Cantone: non esistono più zone franche. La camorra è forte dovunque c’è bisogno di fare affari

Cantone: non esistono più zone franche. La camorra è forte dovunque c’è bisogno di fare affari
L'ex pm della Dda è intervenuto alla manifestazione "Expo Libro 2012"

PASTORANO – È stato un incontro ricco di spunti quello organizzato ieri (13 aprile) dall’Onlus “Insieme per l’Unità dei Popoli” – nell’ambito dell’”Expo Libro 2012” -, con il giudice Raffaele Cantone. L’ex pm della Direzione distrettuale antimafia ha presentato il suo ultimo libro Operazione Penelope e, introdotto dal collega Antonio Sabino (vicepresidente dell’associazione), ha manifestato tutta la sua soddisfazione per essere ritornato a Pastorano a distanza di tre anni (aveva partecipato ad un incontro con il giudice Raffaele Piccirillo e la giornalista Rosaria Capacchione): ”Sono tornato con grande entusiasmo anche perché sono convinto sia utilissimo nelle nostre terre venire a parlare di questi temi. Bisogna continuare a parlare di camorra perché il problema non è stato superato. L’arresto degli ultimi latitanti e degli ingenti patrimoni ci potrebbero far pensare che il problema è stato risolto. La realtà, invece, è diversa”. Di fronte ad una sala stracolma, Cantone ha dato un giudizio senza appello sulla criminalità organizzata: ”La camorra è diventata quasi una componente sociale ordinaria di cui, quasi, non si può fare a meno. Una componente che fa intermediazione sociale, che dialoga con il mondo dell’impresa. La stessa politica e le istituzioni sono state inquinate dai meccanismi criminali. Noi non stiamo più parlando della camorra, nel momento in cui la crisi economica rappresenta una grande occasione per le mafie”.

Nonostante l’interpretazione distorta riportata da alcuni organi di informazione, che hanno estrapolato una frase del concetto espresso, il giudice, sulla presenza della camorra nelle nostre zone, ha rilevato: ”Ormai non esistono più zone franche. Tutta la provincia di Caserta non è Casal di Principe, per fortuna c’è ancora un significativo tessuto sano nell’Alto casertano e nella zona di Capua, ma il problema fondamentale è che non esistono zone franche sotto due aspetti. Il primo è che il cittadino comune non può far finta che certi meccanismi appartengano agli altri. Il secondo è che la camorra non è un meccanismo stanziale in senso stretto, la camorra è forte dovunque c’è bisogno di fare affari e non sempre la faccia della camorra è quella cattiva di chi viene a sparare. Noi spesso individuiamo l’assenza di camorra utilizzando gli indici rivelatori che utilizziamo nelle terre di camorra. Laddove non ci sono questi indici, per noi non c’è la camorra. Questa equazione è assolutamente sbagliata, perché la camorra sa dove deve sparare e sa dove non deve sparare. Nel nord, ad esempio, le mafie sono penetrate senza sparare, ma con un fiume di denaro sporco. Non è un caso che in Liguria sono stati sciolti due Consigli comunali. Lo stesso Setola non è stato arrestato a Casal di Principe, ma in un paesino apparentemente tranquillo, dove si cammina tranquillamente per strada. Se ci poniamo la domanda che siccome non si spara non c’è la camorra, ci tranquillizziamo. Se, invece, ci facciamo delle domande sul danaro investito nelle attività commerciali, ci troviamo di fronte ad una camorra che apparentemente fa meno danni, ma che in pratica distrugge la società”.

Riguardo al diverso atteggiamento che le mafie hanno assunto, il giudice della Suprema Corte di Cassazione ha aggiunto: ”Ormai le estorsioni, come tante attività criminali tradizionali, rappresentano una piccola parte delle attività delle mafie. Esse sono state sostituite dall’imposizione di prodotti e servizi, grazie al quale gli operatori commerciali non recepiscono quella imposizione come una vessazione, ma come un modo per non pagare l’estorsione e ingraziarsi i malavitosi. Il fatto di utilizzare il Know how criminale, però, devasta le regole della società”. Dopo aver risposto ad alcune domande, il magistrato ha concluso aggiungendo: ”La lotta alle mafie non è un problema di dieci persone, di qualche magistrato e delle Forze dell’ordine, ma di tutta la società”.

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