Bancarotta fraudolenta: arrestate quattro persone e sequestrati beni per 4,5 milioni di euro

Bancarotta fraudolenta: arrestate quattro persone e sequestrati beni per 4,5 milioni di euro
La Guardia di Finanza ha effettuato il sequestro

CASERTA – Quattro misure cautelari e sequestro beni per 4,5 milioni di euro. E’ il bilancio di un’operazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Caserta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Le indagini hanno permesso di accertare le condotte illecite perpetrate dai responsabili della `Case Preziose’ srl, società attiva nel settore dell’edilizia che, prima del fallimento, hanno distratto i beni aziendali e ingenti disponibilità economiche. Sette in totale gli indagati, di cui tre a piede libero, che dovranno rispondere, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata e di bancarotta documentale. I provvedimenti cautelari riguardano Antonio Sorrentino e Pietro Uliano, rispettivamente amministratore della società fallita e il socio nonché dominus dell’operazione; Giustino Migliaccio e Saverio Pezone. Le ordinanze sono state eseguite nelle province di Napoli, Caserta, Ravenna e Rimini. Attraverso atti societari simulati, gli autori della bancarotta hanno ceduto il ramo d’azienda e i principali asset della `Case Preziose’ alla `Costruzioni Generali srl’, costituita appositamente e amministrata da Migliaccio, lasciando la società fallita come `scatola vuota’. In particolare è stato accertato che il ramo d’azienda della `Case Preziose’ è stato ceduto alla `Costruzioni Generali’ per un prezzo di oltre 350mila euro, pagandolo solo 37.500 euro a fronte di un valore stimato dall’Agenzia delle Entrate di circa 4,5 milioni di euro. Il depauperamento della società fallita veniva, inoltre, aggravato da ulteriori distrazioni effettuati a vantaggio della `Edilizia Pe.Sa. srl’ amministrata da Saverio Pezone, con pagamenti di circa un milione di euro senza che nessuna fattura o formale rapporto contrattuale li giustificasse. Le distrazioni patrimoniali venivano celate attraverso un artificioso impianto contabile che rendevano impossibile la ricostruzione a posteriori delle operazioni societarie compiute e dei pagamenti attuati al punto perpetrare anche il reato di bancarotta fraudolenta documentale.

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