L’antica Roma: un libro di Mino Gabriele racconta “I sette talismani dell’Impero”

L’antica Roma: un libro di Mino Gabriele racconta “I sette talismani dell’Impero”

Il libro di Mino Gabriele, “I sette talismani dell’Impero” (Adelphi, 483 pagine, 44 Euro), racconta la storia dell’antica Roma da un’inquadratura particolare. Ai nostri occhi può sembrare strano, infatti, che i trionfi dell’Impero romano venissero allora attribuiti soprattutto a sette oggetti gelosamente custoditi nei penetrali dei templi dell’Urbe, e che dalla loro presenza si facesse dipendere la durevolezza e l’invincibilità di quel mondo. Eppure, già in epoca regia e, guardando a Costantinopoli, ancora dopo la caduta dell’Urbe, i Romani credevano fermamente che quegli oggetti – doni prodigiosi, testimoni della benevola volontà soprannaturale, reliquie magiche e arcane – fossero i veri fautori dell’ordine e dell’eternità dell’imperium, le sue autentiche e sicure fondamenta. Di quei talismani, e della loro tutela occulta e simbolica, racconta questo libro di Mino Gabriele, che ripercorre storie e leggende, discerne il vero dal falso, riesce a cogliere i significati manifesti e quelli nascosti attraverso l’esame critico delle fonti letterarie e dei riscontri archeologici, ricostruendo così un irripetibile, straordinario patrimonio di miti. E per il lettore, anche grazie alle immagini che arricchiscono il volume, sarà un viaggio appassionante nel mondo sacro degli antichi, dove il credibile e l’incredibile convivevano in sorprendente e ordinaria comunione.
Scrive tra l’altro l’autore: “Molti gli imperi che si sono succeduti nel corso della storia ma a uno solo, per durata e civiltà, per la profonda influenza culturale, politica e religiosa che seppe trasmettere, spetta il primato. È l’Impero Romano, la cui koiné nutrirà e forgerà l’intero mondo occidentale e non solo, ben oltre il proprio epilogo. Una storia sconnata, che con la caduta dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453 concluderà la straordinaria esperienza iniziata con Romolo nell’VIII secolo a.C. sulle rive del Tevere. Se fu Virtù o Fortuna o entrambe a conseguire tanta impresa già si interrogavano gli Antichi. Certo furono la forza delle armi e l’intensa concezione del sacro a garantire epiche vittorie come la capacità di risorgere da terribili disfatte. Una dinamica visione politica, le leggi e l’intelligente tolleranza religiosa, insieme a grandi capacità organizzative e costruttive, permisero di governare ovunque. Tutto ciò seppe coniugarsi sin dall’inizio con una struttura statale, sociale e territoriale che riuscì ad affermarsi ed emergere ancora determinata dopo tragiche lotte civili, fra trionfi e aspri conflitti, in cui convissero truci miserie umane e apoteosi eroiche, degne del mito”.

Red. Cro.

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