Clan dei Mallardo, la DDA di Napoli “incastra” Armanduccio Palma che percepiva la “mesata” della camorra

Clan dei Mallardo, la DDA di Napoli “incastra” Armanduccio Palma che percepiva la “mesata” della camorra

GIUGLIANO – In data odierna è stata eseguita un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale della custodia in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Armando Palma detto Armanduccio, nato a Villaricca (NA) del 1961, per il delitto di partecipazione ad associazione per delinquere di stampo camorristico. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri della Compagnia di Giugliano in Campania, cui sono state delegate le investigazioni. Il provvedimento cautelare emesso, conclude le attività di indagine avviate nell’ottobre del 2016, che avevano in precedenza consentito l’individuazione degli autori di un’attività estorsiva ai danni di un imprenditore di Giugliano in Campania e l’emissione nei loro confronti di misure cautelari. La prosecuzione delle indagini, consistite principalmente in operazioni di intercettazioni e corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di accertare che il Palma — uno degli autori dell’estorsione – era affiliato di lungo corso del clan Mallardo, organizzazione camorristica operante sul territorio di Giugliano in Campania. Egli dunque, nel compiere l’azione estorsiva, non si era limitato a spendere la forza intimidatrice del clan Mallardo, ma aveva agito per conto del sodalizio, al quale è pienamente organico. Il Palma infatti percepiva dal clan la cosiddetta “mesata” e, nel corso della detenzione in carcere, aveva continuato a riceve assistenza economica per sé e per i suoi familiari, a suggello di un perdurante vincolo con l’associazione mafiosa. Proprio l’importo dello “stipendio” spettante all’indagato era all’origine di alcuni contrasti con i vertici dell’organizzazione, in quanto l’indagato rivendicava l’importanza e la durevolezza del contributo prestato alle attività del clan Mallardo, ritenendosi perciò meritevole di uno “stipendio” dell’importo più elevato di quello che gli era stato riconosciuto.

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