo genere di situazioni e può essere utile con il suo articolo 2087.

Andiamo per gradi e vediamo cosa si intende per stress e mobbing e come affrontare questi fenomeni.

Lo stress da lavoro-correlato

Una delle innovazioni più significative in materia di valutazione dei rischi del D.Lgs 81/08 è stata certamente quella di aver previsto l’obbligo specifico pe il datore di lavoro di prendere in considerazione anche i rischi legati allo stress lavoro-correlato.

Si prevede infatti che la valutazione debba riguardare anche i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari. Tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato.

Ciò secondo i contenuti dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004. Inoltre sul piano operativo tale valutazione deve essere effettuata nel rispetto delle indicazioni della Commissione consultiva del 17 novembre 2010 pubblicate nella circolare del 18 novembre 2010 Prot. 15/SEG/023692.

Questa attenzione del legislatore verso tali rischi, incluso il mobbing sul lavoro, trova la sua origine di fondo in un dato di fatto. A partire dalla fine degli anni Novanta, infatti, si sono affermate da un lato aziende sempre più flessibili. Nonché sempre più bisognose di dare risposte immediate ai nuovi assetti di mercato. Mentre invece dall’altro la giurisprudenza, sempre più avanti rispetto al dato normativo, ha espresso nuovi orientamenti in tema di benessere lavorativo.

A ciò si aggiunge anche la maggiore attenzione sul piano sociale alle condizioni di lavoro capaci di produrre, sotto vari aspetti, danni all’integrità psico-fisica del lavoratore.

Tutto ciò si inserisce all’interno di un nuovo quadro socio-economico in cui si afferma la cosiddetta società della conoscenza. Questa non riguarda solo i servizi. Bensì anche i lavori in informatica, comunicazione, istruzione, ingegneria, intrattenimento ecc.

In essa i lavoratori sono impegnati in attività che richiedono un crescente sforzo mentale, continuo aggiornamento e capacità di adattamento.

Questi mutamenti rendono lo stress legato al lavoro come un rischio non nuovo. Bensì emergente per la diffusione che sta assumendo. La quale determina anche costi crescenti sia per i Paesi che per le aziende e che sono stati quantificati già nel 2002 dall’Unione Europea per una cifra pari a 20 miliardi di euro.

Il mobbing sul lavoro

Nell’ambito di questo tema molto vasto si innesta il “mobbing”. Una prima grande differenza che passa tra il mobbing sul lavoro e lo stress stà nell’intenzionalità. Il mobbing muove da una base di volontarietà.

Con questo termine si identificano tutte quelle azioni moleste dal punto di vista morale che avvengono sul posto di lavoro. Queste si concretizzano in comportamenti vessatori e discriminatori psicologicamente violenti.

Tali comportamenti possono generare un degrado psicologico tale però anche da compromettere la salute, la professionalità o la dignità del lavoratore.

Si individuano tre possibili tipi di mobbing che sono i seguenti:

  • dall’alto vero il basso
  • dal basso verso l’alto
  • mobbing orizzontale

Si avrà il primo tipo di mobbing sul lavoro quando questi comportamenti scorretti vengono messi in atto dal datore di lavoro o comunque da un lavoratore che si trova in posizione preminente verso uno o più lavoratori a lui sottoposti. Di contro, può esservi anche un tipo di mobbing “in senso” opposto al precedente. Cioè quello messo in campo dai lavoratori nei confronti di un loro superiore.

Infine si può verificare anche la situazione in cui il mobbing è svolto da un lavoratore verso un altro lavoratore suo pari. Solitamente all’origine del mobbing c’è sempre un conflitto. Tale conflitto trova la sua origine in una cattiva organizzazione aziendale.

Stress e mobbing sul lavoro sono necessari?

Anzitutto è necessario partire da un presupposto. Cioè che in una qualsiasi realtà lo stress, così come il mobbing, è sicuramente utile e necessario. Il problema però è gestirlo nel modo adeguato così da fare in modo che questi aspetti risultino utili ed offrano dei vantaggi. Evitando, di conseguenza, che “sfuggano di mano” e possano rappresentare dei problemi che possono avere anche gravi conseguenze.

Infatti, per quanto possa sembrare strano, ogni organizzazione per evolvere al meglio ha bisogno sia di stress che di mobbing. Alcuni conflitti legati al mobbing sul lavoro infatti sono positivi. Essi permettono di sbloccare determinate situazioni.

Nonché di trovare soluzioni a problemi apparentemente senza uscita introducendo nuove idee. Analogamente, una “giusta” dose di stress ci rende più capaci di adattarci positivamente alle situazioni.

Si tratta cioè di avere quella giusta tensione che è alla base di uno stato che consente all’organismo di migliorare il proprio modo di affrontare le situazioni critiche.

Come affrontare questi rischi?

Per gestire in modo adeguato questa famiglia di rischi è possibile agire seguendo due direttrici. La prima investe il livello organizzativo aziendale. La seconda invece prende in considerazione il lavoratore a livello individuale.

Può aiutare molto a fronteggiare lo stress e il mobbing sul lavoro ad esempio il fatto di individuare un sistema di comunicazione adeguato tale da indicare con chiarezza gli obiettivi aziendali a tutto il personale. In questo modo si può pensare anche di migliorare i processi e le condizioni di lavoro. Altra leva di sicuro interessa è rappresentata dalla formazione a tutti i livelli aziendali. Cioè sia per le figure di vertice che per tutti i lavoratori.

Infatti grazie ad una efficace attività formativa si può acquisire consapevolezza e comprendere meglio fenomeni di stress. In questo modo sarà più facile individuare le possibili cause di stress e adottare cambiamenti aziendali volti al miglioramento. A riguardo la parola d’ordine è insomma una sola: “cooperazione”. A tutti i livelli.

Per quanto invece riguarda le possibili misure a livello individuale. In ambito lavorativo può essere utile anzitutto capire su cosa si può agire e su cosa, invece, no. Un elemento utile può essere ad esempio pianificare le attività in modo adeguato. Oltreché prendersi delle pause. Infatti fare dei break nel corso della giornata può aiutare ad acquisire energia e lucidità. Altra attività importante è quella di rivedere la scala dei valori. E’ importante infatti dare il giusto peso a ciò che esiste al di fuori del lavoro. Queste situazioni infatti possono anche compensare lo stress da lavoro.

Conclusioni

Per quanto fin qui detto dunque è molto importante fare attenzione ai primi campanelli di allarme. Se infatti questi aspetti sono affrontati e gestiti per tempo, non solo si evitano possibili danni ai lavoratori. Anzi, addirittura l’azienda può ottenere dei grandi vantaggi. Ogni azienda è infatti una sorta di piccolo “sistema sociale” nel quale vi sono delle dinamiche ben precise.

Come tutti i “sistemi” questo è destinato ad evolvere nel tempo. Se riusciamo a fare in modo che tale evoluzioni sia “positiva” abbiamo tutto da guadagnare. Il consiglio è dunque quello di guardare e gestire queste cose come delle opportunità!

Solo così infatti si potranno avere dei vantaggi per tutti. In prima battuta per i diretti interessati. A seguire poi per il “sistema” azienda in toto.

C. S.

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