“Poetando”: la seconda lezione per il laboratorio di scrittura poetica curato dal professor Giuseppe Rotoli

“Poetando”: la seconda lezione per il laboratorio di scrittura poetica curato dal professor Giuseppe Rotoli

Per la rubrica culturale “Poetando”, vi proponiamo la seconda lezione di scrittura poetica del professore Giuseppe Rotoli. Ricordiamo ai lettori che possono inviarci i propri scritti, la redazione li girerà al professore Rotoli.

Secondo incontro: la parola nella denotazione e nella connotazione. Asse paradigmatico ed asse sintagmatico

I poeti sanno che nessuna parola ha piena autonomia rispetto alle altre, tutte sono collegate tra loro in un circuito più ampio in cui ciascuna di loro svolge una particolare funzione, in modo che ne risulti un tutto organico, completo, capace di rendere un messaggio il più aderente possibile all’intenzione. Quindi possiamo dire che noi organizziamo le parole in modo da costruire un messaggio logicamente organizzato. Le parole quindi interagiscono e si condizionando a vicenda.  ogni parola richiama vari altri elementi che si addensano a grappolo attorno al significato primario, producendo una molteplicità di fenomeni che scaturiscono dal suo suono, dal suo ritmo,  dalla sua storia, dalla posizione che occupa all’interno del verso e soprattutto produce connotazioni.

Che cos’e la CONNOTAZIONE?

Si comprende meglio la connotazione se prima specifichiamo che ogni termine, non sul piano del significante, ha un suo significato letterale, che è quello che troviamo su un qualsiasi dizionario ed è detto DENOTAZIONE. A questo si aggiunge una vasta gamma di significati che la parola in questione si trascina e che il lettore di una certa comunità percepisce. Pertanto possiamo dire che la CONNOTAZIONE è quel processo mentale che attribuisce una lunga serie di significati alla parola in maniera istintiva e in base a ragioni storiche, ambientali, psicologiche, morali, associative.

Facciamo un esempio.  Il termine ‘LUNA’ sul piano della denotazione è definita come ’ Il satellite che gira intorno alla Terra’.  Ma sul piano della connotazione la parola LUNA per associazione infonde nel lettore un senso di romanticismo, di solitudine, di amore, di lontananza o di intimità, e via dicendo, a seconda del personale bagaglio di esperienze del lettore.

La poesia gioca moltissimo sulla connotazione perchè essa allarga a dismisura i significati di ogni singola parola. Ecco una ragione per la quale in poesia una parola non vale mai un’altra, basta una parola sbagliata e l’armonia del verso, a volte dell’intera poesia, è seriamente compromessa. De Saussure dice che ‘Ogni parola è come il centro di una costellazione, il punto dove convergono altri termini coordinati la cui somma è indefinita’ Ogni parola, quindi, ha una vastissima area semantica, mediante legami associativi.

Prendiamo la parola LIBRO. Sull’asse della denotazione è definito come l’insieme di fogli scritti rilegati in vari modi. Ma sull’asse connotativo il LIBRO convoglia idee di conoscenza, di studio, di impegno, di sudore, di noia, di gioia. Anche di mezzo di attrazione. Chi non conosce il verso ‘Galeotto fu il LIBRO e chi lo scrisse’?

Il poeta sa pure che ogni vocabolo si muove su due ulteriori piani: Paradigmatico e Sintagmatico. Proviamo a spiegare questi due concetti – chiave.

Quando seleziono una parola da inserire in un verso, io ho svariate possibilità. Partiamo da un famoso distico carducciano:

L’albero a cui tendevi

la pargoletta mano,

I due versi hanno una loro musicalità e significati denotativi e connotativi. Proviamo ad usare differenti vocaboli, selezionati sull’asse paradigmatico:

 

L’arbusto a cui tendevi/la pargoletta mano;

La pianta a cui tendevi/ la pargoletta mano;

Il salice a cui tendevi/la pargoletta mano.

 

Hanno tutte le tre varianti gli stessi effetti comunicativi sul lettore? Non credo. ‘Arbusto’ per la presenza del gruppo consonantico ‘st’ convoglia un senso di sofferenza, di sfrigolio, di graffiature. Inoltre è un termine piano, cioè ha l’accento sulla penultima sillaba, mentre ‘albero’ è un vocabolo sdrucciolo perché ha l’accento sulla terzultima sillaba, e produce un senso di fluidità, levigatezza, velluto, che viene ripreso e rinforzato dal diminutivo ‘pargoletta’. Sul piano del metro abbiamo due settenari, cioè versi di 7 sillabe, con tre accenti principali rispettivamente sulla prima, quarta e sesta sillaba; invece con arbusto il metro è conservato ma il ritmo è distrutto e con lui anche il senso di mistero, di fiaba, di sogno che il verso convoglia. Altri differenti affetti produce l’uso di ‘pianta’ o di salice; quest’ultima variante addirittura trasforma il settenario in ottonario che ha una sua differente strutturazione ritmica e di significazione subliminale.

Provate voi adesso con esercizi sul piano paradigmatico e riflettete sui diversi significati.

Sull’asse sintagmatico, invece ci troviamo a costruire la successione delle parole, il cui ordine sintattico in poesia è  ben differente da quello della prosa. Ma vediamo:

L’albero a cui tendevi

la mano pargoletta.

Ha lo stesso effetto dell’originale? Il verso è tutto sbilanciato sul senso di piccolezza a discapito della mano, che nella testa del lettore scompare quasi e il ritmo diventa un po’ più veloce e altera l’atmosfera di levità.

Provate anche sull’asse sintagmatico. Scrivete due o tre versi e poi riscriveteli on ordini diversi e captatene le differenze. In tal modo inizierete ad affinare l’orecchio, a specializzare l’udito poetico, che è di fondamentale importanza nella lettura della poesia degli altri e nella scrittura della propria.

BUON LAVORO

Prof. Giuseppe Rotoli

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