Centrale a biomasse: la parabola imprenditoriale degli Iavazzi tra Lo Uttaro e la zona Asi di Marcianise (2)

Centrale a biomasse: la parabola imprenditoriale degli Iavazzi tra Lo Uttaro e la zona Asi di Marcianise (2)

CALVI R. – Allorché nel 2007 la Biopower srl presentò la richiesta per la costruzione di una centrale a biomasse in via del Conte a Pignataro Maggiore, il fronte ambientalista accusò i Verazzo di voler alimentare i forni della struttura con i rifiuti che nello stesso periodo il governo voleva portare sui beni confiscati di Torre dell’Ortello e a Carabottoli. La conformazione della struttura lo lasciava pensare. Eppure i Verazzo erano imprenditori edili “prestati” ad un settore che non gli apparteneva. Chissà cosa penseranno i movimenti locali sapendo che gli Iavazzi si occupano soprattutto di “monnezza”. Non solo della raccolta e dello stoccaggio, ma anche del trattamento e del recupero di rifiuti pericolosi e non.

Il gruppo imprenditoriale, infatti, ha acquisito molta importanza nel settore, in un’area – quella della provincia di Caserta – nella quale il business dei rifiuti è molto ambito e molto remunerativo. Questa crescita è stata favorita anche grazie alla dotazione di strutture come quella di Lo Uttaro e di quella in località Ceraso a Marcianise, che permettono una gestione ad ampio raggio del ciclo dei rifiuti. Ma di che strutture industriali parliamo e che cosa fanno le società del gruppo Iavazzi in questi posti? Le risposte a queste domande possono essere fornite attraverso due richieste che gli stessi imprenditori hanno fatto alle istituzioni nel 2009 e nel 2011.

Il 16 ottobre del 2009 la Impresud srl, legalmente rappresentata da Francesco Iavazzi, presentò al Comune di Caserta una richiesta, al fine di ottenere l’autorizzazione per la modifica e gestione dell’impianto di trattamento e recupero di rifiuti in località Lo Uttaro, su un’area di 2.400 metri quadri. La successiva risposta della Conferenza dei Servizi del 16 giugno 2010 fu positiva. Così la Impresud srl – considerata sia dal Comune che dall’Asl “industria insalubre di prima classe” – da quel momento poté stoccare fino a 300 tonnellate in metri cubi di rifiuti, di cui 200 speciali non pericolosi e 100 pericolosi.

Ma il gruppo Iavazzi è ambizioso e due anni dopo cercò di allargare anche l’attività nello stabilimento in zona Asi a Marcianise. Sempre Francesco Iavazzi – questa volta per nome e per conto della Ecologia di Iavazzi Francesco sas –, il 10 gennaio del 2011, presentò una nuova istanza al Comune. Questa volta chiedeva un’autorizzazione per un impianto di gestione rifiuti pericolosi e non su un’area di 7.245 metri quadri in località Ceraso. La richiesta, però, nella Conferenza dei servizi del 7 aprile 2011, venne bocciata. Nel sito gestito dalla holding era stata accertata la presenza di rifiuti interrati non rimossi.

Le ditte presenti nell’area Asi in località Ceraso – compresa la Ecologia di Iavazzi Francesco sas –, infatti, erano state invitate dal Comune di Marcianise (il 7 ottobre del 2008) alla rimozione dei rifiuti presenti sulle aree di propria pertinenza e ad effettuare le indagini preliminari per accertare l’eventuale contaminazione delle matrici ambientali. A distanza di quasi tre anni (il 16 febbraio 2011), però, l’Arpac scoprì che nell’area interessata dalla richiesta degli Iavazzi e sulla quale era stato realizzato un capannone industriale, non risultavano smaltiti i rifiuti interrati che ammontavano a circa 17.500 metri cubi (presenti fino a tre metri di profondità). Per questo la conferenza dei servizi rigettò la richiesta. Insomma, almeno in questo caso, quei rifiuti che stanno facendo la fortuna degli imprenditori casertani, ne ostacolarono il progetto di ampliamento. Battuta d’arresto che tuttavia non ha impedito la crescita industriale degli imprenditori casertani.

Nella terza parte di questa panoramica conoscitiva sul gruppo che vuole impiantare la centrale a biomasse sul territorio di Calvi Risorta, ci occuperemo del rapporto con la Pubblica Amministrazione.

Red. cro.

 

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